“L’elogio della lentezza” è il titolo accattivante di un libro che avrei sempre desiderato leggere e che esalta uno stile di vita consono al primo mese di Noviziato.
Le giornate qui scorrono lente nonostante le tante occupazioni scandite dai profondi rintocchi del silenzio e si ha la possibilità di godere di quei piccoli piaceri altrimenti alieni: uno sguardo rilassato sul golfo di Genova, una tranquilla partita di calcetto, un libro sfogliato un po’ per curiosità, un po’ a caso . E la quiete interiore è la novità assoluta rispetto alla vita precedente caratterizzata dal tran tran quotidiano che non lascia spazio a pause e riflessioni. Tuttavia il silenzio è fondamentale per far luce sui frammenti che arricchiscono una giornata: vita comunitaria, apostolato, preghiera, studio.
Infatti prima del pranzo e dopo cena siamo tutti chiamati a vivere momenti di rilettura personali nei quali, ringraziando per ciò che si è ricevuto, si prova a riunire i tanti ricordi verso un unico centro. Ognuno di noi lascia dietro di sé storie importanti, affetti, studi, lavori, abitudini e consapevolezze che nella rilettura assumono colori e sapori assolutamente nuovi.
Nello scrivere ricordo delle parole del finale del Secretum di Petrarca a cui sono molto affezionato, “raccoglierò i frammenti sparsi dell’anima e vigilerò diligente su di me”; così anche noi facciamo una piccola opera di ricostruzione di noi stessi e personalmente provo molta meraviglia nel poter ricondurre tutto all’unità che è Cristo Gesù. Vivere e offrire la quotidianità, anche quella che in apparenza potrebbe apparire più banale o superficiale, è proprio la prima grande sfida che come novizio sono chiamato ad affrontare.
Pasquale Landolfi, Novizio del primo anno