GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Rimettere insieme i frammenti

“L’elogio della lentezza” è il titolo accattivante di un libro che avrei sempre desiderato leggere e che esalta uno stile di vita consono al primo mese di Noviziato.

Le giornate qui scorrono lente nonostante le tante occupazioni scandite dai profondi rintocchi del silenzio e si ha la possibilità di godere di quei piccoli piaceri altrimenti alieni: uno sguardo rilassato sul golfo di Genova, una tranquilla partita di calcetto, un libro sfogliato un po’ per curiosità, un po’ a caso . E la quiete interiore è la novità assoluta rispetto alla vita precedente caratterizzata dal tran tran quotidiano che non lascia spazio a pause e riflessioni. Tuttavia il silenzio è fondamentale per far luce sui frammenti che arricchiscono una giornata: vita comunitaria, apostolato, preghiera, studio.

Infatti prima del pranzo e dopo cena siamo tutti chiamati a vivere momenti di rilettura personali nei quali, ringraziando per ciò che si è ricevuto, si prova a riunire i tanti ricordi verso un unico centro. Ognuno di noi lascia dietro di sé storie importanti, affetti, studi, lavori, abitudini e consapevolezze che nella rilettura assumono colori e sapori assolutamente nuovi.

Nello scrivere ricordo delle parole del finale del Secretum di Petrarca a cui sono molto affezionato, “raccoglierò i frammenti sparsi dell’anima e vigilerò diligente su di me”; così anche noi facciamo una piccola opera di ricostruzione di noi stessi e personalmente provo molta meraviglia nel poter ricondurre tutto all’unità che è Cristo Gesù. Vivere e offrire la quotidianità, anche quella che in apparenza potrebbe apparire più banale o superficiale, è proprio la prima grande sfida che come novizio sono chiamato ad affrontare.

Pasquale Landolfi, Novizio del primo anno

Nulla va nascosto davanti a Dio!

di Rajmund Haraszti

“(…) non essere più incredulo, ma credente!” – avrei potuto dire a me stesso prima di partire per il Mese Ignaziano. Infatti, il mio atteggiamento nei confronti degli Esercizi Spirituali assomigliava piuttosto a quello di San Tommaso apostolo nei confronti della risurrezione di Gesù.

Prima di entrare nella Compagnia, ho partecipato a diversi ritiri Ignaziani (di tre, cinque e otto giorni), ma non sono stati esattamente gli Esercizi Spirituali ciò che mi attiravano ai gesuiti. Non perché non mi piaccia stare in silenzio e dialogare col Signore in un’atmosfera intima, anzi! Prima di entrare, mentre abitavo in Norvegia, facevo ogni tanto dei “ritiri privati”, cioè scappavo dalla città, andavo in montagna e rimanevo in una baita per alcuni giorni. Da solo. In silenzio. Anche pregando. Non necessariamente con preghiere fisse (anche se il rosario lo portavo sempre con me), ma più che altro guardando il paesaggio e il cielo stellato (colorato spesso dall’aurora boreale), ammirando il Creatore, parlandoci e chiedendogli di darmi consigli e segni. E semplicemente godendo la Sua presenza.

Ma pregare su testi biblici, meditare e contemplare – questi modi di comunicare con Dio mi sembravano sempre un po’ lontani, strani, anche artificiosi. Non mi aiutava neanche la storia di San Francesco Saverio che si è convertito grazie agli Esercizi Spirituali, avendo resistito a lungo prima di abbandonare i suoi desideri mondani di prima. “E se neanche io non mi convertirò come Francesco durante questi trenta gironi?” – mi chiedevo con ansia.

Allo stesso tempo, le cose che promettono di cambiare la vita da un momento all’altro, mi rendono sempre sospettoso. Prima del Mese mi dicevo: “Mah, sinceramente, che cosa potrebbe succedere durante trenta giorni che non fosse successo durante gli ultimi trent’anni?” (Del resto, ho compiuto 31 anni proprio durante il Mese.)

Insomma, se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Ma siccome sono entrato e il Mese viene considerato come l’esperienza più importante del noviziato, ho deciso di affrontare la situazione in maniera costruttiva.

Quindi, come ho superato il mio scetticismo? Molto semplice: parlandone nella preghiera con sincerità. Iniziando le meditazioni e le contemplazioni così: “Signore, Tu mi vedi, e vedi anche la mia resistenza. Vedi che la mia incredulità mi impedisce di mettermi in contatto con Te. Ma credo in Te, e sono sicuro che Tu puoi parlare a me nonostante la mia resistenza. Quindi, se vuoi dirmi qualcosa proprio durante questa preghiera, se vuoi farmi vedere o capire qualcosa proprio in questa contemplazione, rendimi capace di accogliere le Tue parole.”

E poi, entrando nella meditazione con calma, seguendo le istruzioni del libretto di Sant’Ignazio spiegate da P. Iosif, ho realizzato che questo metodo funziona, quando eseguito con sincerità e fiducia, senza nascondere nulla davanti a Dio, nemmeno gli atteggiamenti “sbagliati”, nemmeno i pensieri di cui “dovrei” vergognarmi etc. Il metodo, ma soprattutto lo Spirito. Funziona nel senso che facilita un vero dialogo col Signore, aiuta a contemplare le diverse scene della vita di Gesù, senza aspettare che la mia vita o il mio rapporto con Dio cambi magicamente. Riuscire ad esprimere i miei pensieri e sentimenti più profondi davanti a Gesù e sentire che Lui veramente mi ascolta, con tanta pazienza e tenerezza… ecco, forse non c’è bisogno di un miracolo più grande.

Se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Adesso, invece, dopo averlo fatto, sono molto contento di essere entrato. E a dire la verità, sono diventato anche un po’ orgoglioso del nostro Padre Ignazio che, per mezzo degli Esercizi Spirituali, da quasi cinquecento anni, aiuta le anime, compresa la mia, ad avvicinarsi a Dio.

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