GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
iten
facebookTwitterGoogle+

Capodanno è Pink Floyd

Info

Capodanno e Pink Floyd

04 Gen 2020

4 febbraio 1974 Nel nuovo disco dei Pink Floyd “The Dark side of the Moon” il cantante David Gilmour nel brano Time canta provocatoriamente “ogni anno si sta accorciando”, lasciandosi dietro di loro un’atmosfera malinconica, di fronte all’inevitabile incedere dei giorni vissuti in maniera vuota.

31 dicembre 2019 Sono circa le 19.30 quando assieme ad un altro novizio mi appresto a suonare al campanello del Crocicchio, ricovero per senza dimora dell’opera S. Marcellino della Compagnia di Gesù, per celebrare il mio Capodanno in maniera insolita, “in an offhand way”.

L’operatrice, come al solito, ci apre la porta sorridendoci e, dopo averci salutato, ci assegna la stanza dove avremmo passato la notte.

Dopo esserci sistemati rapidamente, siamo scesi nel refettorio dove era stata allestita una grande tavolata per passare assieme a tutti gli ospiti il nostro cenone di Capodanno. I nostri vicini di posto sono stati quelle persone che ogni giorno accompagnano silenziosamente, senza che ce ne rendiamo davvero conto, il nostro camminare nelle città in cui viviamo.

Seduto attorno a quel tavolo, sembrano lontani i giorni di metà novembre in cui davanti alla fatidica domanda “E tu cosa fai per Capodanno?” nasceva spontaneamente dentro di me quel senso di ansia per dover provare a dare una risposta adeguata a una tale aspettativa generale. Come se fosse fondamentale non dover “buttare via” nemmeno un’occasione della propria giovinezza per godere pienamente della propria vita.

Eppure, questo fronteggiare il ripetersi di questa domanda, con la speranza di trovare la risposta giusta per non sprecare l’ennesima occasione riproposta, non ha mai impedito al sole di”continuare a tramontare per poi risbucarti alle spalle, mentre tu lo rincorri tentando di raggiungerlo”.

Nella semplicità della nostra vita, mi rendo conto di come davvero “ogni anno  si stia accorciando”, anzi, anche che “il sole è relativamente lo stesso ma io sono più vecchio, con il fiato corto e un giorno più vicino alla morte”. Eppure non me la sento proprio, oggi, di dire di “sciupare e sprecare il tempo”.

Certamente, come novizi, lo impieghiamo in maniera non convenzionale. Ma non lo sciupiamo.

Il Natale, che abbiamo celebrato pochi giorni fa, infatti, ci ricorda che quel “Qualcuno o qualcosa che ti mostri la via” l’abbiamo già trovato, o forse meglio, ha già trovato noi e il modo di riempire di senso le nostre giornate.

Davanti a questa consapevolezza, seppur parziale, non immediata e indolore, scompaiono i momenti di ansia in cui sembra obbligatorio dover tornare a ottimizzare il proprio tempo. Quel tempo che prima mi sembrava di non avere e che impiegavo per salvare i miei piani ed evitare che non portassero a un nulla.

È vero che “nessuno ti dice quando correre”, ma lo sparo di partenza non si trova chissà dove fuori di noi, ma all’interno della nostra storia.

 

Il tempo è andato, l’articolo è finito.

Buon anno di ricerca. Buon 2020!

Giovanni Barbone, novizio del secondo anno

Intervista con il nuovo socio P. Davide Saporiti

21 Nov 2022

Nel mese di settembre è arrivato nella nostra comunità il nuovo socio: P. Davide Saporiti SJ. Il suo predecessore P. Iosif Şandoru SJ ha iniziato il Terz’anno nella Repubblica Dominicana.

Sei stato per 10 anni nella Casa di Esercizi a Bologna. Come hai preso la notizia quando il P. Provinciale ti ha comunicato le tua nuova destinazione?

Inizialmente con un po’ di dispiacere per dover lasciare un luogo conosciuto e amato dove ho speso tutte le mie energie; amato per le attività svolte e per le belle relazioni vissute. Successivamente però – lo dico senza retorica – nel profondo di me ho sentito pace perché capisco la mobilità apostolica che fa parte della nostra vocazione. Il gesuita è un uomo inviato per gli altri. Capisco che stare troppo tempo in una realtà si rischia di diventarne padroni, di mettere radici, di non avere più freschezza pastorale e quindi di non fare il bene dell’opera stessa. In questa nuova destinazione, cioè in Noviziato, non mi fa problema il tipo di lavoro o l’ambiente, ma – come spesso accade – di fronte alle novità sorge un senso di inadeguatezza: sono capace di fare bene le cose che mi sono chieste? Nello stesso tempo avverto che in Noviziato posso dare il meglio di me.

Hai celebrato qualche settimana fa il tuo 25° anniversario nella Compagnia. Ora siete 6 rimasti nella Compagnia del tuo anno. Qual è il tuo ricordo del noviziato?

Il primo pensiero è che siamo rimasti la metà dei novizi con cui sono entrato. Pensando agli ex-compagni mi rendo conto che chi prosegue il cammino nella Compagnia non è migliore di chi esce: davvero la vocazione è qualcosa personale. (Sebbene debba essere confermata dalla Compagnia).
Per me è stato molto formativo entrare in un gruppo eterogeneo. Compagni con esperienze ecclesiali molto diverse, maturazioni diverse, gusti diversi, mi hanno aperto lo sguardo su tante sensibilità che non consideravo prima. I ricordi più affettivi sono sicuramente con le persone, sia i novizi che i formatori. Con i compagni del noviziato rimane un legame unico, anche se ci si sente poco. Ho ricordi vivi anche degli esperimenti tipici del Noviziato: il mese di Cottolengo, l’esperimento di Quaresima con gli studenti di un nostro collegio e ovviamente il Mese di Esercizi; sono stati i passaggi che mi hanno segnato profondamente: ogni volta che ci penso si accende una luce.

E qual è il tuo ricordo del vostro socio? Sotto quale aspetto vuoi essere come lui?

Nei due anni di noviziato ho cambiato il Maestro e anche Socio. Il primo era molto mite e anche molto colto senza farlo vedere. Il secondo era bravo ad accompagnare e guidare Esercizi, vedevo in lui un modello di gesuita. Entrambi erano molto disponibili e anch’io vorrei essere disponibile in ciò che mi viene chiesto. Soprattutto, a Dio piacendo, vorrei testimoniare con la vita più che con la parola la gioia di seguire il Signore nella Compagnia. Ma questo vale anche negli altri ambienti, non solo nel Noviziato.

Quali saranno i tuoi impegni in quest’anno?

Sto capendo poco alla volta, perché alcune cose sono cambiate da quando ho fatto io il Noviziato. Interpreto il mio ruolo a cerchi concentrici. Il primo cerchio (e il piú importante) è la vita del Noviziato: i moduli formativi con i novizi, l’istruzione al Mese di Esercizi, la rilettura del Mese e tutto ciò che riguarda la vita del Noviziato in senso stretto. Poi, un „cerchio” successivo riguarda la vita della casa e delle nostre opere in città: guidare ospiti che fanno gli Esercizi spirituali, l’accompagnamento spirituale, aiutare la pastorale dei confratelli in città (EVO per i giovani, CVX…). Infine il cerchio piú „esterno” comprende tutte le richieste che arrivano dalla diocesi o dalla nostra Provincia: corsi formativi, corsi di Esercizi spirituali e così via…

Quale ricordo vorresti lasciare nella memoria dei novizi? Quale messaggio vorresti comunicare attraverso il tuo esempio di vita?

Come detto in precedenza, vorrei comunicare la gioia di seguire il Signore nella Compagnia.
Se penso ai gesuiti che ho stimato in gioventù, ciò che mi colpiva di loro non era solo e soprattutto le grandi doti pastorali (sebbene siano importanti) ma che mi hanno insegnato “chi è” il gesuita: una persona inviata perchè si sente parte di un corpo universale, una persona innamorata del Signore che non può che spendere la vita per gli altri, una persona capace di abnegazione e di obbedienza, capace di vivere in comunità con uno stile costruttivo (oggi si direbbe “sinodale”) ma sempre in obbedienza al superiore perché le due cose non si escludono. Anch’io vorrei testimoniare, almeno in minima parte, tutto questo.

Chiudi notifica

Gesuitinetwork - Normativa Cookies

I cookies servono a migliorare i servizi che offriamo e a ottimizzare l'esperienza dell'utente. Proseguendo la navigazione senza modificare le impostazioni del browser, accetti di ricevere tutti i cookies del nostro sito. Qui trovi maggiori informazioni