GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Pellegrinaggio in semplicità alla Madonna della Guardia

24 Giu 2020

Sono le 5:10 del 18 giugno 2020. Il sole ha già cominciato ad illuminare il cielo che a sua volta rimbalza la luce sulle verdi colline e sulle nuvole bianco-arancioni.

Alle 6:05 partiamo per il sentiero che porta, attraverso la cresta, verso l’anello dei forti di Genova.

La prima ora del cammino si svolge nel silenzio e nella preghiera dei pellegrini che contemplano i doni e le bellezze di Dio nella loro vita e nella natura che li circonda.

Ci troviamo immersi in una mattinata splendida, col sole che ci tocca e ci riscalda dietro una nebbia grigia e brillante, salita sulle cime delle colline, che aiuta la preghiera e rallegra la calma. Si sente che, nonostante tutto, il mondo è ancora pieno di bellezza e di bontà: nel passato, nel presente e nel futuro. Arriviamo vicini al forte Fratello Minore, alle 7:40, il silenzio di alcuni si è trasformato in discorsi e in canzoni allegre. Scendendo dobbiamo aspettarci, adeguarci agli altri per creare un gruppo unito, perché le nostre guide possano trovare la strada giusta, discernendola nelle cartine e chiedendo indicazioni in un labirinto di stradine e case nella val Polcevera, a Bolzaneto. Passando sopra e sotto alcuni ponti, camminando sul duro asfalto, arriviamo al paesino di Geo, dove finalmente troviamo delle indicazioni per la Guardia. Qui ci dividiamo in diversi gruppi e puntiamo dritti verso la cima. Discorsi, silenzi, natura, preghiera. Fatica, per alcuni minore, per altri maggiore. Paura della pioggia prevista, che aumenta alla vista delle nuvole e della nebbia. Alle 11:20 arriviamo ai primi edifici del complesso del santuario passando affianco alla statua di don Orione, che è ancora in preghiera, davanti alla Madonna, per capire quale strada prendere in uno degli snodi importanti della sua vita.

Nel tempo di circa un’ora, piano piano, arrivano tutti i gruppetti di pellegrini nei quali ci eravamo divisi durante la salita, rispettando la velocità di ognuno. Arrivano anche quelli che vengono da casa con le macchine per portarci il cibo e per riportarci indietro dopo la messa. Con loro ci sono pure quelli che non potevano venire con noi a piedi.

Insieme abbiamo vissuto un pranzo bellissimo e una messa toccante.

Il vangelo parla della preghiera semplice del Padre nostro, perfetta conclusione di questa giornata, che è stata piena di semplicità. Semplicità nel cammino, nella gioia della natura, nella preghiera, nelle condivisioni, nella stanchezza.

Maria, che ci insegna a pregare e a essere semplici, ci ha donato un’esperienza consolante che spero porteremo con noi nei nostri viaggi estivi, custodendola nei nostri cuori.

Urban Gartner, novizio del secondo anno

Il canto nel giorno che declina

di Gianluca Severin

Al calar della sera, se non attendiamo all’apostolato, ci ritroviamo insieme per celebrare i vespri, la preghiera serale della comunità cristiana.

Preghiamo per le nostre famiglie, per i nostri amici, per i nostri confratelli, per le persone incontrate nel nostro cammino affinché il ricordo tenga vivo il nostro affetto. Preghiamo con la nostra comunità, con i nostri compagni di cammino ovunque nel mondo, con quelli nella gioia e con quelli in difficoltà. Preghiamo con chi prega solo, con chi nella solitudine e nel silenzio d’un mondo affollato e caotico sussurra le parole del proprio cuore. Preghiamo con chi non sa pregare, con chi non trova le parole, con chi teme di aprire il proprio animo, con chi teme che il proprio grido cada nel vuoto o che sia accolto con giudizio e condanna. Preghiamo con chi non prega, con chi non ha voglia, con chi non ha tempo, con chi non trova qualcosa per cui ringraziare o per cui supplicare, né spera che Qualcuno ascolterà la sua gratitudine o la sua supplica.

La nostra preghiera si fonde alle mille voci della famiglia umana, alle lodi e alle suppliche, alle gioie e ai dolori, alla rabbia e alla pace, ai desideri e alle paure che animano i cuori degli uomini. Pregando usiamo parole che Cristo, che profeti e santi, che persone qualunque hanno usato prima di noi, unendo la nostra alla loro voce, al loro sentire, al loro vivere, al loro incontrare il Signore; mentre preghiamo riconosciamo l’eco delle voci di tutti nelle nostre, le nostre risuonano in quelle di Cristo e quelle di Cristo in noi.

La preghiera di ciascuno si fonde e si intreccia con la preghiera di tutti; nei salmi, nei cantici e negli inni, trovo le parole per esprimere i moti del cuore che condivido con quel salmista che si affidava a Dio millenni fa. Non io solo cerco, non io solo sento, non io solo amo: le parole di altri, di antichi, di lontani, mi ricordano che non sono solo. Quell’immagine, quell’espressione, quell’esperienza danno forma e luce al mio vivere interiore.

Nel pregare infondo a parole antiche il significato attualissimo e concreto della mia vita, quel battito unico del mio cuore. In quelle parole racconto la mia vita, rileggo il mio passato, scorgo tracce per il futuro. Come dalla medesima pietra focaia partono mille scintille, dalla stessa Parola s’infiammano mille vite.

L’intera vita, con il susseguirsi dei giorni e delle notti, delle azioni e dei pensieri, delle parole e dei silenzi, con la lode per la bellezza della vita, con il rispetto per il mistero di verità di ogni creatura e persona, con il servizio d’amore a Dio e agli uomini è preghiera, sacra e preziosa.

Al calar della sera, in comunione con tutti gli uomini e le donne, ci ritroviamo per celebrare la preghiera del popolo di Dio.

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