GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Danimarca e pizza fritta

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Danimarca e Pizza Fritta

07 Mar 2020

Un’ora per friggere le pizze. Filippo è ancora indaffarato nel lavorare la pasta e riempirla del necessario mentre Lorenzo ed io siamo impegnati nel tenere l’olio a temperatura. Di tanto in tanto l’olio schizza per il contatto col pomodoro che fuoriesce. Operazioni delicate svolte senza far rumore perché sono le diciannove e in casa è momento di preghiera, così cucinando, recitiamo il rosario e nel silenzio del lavoro lo sguardo è fisso nel magma della padella e la memoria mi riporta ai momenti del Mese di Esercizi.
Ripenso a quanto intensa è stata l’esperienza da poco conclusa, alla fiamma dello Spirito che ha animato le recenti contemplazioni, alla vita di Gesù e a tutti i doni ricevuti, soprattutto a quelli arrivati senza chiedere perché, come dice il Vangelo, “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6, 7-15); ritorno in me per preparare la cena e già Dio torna a manifestarsi nel quotidiano della vita del Noviziato.
Ma la comunità appena riunita è di nuovo prossima alla separazione perché i novizi del secondo anno hanno fatto le valigie per il loro esperimento di Quaresima e le pizze sono il miglior modo di festeggiare una tappa conclusa e un’altra in procinto d’incominciare ma anche occasione di più profonde riflessioni: quante differenze ci caratterizzano! La memoria stavolta fa un balzo indietro ai tempi in cui per pagare l’università lavoravo nel traffico di una pizzeria napoletana. Noto la differenza. Lo stress del lavoro lascia spazio alla gioia nel condividere con gli altri compagni di cammino una tradizione della mia Napoli.
Ma dopo cena ci aspetta un altro appuntamento. Daniel ci fa volare in Danimarca animando la ricreazione con la descrizione del suo paese! Ci parla di Copenaghen, della regina, delle “vicine” isole Fær Øer e della Groenlandia. Mondi a me sconosciuti, entrati nella mia immaginazione grazie alle fiabe di Andersen e a qualche famoso calciatore: il portiere Peter Schmeichel e i fratelli Laudrup.
L’occasione di ringraziare il Signore per tanta diversità non si fa attendere tra le mura di casa. Come i primi fondatori della Compagnia erano baschi, francesi, portoghesi, spagnoli e sabaudi così anche noi proveniamo dai posti più disparati d’Europa e tanta ricchezza è ulteriormente impreziosita, parafrasando San Paolo, dai gemiti con cui lo Spirito parla ad ognuno in modo assolutamente personale, rendendo la quotidianità il miglior esercizio per vedere l’operato di Dio.

Pasquale Landolfi, novizio del primo anno

Contemplativi nell’azione

di Gianluca Severin

I gesuiti predicano la Parola e guidano esercizi, celebrano l’eucaristia e riconciliano chi si pente, camminano con gli ultimi e gli esclusi, riparano relazioni, accompagnano giovani, custodiscono il creato, lavorano nelle scuole, nelle carceri, negli ospedali, compongono canzoni, studiano l’universo, compiono tutte le opere che paiono utili alla gloria di Dio e al bene comune… e, così facendo, pregano. Non è facile: nel flusso degli eventi a fatica ne cogliamo il senso spirituale, immersi nel lavoro e nelle relazioni di rado conserviamo il silenzio interiore di luce eterna in cui abita Dio. Per questo iniziamo il cammino per le strade del mondo nella quiete del noviziato.

Dio ci ha chiamati, in un mormorio di brezza leggera (1Re 19, 12), per parlare al nostro cuore. Qui il Padre ci accoglie e ci custodisce, ci abbraccia, noi sussurriamo “Abbà…”. Quanto più ci avviciniamo e uniamo al Creatore, tanto più riceviamo il Suo amore e la Sua grazia. Qui il Figlio ci salva dalla fredda e tetra noia di un’esistenza spesa per me stesso, non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. (Gal 2,20), ci unisce intimamente alla volontà di salvare ogni creatura, di essere mandati nel mondo con cuore mite e umile, libero e generoso per ogni fratello smarrito. Qui lo Spirito dona fede, speranza e amore, in noi fioriscono l’adorazione e l’impegno nel mondo. Qui entriamo nel mistero, nell’intimità della Persona. Chi ascolta la Sua Parola può percepire anche il Suo silenzio, così da agire tramite la Sua Parola e da essere riconosciuto tramite il Suo silenzio; il nostro cuore diviene altare di un’incessante preghiera, la nostra vita un’offerta viva, santa, gradita a Dio (Rm 12,1). Nel vortice delle giornate questo silenzio interiore ci permette di rimanere alla Sua presenza e di scorgerLo in tutte le cose.

Ora la vita che fiorisce, il sole raggiante sulla pelle, la purezza dell’acqua tra le dita, il vento vigoroso sul volto risuonano in noi nella lode. L’allegria con quanti sono nella gioia, la tristezza con quanti sono nel pianto (Rm 12,15), l’ascolto e l’accoglienza, l’amore vivo e concreto per ogni persona, per tutta la persona risuonano in noi nel servizio. Partecipi delle speranze e alle lotte degli uomini, viviamo desiderio che venga il Suo Regno, che sia fatta la Sua volontà. D’ogni gesto di bontà, della bellezza d’ogni sorriso, d’ogni squarcio di verità, d’ogni scelta libera possiamo ringraziare. Per ogni fratello, per chi incontriamo, per chi aiutiamo, per chi ci aiuta, per chi ci osteggia possiamo intercedere. Di ogni egoismo, di ogni indifferenza, di ogni chiusura possiamo pentirci. Nella realtà che ci interpella possiamo ascoltare e discernere, pronti e disponibili ai segni dello Spirito.
Quel che prima ci distraeva e distoglieva ora è l’orizzonte in cui cercare e trovare Dio: il nostro monastero è il mondo.

[Chiunque voglia unirsi alla Compagnia] Faccia anche in modo di avere dinanzi agli occhi, finché vivrà, prima d’ogni altra cosa, Iddio (Formula Instituti)

 

 

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