GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Tempo di Avvento: e quindi?

Avvento: che significa? Faccio un click e trovo una delle tante definizioni: arrivo, venuta (già annunciata). Nella tradizione cristiana, è il tempo di quattro settimane che prepara al Natale, cioè rievoca, attraverso letture e liturgie, l’annuncio e l’attesa di un salvatore. Ma cosa ha da dirci tutto questo nel tempo che viviamo? Certo la nostra attesa maggiore sembra essere quella che il virus venga sconfitto e possiamo tornare a vivere come prima. Forse però questo tempo ha da trasmetterci molto di più; forse ci può traghettare in orizzonti nuovi. In che modo?

Un giorno una persona mi racconta di sentirsi un po’ compressa, perché abituata a vivere la vita come su una macchina in corsa. Ora c’è invece da parcheggiare, scendere e provare a compiere quei tragitti usuali a piedi. Quante cose si possono osservare a piccoli passi; che differente immersione nella realtà, della quale finalmente accorgersi, senza attraversarla in corsa. Paesaggi; persone; differenti percorsi; l’esistenza dei poveri intorno a noi…

Ecco a cosa ci apre l’Avvento quest’anno! Approfittare di questo rallentamento forzato, per dare spazio a quanto viviamo con fretta e quasi senza più valore: il tempo per osservare; il tempo per riflettere; il tempo per una conversazione senza orologio in mano; il tempo da donare. E, perché no, il tempo per una preghiera quotidiana semplice, nella quale raccontare al Signore quanto ho vissuto nella giornata; quali sono oggi le attese e i desideri del cuore. Forse non differenti da quelli che vivono i personaggi che troverò, prendendo le letture quotidiane del tempo di Avvento.

Non sciupiamo allora queste settimane! Non rendiamole solo un’anticamera del Natale, ma un’opportunità di lasciar parlare il periodo odierno e di ricordarci che il nostro è il Dio con noi.

2020-11-29 P. Agostino Caletti

La ripetizione della preghiera: una frustrazione o un approfondimento?

di Andrea Cassar

Nel mese di Esercizi Spirituali, ho vissuto e sperimentato per la prima volta quella che Sant’Ignazio di Loyola chiama la ‘Ripetizione di una meditazione o contemplazione’, che consiste nel meditare un brano evangelico o un esercizio previsto da Sant’Ignazio per la seconda volta, soffermandosi sui punti in cui si è sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento spirituale (Esercizi Spirituali [62,2]).

Quando ho saputo che dovevo fare questo tipo di esercizio, sentii subito un po’ di frustrazione e mi chiesi: “Che cosa potrà dirmi di nuovo questo brano?” Questo pensiero mi ha accompagnato anche prima del mese di Esercizi e, infatti, mi è capitato spesso di meditare lo stesso brano del Vangelo con un atteggiamento abbastanza diffidente e insensibile. Questa volta, però, notavo che dietro alla mia frustrazione e insoddisfazione c’era una verità ancor più importante da scoprire: che il protagonista della preghiera non sono io e quelli che potrebbero essere i miei pensieri e le mie aspettative. Al contrario, è la presenza benevola del Signore che mi aspetta e desidera incontrarmi così come sono, anche se mi potrei sentire lontano da Lui.

Nella Lettera agli Ebrei, San Paolo scrive che la parola di Dio è viva, efficace e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cfr. Eb 4,12); nel tenere ben presente questa verità, non sentivo più il bisogno di preoccuparmi nel meditare lo stesso brano e le stesse parole del Vangelo. Questa esperienza mi ha portato molta libertà interiore e mi ha insegnato a lasciar perdere le mie aspettative e tutti gli ideali che mi ponevo ancor prima di iniziare il momento della preghiera. Con questa disposizione d’animo, ho potuto affrontare e approfondire le diverse ripetizioni dei brani evangelici, osservando con maggior chiarezza come il Signore mi stesse parlando attraverso i movimenti interiori. Infatti, ci sono stati alcuni giorni specifici dove ho sperimentato più “gusto” durante la preghiera di ripetizione a confronto della prima contemplazione, che si dimostrò molto difficile e pesante.

Credo che questo metodo di Sant’Ignazio possa essere utile e valido non soltanto per la preghiera personale e comunitaria ma per la vita quotidiana di ognuno di noi. Spesso, ci ritroviamo a vivere delle giornate che sono un susseguirsi di avvenimenti, più o meno simili, e può essere che la prima reazione sia quella di lamentarci, forse anche arrenderci alla sorprese e alla bellezza che ci possono regalare. In un mondo dove la felicità pare che dipenda dalle novità del mercato e dai tanti piaceri mondani che appesantiscono l’anima e lasciano sempre più arido il cuore, fermarsi e prendersi del tempo per rileggere e approfondire il vero senso di quello che facciamo ogni giorno, può sembrare insensato e, addirittura, spreco di tempo. Questa tentazione è reale ed è presente in tutti noi, e potrebbe condurci a vivere la nostra quotidianità con mediocrità. Decidere di agire contro questa tentazione ci aiuterà a riconoscere la Sua presenza viva e consolante propria là dove tutto sembra noioso, sconosciuto e morto.

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