GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Scelte scomode

15 Mar 2020

“Sii lento. Non avere paura di essere lento. Il bimbo nella pancia cresce lento. I frutti sugli alberi maturano lenti. La natura cambia lentamente. Tu cresci lentamente. Non cercare tutto e subito. Matura. Lentamente. Abbi fiducia nel lavoro lento e costante di Dio. Sii la lentezza. La lentezza sia per te vangelo. Buona notizia. Attraversando la lentezza mi incontri. Stai con me. Ti ricordi di me. Sei in me. Gesù è cresciuto lentamente a Nazareth. Il sole procede lentamente. Quanto tempo ci è voluto perché nascesse la vita sulla terra? Quanto per arrivare all’uomo? Non avere paura di essere fuori posto, di sentirti giudicato per la tua lentezza. Sii lento.”

Queste sono alcune delle parole che ho portato a casa dal mese di esercizi spirituali in silenzio. Per me, per come sono fatto, è molto difficile metterle in pratica nella quotidianità. Apparenti obblighi verso noi stessi e verso gli altri ci portano a perdere la pace interiore. Ma è veramente così? Siamo forse così schiavi di noi stessi da non poter scegliere ciò che ci fa veramente bene?

Nel “pellegrinaggio stanziale” che è il noviziato la sfida è quella di seguire Gesù e cercare di diventare come Lui, non solo per una legge scritta secoli fa da Sant’Ignazio ma soprattutto per la legge viva dell’amore che abbiamo tutti incisa nel cuore e che ci porta a desiderare una sempre più profonda unione con il nostro amato. Nelle mille attività quotidiane desidero profondamente, come Gesù, rimanere radicato e instaurato nel Padre e nel suo amore misericordioso. Come? La risposta è forse scomoda, ma è l’unica possibile: vincendo me stesso. Non posso tenere tutto insieme con i miei soli sforzi. Non posso controllare tutto. Non posso fare tutto da solo pretendendo la pace che viene da un Altro. Devo fermarmi. Tornare a Lui. Questa lentezza è scomoda – ci chiede di lasciare la presa, di fidarci – eppure è l’unica strada che porta alla vita.

A noi la scelta. Il Signore ci sta già aspettando a braccia aperte.

Guglielmo Scocco, novizio dal primo anno

L’esame di coscienza – cosa aspetti a farlo?

di Giacomo Mottola

L’esame della giornata è una delle preghiere caratteristiche dei Gesuiti anzi potremmo dire che essa costituisce per noi quello che è il coro per i monaci. Non è soltanto una preghiera vocale e i suoi effetti durano a lungo. Col tempo l’esame della giornata diventa un vero e proprio stile di vita, uno stile di vita ignaziano.

Certamente non fu Sant’Ignazio ad inventare questo esercizio di preghiera che era presente nella chiesa fin dai primi secoli. No, è un po’ come la storia dell’America: l’ha scoperta Colombo ma non avendo ancora capito l’importanza di quello che aveva scoperto, per sua buona pace, fu Amerigo Vespucci a dargli il nome. Così Ignazio prendendo spunto da esperienze precedenti ha composto il suo esame. Grazie poi alla diffusione dei Gesuiti in tutto il mondo è diventato il modello di esame di “coscienza” per antonomasia. Metto coscienza tra virgolette perché quello di Ignazio, come vedremo, non è solo uno di quegli esami che servono per confessarsi ma molto di più.

Ma a cosa serve?

É difficile fare un elenco dei “benefici” di questa orazione per il semplice fatto che essendo qualcosa di spirituale i suoi effetti vanno anche al di là di quello che possiamo conoscere e comprovare ma, limitandomi a quelli che sono più immediatamente percepibili, proverò ad illustrarne qualcuno che fino ad ora ho potuto sperimentare.

Innanzitutto l’esame inizia col passare in rassegna i motivi per cui ringraziare Dio nella giornata (o mezza giornata se lo si fa 2 volte al giorno). Non solo ringraziarlo per quello che di bello è successo ma possiamo brevemente estendere il ringraziamento fino a ringraziare per la creazione, per i suoi colori, per la vita… ogni giorno è possibile trovare qualcosa di nuovo! Possiamo ringraziare per la salvezza che ha operato Gesù e per quei momenti della giornata in cui abbiamo riconosciuto la presenza di Dio… Così con gli occhi pieni della resurrezione impariamo a vivere la vita in gratitudine. Questo nei giorni tristi è come un giro sulle giostre e in un attimo ritorna il sole. Vivere da persone grate è il primo effetto a lungo termine dell’esame. Poi si prosegue con la richiesta dello Spirito Santo per poter guardare la propria vita con gli occhi di Dio, che sono gli occhi della misericordia. Guardare la propria vita come la vede Dio è l’unico modo di guardare correttamente a se stessi comprendendosi come figli amati. Questo è un altro effetto a lungo termine dell’esame. Il terzo punto è esaminare la propria giornata e dirsi: bene, davanti a tutto questo amore io come ho risposto?

Ecco che le colpe e il peccato non sono centrate sulla nostra condotta ma sulla rottura della relazione con colui che ci ama. Decentrarci, mettere al centro Gesù è uno degli effetti più liberanti di questo esercizio. Ecco che giunge il momento di prendere le distanze dal male e dal peccato proponendoci non solo di non ricommetterlo nell’avvenire ma anche cercando di trovare un modo per prevenire le future cadute. Ecco questo è un po’ come tenere alta la guardia sapendo che la vita è una lotta contro il potere delle tenebre. L’esame ci aiuta ad avere una strategia per vincere. Infine possiamo dire il nostro amore a Dio, chiedendo perdono al Padre per le eventuali mancanze e ristabilire la nostra alleanza con Lui nel nome di Gesù. Ecco l’esame ci rimette in piedi e ci rimette tra le braccia del Padre per il prossimo pezzo di strada, ma non è finita! Col tempo, infatti, esame dopo esame, si sviluppa una vigilanza costante sulle proprie azioni e sulla relazione con Dio che ci porta a vivere sempre più intensamente uniti a Dio e a vigilare nell’attesa del ritorno di Cristo.

Cosa aspetti a farlo?

 

Per saperne di più: https://getupandwalk.gesuiti.it/lesame-di-coscienza/

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