GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Contemplativi nell’azione

di Gianluca Severin

I gesuiti predicano la Parola e guidano esercizi, celebrano l’eucaristia e riconciliano chi si pente, camminano con gli ultimi e gli esclusi, riparano relazioni, accompagnano giovani, custodiscono il creato, lavorano nelle scuole, nelle carceri, negli ospedali, compongono canzoni, studiano l’universo, compiono tutte le opere che paiono utili alla gloria di Dio e al bene comune… e, così facendo, pregano. Non è facile: nel flusso degli eventi a fatica ne cogliamo il senso spirituale, immersi nel lavoro e nelle relazioni di rado conserviamo il silenzio interiore di luce eterna in cui abita Dio. Per questo iniziamo il cammino per le strade del mondo nella quiete del noviziato.

Dio ci ha chiamati, in un mormorio di brezza leggera (1Re 19, 12), per parlare al nostro cuore. Qui il Padre ci accoglie e ci custodisce, ci abbraccia, noi sussurriamo “Abbà…”. Quanto più ci avviciniamo e uniamo al Creatore, tanto più riceviamo il Suo amore e la Sua grazia. Qui il Figlio ci salva dalla fredda e tetra noia di un’esistenza spesa per me stesso, non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. (Gal 2,20), ci unisce intimamente alla volontà di salvare ogni creatura, di essere mandati nel mondo con cuore mite e umile, libero e generoso per ogni fratello smarrito. Qui lo Spirito dona fede, speranza e amore, in noi fioriscono l’adorazione e l’impegno nel mondo. Qui entriamo nel mistero, nell’intimità della Persona. Chi ascolta la Sua Parola può percepire anche il Suo silenzio, così da agire tramite la Sua Parola e da essere riconosciuto tramite il Suo silenzio; il nostro cuore diviene altare di un’incessante preghiera, la nostra vita un’offerta viva, santa, gradita a Dio (Rm 12,1). Nel vortice delle giornate questo silenzio interiore ci permette di rimanere alla Sua presenza e di scorgerLo in tutte le cose.

Ora la vita che fiorisce, il sole raggiante sulla pelle, la purezza dell’acqua tra le dita, il vento vigoroso sul volto risuonano in noi nella lode. L’allegria con quanti sono nella gioia, la tristezza con quanti sono nel pianto (Rm 12,15), l’ascolto e l’accoglienza, l’amore vivo e concreto per ogni persona, per tutta la persona risuonano in noi nel servizio. Partecipi delle speranze e alle lotte degli uomini, viviamo desiderio che venga il Suo Regno, che sia fatta la Sua volontà. D’ogni gesto di bontà, della bellezza d’ogni sorriso, d’ogni squarcio di verità, d’ogni scelta libera possiamo ringraziare. Per ogni fratello, per chi incontriamo, per chi aiutiamo, per chi ci aiuta, per chi ci osteggia possiamo intercedere. Di ogni egoismo, di ogni indifferenza, di ogni chiusura possiamo pentirci. Nella realtà che ci interpella possiamo ascoltare e discernere, pronti e disponibili ai segni dello Spirito.
Quel che prima ci distraeva e distoglieva ora è l’orizzonte in cui cercare e trovare Dio: il nostro monastero è il mondo.

[Chiunque voglia unirsi alla Compagnia] Faccia anche in modo di avere dinanzi agli occhi, finché vivrà, prima d’ogni altra cosa, Iddio (Formula Instituti)

 

 

La ripetizione della preghiera: una frustrazione o un approfondimento?

di Andrea Cassar

Nel mese di Esercizi Spirituali, ho vissuto e sperimentato per la prima volta quella che Sant’Ignazio di Loyola chiama la ‘Ripetizione di una meditazione o contemplazione’, che consiste nel meditare un brano evangelico o un esercizio previsto da Sant’Ignazio per la seconda volta, soffermandosi sui punti in cui si è sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento spirituale (Esercizi Spirituali [62,2]).

Quando ho saputo che dovevo fare questo tipo di esercizio, sentii subito un po’ di frustrazione e mi chiesi: “Che cosa potrà dirmi di nuovo questo brano?” Questo pensiero mi ha accompagnato anche prima del mese di Esercizi e, infatti, mi è capitato spesso di meditare lo stesso brano del Vangelo con un atteggiamento abbastanza diffidente e insensibile. Questa volta, però, notavo che dietro alla mia frustrazione e insoddisfazione c’era una verità ancor più importante da scoprire: che il protagonista della preghiera non sono io e quelli che potrebbero essere i miei pensieri e le mie aspettative. Al contrario, è la presenza benevola del Signore che mi aspetta e desidera incontrarmi così come sono, anche se mi potrei sentire lontano da Lui.

Nella Lettera agli Ebrei, San Paolo scrive che la parola di Dio è viva, efficace e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cfr. Eb 4,12); nel tenere ben presente questa verità, non sentivo più il bisogno di preoccuparmi nel meditare lo stesso brano e le stesse parole del Vangelo. Questa esperienza mi ha portato molta libertà interiore e mi ha insegnato a lasciar perdere le mie aspettative e tutti gli ideali che mi ponevo ancor prima di iniziare il momento della preghiera. Con questa disposizione d’animo, ho potuto affrontare e approfondire le diverse ripetizioni dei brani evangelici, osservando con maggior chiarezza come il Signore mi stesse parlando attraverso i movimenti interiori. Infatti, ci sono stati alcuni giorni specifici dove ho sperimentato più “gusto” durante la preghiera di ripetizione a confronto della prima contemplazione, che si dimostrò molto difficile e pesante.

Credo che questo metodo di Sant’Ignazio possa essere utile e valido non soltanto per la preghiera personale e comunitaria ma per la vita quotidiana di ognuno di noi. Spesso, ci ritroviamo a vivere delle giornate che sono un susseguirsi di avvenimenti, più o meno simili, e può essere che la prima reazione sia quella di lamentarci, forse anche arrenderci alla sorprese e alla bellezza che ci possono regalare. In un mondo dove la felicità pare che dipenda dalle novità del mercato e dai tanti piaceri mondani che appesantiscono l’anima e lasciano sempre più arido il cuore, fermarsi e prendersi del tempo per rileggere e approfondire il vero senso di quello che facciamo ogni giorno, può sembrare insensato e, addirittura, spreco di tempo. Questa tentazione è reale ed è presente in tutti noi, e potrebbe condurci a vivere la nostra quotidianità con mediocrità. Decidere di agire contro questa tentazione ci aiuterà a riconoscere la Sua presenza viva e consolante propria là dove tutto sembra noioso, sconosciuto e morto.

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