GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Info

I speak Italiano

L’estate è tempo di riposo e di vacanza, ma anche tempo per prepararsi alle attività dei mesi successivi, tanto più quando si inizia una nuova missione o un nuovo incarico. Così anche quest’estate il Noviziato ha accolto 17 gesuiti in formazione, che sono stati inviati dalle loro rispettive province di appartenenza per studiare italiano, prima di iniziare a Roma gli studi universitari o il lavoro apostolico.

Gli scolastici Gesuiti che hanno partecipato al corso di quest’anno avevano provenienze prevalentemente extra-europee e, sempre più, la componente indo-asiatica è prevalente. Crediamo che sia significativo trascorrere questo mese di studio della lingua in un noviziato: come chi compie la sua prima tappa in Compagnia impara qui i primi rudimenti e a muovere i primi passi, così anche questi confratelli più avanti nel cammino si affacciano in un nuovo Paese e in una nuova cultura. La presenza dei novizi che si alternano nel servizio di tutoria, trasforma, talvolta, le ore di tutoraggio in vere e proprie conversazioni spirituali, o scambi reciproci interculturali, che arricchiscono maggiormente il tempo investito nell’apprendimento/insegnamento dell’italiano. Inoltre, l’accoglienza e la cura personalis che la comunità del noviziato sono in grado di offrire aiutano ad abituarsi ad un nuovo ritmo di vita, un nuovo clima, un nuovo tipo di cucina. La fatica di cercare di comprendere e farsi comprendere con un nuovo linguaggio è vicina allo sforzo che nei primi mesi di noviziato si compie per imparare tanti “gesuitismi”, cioè quei termini della nostra spiritualità o delle nostre Costituzioni che inizialmente possono risultare oscuri. Il desiderio per una nuova tappa della propria vita e l’umiltà di mettersi in discussione sono richieste sia a chi vuole accostarsi a una nuova cultura, sia a chi verifica la propria chiamata alla vita religiosa.

Tutte queste componenti hanno accompagnato i nostri studenti di italiano in queste settimane, in cui si sono impegnati a conoscere non solo la grammatica, ma anche gli usi, le tradizioni, i modi di dire e alcune città italiane. Ci teniamo a sottolineare che l’apprendimento non è stato unilaterale: una delle ricchezze che la vita in Compagnia ti dona è quella di entrare in contatto con tante persone di culture diverse, riconoscendo con esse punti in comune, ma anche tratti specifici. La sfida più grande – ma anche ciò che dà maggiore consolazione – per chi coordina un corso come questo non è tanto quella di insegnare la lingua o di badare che tutto sia in ordine, ma creare le condizioni affinché, nonostante le diversità culturali e caratteriali dei partecipanti, si instauri un clima di comunione e fraternità, senza il quale diventa molto più difficile mettersi in gioco e aumenta la fatica di imparare. Nella costruzione di una comunità siamo sempre tutti un po’ “novizi”, perché non esiste una
ricetta già pronta, ma è un’arte che richiede uno sforzo comune. E ciò che ha reso possibile giungere a questo clima è stato proprio il tempo donato con gratuità da parte di tutti – i novizi, i padri, e, chiaramente, gli studenti –, senza badare a sprechi.

Andando a Roma e a Torino, al termine di questo corso, il cuore è colmo di gratitudine per il cammino condiviso con tanti confratelli in varie tappe della loro formazione; e la speranza è quella che, al di là di noiose regole grammaticali, rimarrà impresso la fraternità costruita.

Ivan Agresta SJ e Andrea Marelli SJ, coordinatori del corso di italiano

L’esame di coscienza – cosa aspetti a farlo?

di Giacomo Mottola

L’esame della giornata è una delle preghiere caratteristiche dei Gesuiti anzi potremmo dire che essa costituisce per noi quello che è il coro per i monaci. Non è soltanto una preghiera vocale e i suoi effetti durano a lungo. Col tempo l’esame della giornata diventa un vero e proprio stile di vita, uno stile di vita ignaziano.

Certamente non fu Sant’Ignazio ad inventare questo esercizio di preghiera che era presente nella chiesa fin dai primi secoli. No, è un po’ come la storia dell’America: l’ha scoperta Colombo ma non avendo ancora capito l’importanza di quello che aveva scoperto, per sua buona pace, fu Amerigo Vespucci a dargli il nome. Così Ignazio prendendo spunto da esperienze precedenti ha composto il suo esame. Grazie poi alla diffusione dei Gesuiti in tutto il mondo è diventato il modello di esame di “coscienza” per antonomasia. Metto coscienza tra virgolette perché quello di Ignazio, come vedremo, non è solo uno di quegli esami che servono per confessarsi ma molto di più.

Ma a cosa serve?

É difficile fare un elenco dei “benefici” di questa orazione per il semplice fatto che essendo qualcosa di spirituale i suoi effetti vanno anche al di là di quello che possiamo conoscere e comprovare ma, limitandomi a quelli che sono più immediatamente percepibili, proverò ad illustrarne qualcuno che fino ad ora ho potuto sperimentare.

Innanzitutto l’esame inizia col passare in rassegna i motivi per cui ringraziare Dio nella giornata (o mezza giornata se lo si fa 2 volte al giorno). Non solo ringraziarlo per quello che di bello è successo ma possiamo brevemente estendere il ringraziamento fino a ringraziare per la creazione, per i suoi colori, per la vita… ogni giorno è possibile trovare qualcosa di nuovo! Possiamo ringraziare per la salvezza che ha operato Gesù e per quei momenti della giornata in cui abbiamo riconosciuto la presenza di Dio… Così con gli occhi pieni della resurrezione impariamo a vivere la vita in gratitudine. Questo nei giorni tristi è come un giro sulle giostre e in un attimo ritorna il sole. Vivere da persone grate è il primo effetto a lungo termine dell’esame. Poi si prosegue con la richiesta dello Spirito Santo per poter guardare la propria vita con gli occhi di Dio, che sono gli occhi della misericordia. Guardare la propria vita come la vede Dio è l’unico modo di guardare correttamente a se stessi comprendendosi come figli amati. Questo è un altro effetto a lungo termine dell’esame. Il terzo punto è esaminare la propria giornata e dirsi: bene, davanti a tutto questo amore io come ho risposto?

Ecco che le colpe e il peccato non sono centrate sulla nostra condotta ma sulla rottura della relazione con colui che ci ama. Decentrarci, mettere al centro Gesù è uno degli effetti più liberanti di questo esercizio. Ecco che giunge il momento di prendere le distanze dal male e dal peccato proponendoci non solo di non ricommetterlo nell’avvenire ma anche cercando di trovare un modo per prevenire le future cadute. Ecco questo è un po’ come tenere alta la guardia sapendo che la vita è una lotta contro il potere delle tenebre. L’esame ci aiuta ad avere una strategia per vincere. Infine possiamo dire il nostro amore a Dio, chiedendo perdono al Padre per le eventuali mancanze e ristabilire la nostra alleanza con Lui nel nome di Gesù. Ecco l’esame ci rimette in piedi e ci rimette tra le braccia del Padre per il prossimo pezzo di strada, ma non è finita! Col tempo, infatti, esame dopo esame, si sviluppa una vigilanza costante sulle proprie azioni e sulla relazione con Dio che ci porta a vivere sempre più intensamente uniti a Dio e a vigilare nell’attesa del ritorno di Cristo.

Cosa aspetti a farlo?

 

Per saperne di più: https://getupandwalk.gesuiti.it/lesame-di-coscienza/

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