GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Foto Ricordo

Come colonne salde le gambe reggono sicure la mia posizione eretta. Incedere lento, pochi passi misurati e mi trovo di fronte a tre scalini. Li supero senza fatica, senza evitarne alcuno. Raggiungo il punto stabilito e indicato dalla presenza di un cuscino. Piego prima una poi l’altra gamba. Sono in ginocchio, col capo chino, pupille puntano verso una zolla di bianca cellulosa su cui leggo parole scritte da me con inchiostro nero. È la calligrafia partorita dalla mia mano destra, garantita dalla firma. Piuttosto che colonne, ora le gambe piegate attraversate da un leggero tremolio assomigliano a canne di bambù scosse dal vento. È l’emozione, è un caleidoscopio di emozioni, è la forza del senso di una vita che va spalancandosi.
Devo leggere, mi è porto il microfono. Temo, temo che la voce grave e chiara sia intimidita dall’evento. Comincio. Ci sono e ce la faccio. Non corro, le parole le sento uscire dalla bocca scandite bene. Il sudore invece accelera un pochino. Non alzo gli occhi. Riduco quel momento a un incontro tra pochi intimi: io, la formula, il Signore.
Giungo all’ultima frase, l’impegno della voce sembra essere troppo. La pronuncia dell’ultima frase è una via impervia. Mi viene in mente un’altra voce, quella di una mia amica: “Per poche cose vale la pena compromettere la vita, la consacrazione è una di queste. Coraggio, salta!”
Anche l’ultimo passo è compiuto. Il microfono è allontanato dalla bocca. Mi rialzo. L’Eucarestia è ancora maestosa e discreta davanti a me. Accade uno scambio veloce.Trovo padre Agostino alla mia sinistra. Gli do il foglio, lui la croce a me. Sul retro reca il nome di una città, Gerusalemme. Il caleidoscopio interiore inizia lentamente a dirigersi verso il silenzio. Dentro me qualche pensiero va, qualcuno arriva: è come un fiume che scorre su un letto di silenzio. È stata varcata una soglia di scelta e di mistero, e uno dei primi ad attendermi è lì, è il silenzio. Non è tuttavia da solo. È in compagnia della gioia. Di nuovo pochi passi misurati e ritorno al mio posto, resto in piedi come sentinella attenta ad ascoltare il salto degli altri compagni dopo di me.

 

Italia, Genova, Chiesa del Gesù. É un caldo pomeriggio del 14 settembre 2019. La città gode di una giornata di un pomeriggio di mare. Ma non per tutti. C’è una messa alle 16:30 in cui alcuni, chiamati novizi, scelgono di entrare per tutta la vita nella Compagnia di Gesù.
Sono in sei, senza farlo apposta tutti in camicia bianca, disposti ai lati dell’altare. Uno per volta s’inginocchia davanti all’altare e  ll’Eucarestia per pronunciare i loro voti, una semplice formula con dentro il loro nome. Un passo che è stato preparato da lontano.
Sono passati circa ventitré mesi e mezzo dall’inizio del noviziato. Si è al termine di un viaggio ricchissimo di scoperte. Molti eventi sono  avvenuti dai primi giorni passati in questa grande casa a prendersene cura. C’è voluto del tempo per renderla casa nostra.
Fino ai periodi fuori , gli esperimenti, dal silenzio del mese di Esercizi Spirituali alla polvere calda del pellegrinaggio in povertà. Da Torino a Milano, dalle Alpi alla Sicilia. Così si è snodato il nostro percorso. In quest’antica chiesa della Compagnia sono presenti molti spettatori. Le facce rivolte a quei sei, lì davanti all’altare. I volti raccontano le tante storie incrociate da noi novizi in questi due anni. Alcuni sono sorpresi, alcuni forse commossi, alcuni tendono il collo per vedere meglio che sta succedendo. Forse si aggirano fra loro pensieri come: “ Ce la faranno?” “Sarà emozionato?” “ E poi che gli succede?” “Ma doveva proprio partire?”
Tante strade sembrano convergere qui: i formatori del noviziato, che hanno sostenuto e supportato ciascuno di noi, ciascuno di loro a modo proprio, nell’ascolto e con affetto. I genitori, che hanno visto noi, figli allontanarci e ora sono lì. Forse ora possono sentirsi stranamente vicini a quei figli che sentivano così lontani. Ci sono i compagni novizi che hanno già fatto questo passo e quelli che lo faranno l’anno prossimo. Sono forse riuniti in un senso di catena, come un passaggio di testimone. Infatti, fra i banchi alcuni sguardi fanno intuire un’intesa basata sulle comuni esperienze, forse non facili, avute a fianco a fianco. Poi forse ci sono i volti di chi ha incontrato come novizi nei vari servizi.
Sembra così che i vari pellegrinaggi, non solo fisici, di questi novizi convergano qui. Nel caldo sole di Genova sembra che una strada si apra. Ciascuno si rialza in piedi, un po’ barcollanti. Ci si abbraccia. La messa è finita e sul volto di noi sei novizi rimane un sorriso, un po’ stanco forse ma sincero.
Questa è la nostra foto ricordo dei voti.

Alessandro Cocozza e Carmine Carano, scolastici gesuiti

Intervista con il nuovo socio P. Davide Saporiti

21 Nov 2022

Nel mese di settembre è arrivato nella nostra comunità il nuovo socio: P. Davide Saporiti SJ. Il suo predecessore P. Iosif Şandoru SJ ha iniziato il Terz’anno nella Repubblica Dominicana.

Sei stato per 10 anni nella Casa di Esercizi a Bologna. Come hai preso la notizia quando il P. Provinciale ti ha comunicato le tua nuova destinazione?

Inizialmente con un po’ di dispiacere per dover lasciare un luogo conosciuto e amato dove ho speso tutte le mie energie; amato per le attività svolte e per le belle relazioni vissute. Successivamente però – lo dico senza retorica – nel profondo di me ho sentito pace perché capisco la mobilità apostolica che fa parte della nostra vocazione. Il gesuita è un uomo inviato per gli altri. Capisco che stare troppo tempo in una realtà si rischia di diventarne padroni, di mettere radici, di non avere più freschezza pastorale e quindi di non fare il bene dell’opera stessa. In questa nuova destinazione, cioè in Noviziato, non mi fa problema il tipo di lavoro o l’ambiente, ma – come spesso accade – di fronte alle novità sorge un senso di inadeguatezza: sono capace di fare bene le cose che mi sono chieste? Nello stesso tempo avverto che in Noviziato posso dare il meglio di me.

Hai celebrato qualche settimana fa il tuo 25° anniversario nella Compagnia. Ora siete 6 rimasti nella Compagnia del tuo anno. Qual è il tuo ricordo del noviziato?

Il primo pensiero è che siamo rimasti la metà dei novizi con cui sono entrato. Pensando agli ex-compagni mi rendo conto che chi prosegue il cammino nella Compagnia non è migliore di chi esce: davvero la vocazione è qualcosa personale. (Sebbene debba essere confermata dalla Compagnia).
Per me è stato molto formativo entrare in un gruppo eterogeneo. Compagni con esperienze ecclesiali molto diverse, maturazioni diverse, gusti diversi, mi hanno aperto lo sguardo su tante sensibilità che non consideravo prima. I ricordi più affettivi sono sicuramente con le persone, sia i novizi che i formatori. Con i compagni del noviziato rimane un legame unico, anche se ci si sente poco. Ho ricordi vivi anche degli esperimenti tipici del Noviziato: il mese di Cottolengo, l’esperimento di Quaresima con gli studenti di un nostro collegio e ovviamente il Mese di Esercizi; sono stati i passaggi che mi hanno segnato profondamente: ogni volta che ci penso si accende una luce.

E qual è il tuo ricordo del vostro socio? Sotto quale aspetto vuoi essere come lui?

Nei due anni di noviziato ho cambiato il Maestro e anche Socio. Il primo era molto mite e anche molto colto senza farlo vedere. Il secondo era bravo ad accompagnare e guidare Esercizi, vedevo in lui un modello di gesuita. Entrambi erano molto disponibili e anch’io vorrei essere disponibile in ciò che mi viene chiesto. Soprattutto, a Dio piacendo, vorrei testimoniare con la vita più che con la parola la gioia di seguire il Signore nella Compagnia. Ma questo vale anche negli altri ambienti, non solo nel Noviziato.

Quali saranno i tuoi impegni in quest’anno?

Sto capendo poco alla volta, perché alcune cose sono cambiate da quando ho fatto io il Noviziato. Interpreto il mio ruolo a cerchi concentrici. Il primo cerchio (e il piú importante) è la vita del Noviziato: i moduli formativi con i novizi, l’istruzione al Mese di Esercizi, la rilettura del Mese e tutto ciò che riguarda la vita del Noviziato in senso stretto. Poi, un „cerchio” successivo riguarda la vita della casa e delle nostre opere in città: guidare ospiti che fanno gli Esercizi spirituali, l’accompagnamento spirituale, aiutare la pastorale dei confratelli in città (EVO per i giovani, CVX…). Infine il cerchio piú „esterno” comprende tutte le richieste che arrivano dalla diocesi o dalla nostra Provincia: corsi formativi, corsi di Esercizi spirituali e così via…

Quale ricordo vorresti lasciare nella memoria dei novizi? Quale messaggio vorresti comunicare attraverso il tuo esempio di vita?

Come detto in precedenza, vorrei comunicare la gioia di seguire il Signore nella Compagnia.
Se penso ai gesuiti che ho stimato in gioventù, ciò che mi colpiva di loro non era solo e soprattutto le grandi doti pastorali (sebbene siano importanti) ma che mi hanno insegnato “chi è” il gesuita: una persona inviata perchè si sente parte di un corpo universale, una persona innamorata del Signore che non può che spendere la vita per gli altri, una persona capace di abnegazione e di obbedienza, capace di vivere in comunità con uno stile costruttivo (oggi si direbbe “sinodale”) ma sempre in obbedienza al superiore perché le due cose non si escludono. Anch’io vorrei testimoniare, almeno in minima parte, tutto questo.

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