GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Raccogliere gli aghi di pino

di Benedek Rácz

Di nuovo stamattina in casa ho ricevuto questo incarico: “raccogliere gli aghi di pino sui sentieri del giardino”. Ogni mattina dobbiamo svolgere qualche incarico, ma si sa che la raccolta di aghi di pino vuole dire che oggi non abbiamo trovato niente di più importante da fare, in fondo ci sono sempre aghi di pino da raccogliere. Questo è un lavoro senza fine.

Prendo scopa, rastrello, sacchi e carriola, e vado piano piano. Mi metto al lavoro.

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Ok, non è probabile, che come padre gesuita, in futuro io riceva questo lavoro come incarico principale. Non credo che lo scopo di questo lavoro sia sviluppare la mia abilità nella raccolta di aghi di pino. Allora invece qual è lo scopo?

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Obbedienza. Da sempre mi è sembrato questo il più difficile tra i voti dei religiosi. Adempiere il compito che ho ricevuto.

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Ok, ma come? Questa mi sembra una domanda migliore! (cfr. Lc 1,34 Allora Maria disse all’angelo: “Come … ?”) Come si deve obbedire? Qual è lo scopo?

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Che cosa sono stato mandato a fare? A pulire i sentieri? Ecco, dovrei chiedere un rastrello più grande e una scopa nuova, affinché il lavoro sia compiuto più in fretta.

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Che cosa sono mandato a fare? A fare cose in cui mi sento inutile, in modo da crescere nell’umiltà? Allora, in questo caso è effettivamente un incarico utile: accresce la mia umiltà. Quindi è utile. Ma se è utile, non mi rende più umile!?

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

Che cosa sono mandato a fare? Pensare a tutto questo, farmi queste domande?

Non lo so.

Però i miei compagni e i miei superiori mi sono vicini. Che succederebbe se lo chiedessi a loro?

Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.

 

Benedek Rácz

 

“Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 83,6)

di Daniele Angiuli

Ogni pellegrino che lascia la propria casa, i propri affetti, per intraprendere un viaggio, porta con sé emozioni contrastanti: da una parte la gioia di mettersi in marcia, di incontrare luoghi di inedita bellezza e sguardi nuovi da incrociare; dall’altra nostalgia per ciò che lascia, per le persone da cui si separa, sapendo però che l’amore va ben al di là delle distanze geografiche. Soprattutto è animato dal desiderio di “arricchirsi” lungo la strada, non tanto di souvenirs quanto di incontri capaci di trasformarlo, di “lasciarsi fare” dal cammino più che “fare” il cammino.

Credo che siano stati animati da sentimenti simili gli uomini e le donne di cui ci narra il Vangelo che, lasciandosi alle spalle occupazioni, relazioni, si sono messi alla sequela del Rabbì di Nazaret, che ha insegnato da una “cattedra itinerante” e ha affascinato molti con la forza del suo sguardo e dei suoi gesti.. Tra i tanti nomi c’è Pietro, chiamato dal mare di Galilea al mare dell’umanità; Matteo, invitato a volgere lo sguardo verso un Amore senza misura; Maria di Magdala, liberata dall’Amore e chiamata ad essere apostola della Resurrezione.

Ma tra questi nomi ci sono anche i nostri, oggi: Jacopo, Paolo, Andras, Gabor, Soheil, Paolo, Daniele, giovani con dei sogni nel cuore, caratterizzati da fragilità e punti di forza. Dal 1 Ottobre abbiamo iniziato un cammino nella comunità del noviziato di Genova, per entrare in una relazione più intima con il Signore, conoscere meglio noi stessi e lo stile di vita che ci rende felici e rende felici gli altri.

Ciascuno di noi ha lasciato una parte di sé, attratti da uno Sguardo e mossi dal desiderio di una vita piena, per poter essere “uomini fino in fondo, anzi fino in cima”, come affermava don Tonino Bello. Non mancano di certo paure rispetto al futuro che ci attende, ma abbiamo fiducia in Colui che si fa nostro Compagno di viaggio che, come per i discepoli di Emmaus, ascolta le nostre preoccupazioni, accoglie le nostre sconfitte, riaccende la speranza.

Un mese fa, il 16 ottobre 2023, siamo entrati in seconda probazione, un tempo favorevole per andare in profondità alla Parola, agli scritti del Padre Fondatore Sant’Ignazio, attraverso la vita di preghiera, lo studio, la vita fraterna.

La possibilità di avere attualmente una giornata scandita da tempi precisi, dei luoghi in cui poter contemplare la bellezza del creato, delle persone adulte nella fede con cui confrontarsi, dei compagni su cui poter fare affidamento, è davvero un dono grande di Dio che speriamo di custodire e far fruttificare.

Ma anche il tuo nome, caro lettore, cara lettrice, è chiamato con amore dal Maestro: non ci chiede di essere perfetti per metterci in cammino, ma il desiderio di osare e la volontà di affidarci a Lui, così come siamo per lasciarci da Lui plasmare. Per noi e per te, homo viator, l’augurio caro al mondo scout: “Buona strada!

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