GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Canti di Natale in Noviziato

24 Dic 2020

Il Natale è associato a tradizioni e canti che evocano ricordi dei nostri paesi d’origine. Ognuno di noi ha scelto un canto, che considera di particolare importanza. E così abbiamo realizzato una playlist di brani natalizi, che desideriamo condividere con tutti.

Di seguito una breve presentazione del brano scelto:

P. Agostino: “Din Don Dan”.
Tra gioia e nostalgia, un canto per tutta la famiglia.

P. Iosif: “Astăzi s-a născut Cristos” (Oggi è nato Cristo).
In origine era una canzone natalizia popolare rumena, abbastanza antica. Nel video è una elaborazione postmoderna, fatta da un compositore amico mio di Cluj, Cristian Bence-Muk. Mi piace come è riuscito a rivitalizzare qualcosa di molto tradizionale. Il ritornello fa: Lăudați și cântați și vă bucurați! (Lodate e cantate e gioite!) E così sia!

Davide: “I re magi”.
Un allegretto festoso dall’oratorio per bambini, intitolato Il Natale degli innocenti. È composto da Nino Rota, particolarmente noto per le colonne sonore di film di Luchino Visconti e di Federico Fellini. Ma è anche fecondo autore di musica sacra. Il brano riprende alla lettera il vangelo di Matteo, la scena dei Magi che arrivano a Gerusalemme.

Raul: “Florile dalbe” (Fiori bianchi).
Canto tradizionale rumeno molto conosciuto, che i giovani usano cantare durante le feste di Natale, andando nelle case dei parenti e conoscenti, per annunciare la festa che sta per arrivare, la nascita del Messia.

Pasquale: “Venite pastorelli alla capanna”.
Scelgo questo canto perché ricorda, col suono delle zampogne, le tradizioni del sud Italia, per un periodo che è sempre nostalgico. La nostalgia che reca con sé l’attesa di Gesù.

Christian: “Natale a Pavana”.
È una delle ultime canzoni di Francesco Guccini, scritta e cantata nel dialetto della sua infanzia. Mi piace il senso della memoria e la musica insieme dolce e piena di nostalgia.

Péter: “Danze popolari rumene”.
Béla Bartòk è capace, con gli strumenti della musica classica, di presentarvi un pezzo della cruda musica popolare rumena e ungherese. Così facendo del Natale un’esperienza vivace, simile alla sera nella quale i pastori vanno a vedere Gesù, Maria e Giuseppe.

Daniel N.: “Barn Jesus i en krybbe lå” (Bambin Gesù giaceva in una mangiatoia).
È un canto tradizionale danese che mi piace molto. Il testo è di Hans Christian Andersen e la musica di Niels W. Gade, che l’ha composto nel 1859.

Guglielmo: “Angelus ad pastores ait” (L’angelo disse ai pastori).
È un canto originale: che risale all’origine. L’esecuzione ad otto voci, in armonia tra loro, mi rimanda alle nostre diversità, unite in un solo canto, davanti alla tenerezza di un bimbo indifeso, che nasce per amore.

Dániel T.: “Boldogságos Szűz” (Beata Vergine).
In questo brano si incontrano due mondi diversi, due tradizioni diverse: Una ninna-nanna folkloristica ungherese per Gesù bambino e un canto del XIII secolo su un miracolo di Maria.
Mi piacciono gli incontri di questo tipo, dove la diversità non ci separa, ma ci arricchisce. Per me il Natale significa qualcosa di simile: contemplare l’incarnazione di Dio e donarmi agli altri come sono.

Gellért: “Betlehem kis falucskában” (Nel piccolo villaggio di Betlemme). Due voci bastano per il grande annuncio: “il Dio-Figlio si è fatto uomo”. Un canto tradizionale ungherese, presentato da due musicisti del mio paese.

Attraverso questa playlist potete sentirvi un po’ più uniti a noi. Auguriamo a tutti un buon Natale.

Avvento

di Gianluca Severin

Non coerceri a maximo,
contineri tamen a minimo
divinum est

Quest’antico verso d’un anonimo giovane gesuita si potrebbe tradurre:

Non essere costretto da quanto di più grande,
farsi contenere da quanto di più piccolo,
questo è proprio di Dio

L’Avvento ci chiama all’attesa carica di speranza; nei secoli gli uomini hanno camminato senza sosta cercando quel luogo dove sentirsi a casa, innumerevoli notti hanno vegliato scrutando per quella luce che rischiarasse le loro giornate, alte grida hanno levato al cielo confidando in una risposta, hanno scavato fino ai confini dell’animo, con tutto se stessi hanno cercato dentro di sé per incontrare Qualcuno. L’uomo si è sentito chiamato fuori di sé, inquieto viandante, per incontrare Chi da sempre lo stava aspettando. Nel nostro desiderio di incontrarLo non riesce a costringerci quanto di più grande.

L’Avvento ci chiama all’attesa carica di lode; tanti momenti dei nostri giorni, tante cose della nostra quotidianità, tanti gesti delle nostre relazioni trascorrono fragili, umili, ordinari e persino banali. Eppure nella nostra vita abbiamo quei momenti speciali, quegli oggetti cari, quei gesti pieni di significato spesso giunti a noi inattesi, improvvisamente. Quando li raccontiamo agli altri, carichi di ricordi e di emozioni, ci ascoltano, trascinati dal nostro calore, ma possono capire fino in fondo perché quel pomeriggio in montagna, quella maglietta logora, quella lacrima hanno illuminato la nostra esistenza? Forse no, ma anch’essi hanno un frammento prezioso e possono immaginare quella gioia. Per incontrarLo quanto di più piccolo ci basta.

Nella sua vita come pellegrino e come compagno di Gesù santo padre Ignazio ha imparato a contemplare la rivelazione di Dio nella realtà umana e terrena. Nell’ultimo tratto del suo viaggio, ogni volta che voleva trovare Dio, Lo trovava.

Il Natale, Dio che sceglie di farsi uomo, apre uno spiraglio per contemplare queste realtà: nei rivolgimenti della storia, nelle vastità della geografia, lo Spirito scende, delicato e pieno d’affetto, sul ventre di una giovane ragazza. In un marginale villaggio della Galilea il Signore, Dio dell’Universo, l’atteso nei Secoli, si è fatto minuscolo embrione di carne umana.

In questi giorni d’Avvento lasciamo crescere in noi nella pace, nel silenzio, la promessa d’amore di una vita nuova.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità. (Gv 1, 14)

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