GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Il canto nel giorno che declina

di Gianluca Severin

Al calar della sera, se non attendiamo all’apostolato, ci ritroviamo insieme per celebrare i vespri, la preghiera serale della comunità cristiana.

Preghiamo per le nostre famiglie, per i nostri amici, per i nostri confratelli, per le persone incontrate nel nostro cammino affinché il ricordo tenga vivo il nostro affetto. Preghiamo con la nostra comunità, con i nostri compagni di cammino ovunque nel mondo, con quelli nella gioia e con quelli in difficoltà. Preghiamo con chi prega solo, con chi nella solitudine e nel silenzio d’un mondo affollato e caotico sussurra le parole del proprio cuore. Preghiamo con chi non sa pregare, con chi non trova le parole, con chi teme di aprire il proprio animo, con chi teme che il proprio grido cada nel vuoto o che sia accolto con giudizio e condanna. Preghiamo con chi non prega, con chi non ha voglia, con chi non ha tempo, con chi non trova qualcosa per cui ringraziare o per cui supplicare, né spera che Qualcuno ascolterà la sua gratitudine o la sua supplica.

La nostra preghiera si fonde alle mille voci della famiglia umana, alle lodi e alle suppliche, alle gioie e ai dolori, alla rabbia e alla pace, ai desideri e alle paure che animano i cuori degli uomini. Pregando usiamo parole che Cristo, che profeti e santi, che persone qualunque hanno usato prima di noi, unendo la nostra alla loro voce, al loro sentire, al loro vivere, al loro incontrare il Signore; mentre preghiamo riconosciamo l’eco delle voci di tutti nelle nostre, le nostre risuonano in quelle di Cristo e quelle di Cristo in noi.

La preghiera di ciascuno si fonde e si intreccia con la preghiera di tutti; nei salmi, nei cantici e negli inni, trovo le parole per esprimere i moti del cuore che condivido con quel salmista che si affidava a Dio millenni fa. Non io solo cerco, non io solo sento, non io solo amo: le parole di altri, di antichi, di lontani, mi ricordano che non sono solo. Quell’immagine, quell’espressione, quell’esperienza danno forma e luce al mio vivere interiore.

Nel pregare infondo a parole antiche il significato attualissimo e concreto della mia vita, quel battito unico del mio cuore. In quelle parole racconto la mia vita, rileggo il mio passato, scorgo tracce per il futuro. Come dalla medesima pietra focaia partono mille scintille, dalla stessa Parola s’infiammano mille vite.

L’intera vita, con il susseguirsi dei giorni e delle notti, delle azioni e dei pensieri, delle parole e dei silenzi, con la lode per la bellezza della vita, con il rispetto per il mistero di verità di ogni creatura e persona, con il servizio d’amore a Dio e agli uomini è preghiera, sacra e preziosa.

Al calar della sera, in comunione con tutti gli uomini e le donne, ci ritroviamo per celebrare la preghiera del popolo di Dio.

La ripetizione della preghiera: una frustrazione o un approfondimento?

di Andrea Cassar

Nel mese di Esercizi Spirituali, ho vissuto e sperimentato per la prima volta quella che Sant’Ignazio di Loyola chiama la ‘Ripetizione di una meditazione o contemplazione’, che consiste nel meditare un brano evangelico o un esercizio previsto da Sant’Ignazio per la seconda volta, soffermandosi sui punti in cui si è sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento spirituale (Esercizi Spirituali [62,2]).

Quando ho saputo che dovevo fare questo tipo di esercizio, sentii subito un po’ di frustrazione e mi chiesi: “Che cosa potrà dirmi di nuovo questo brano?” Questo pensiero mi ha accompagnato anche prima del mese di Esercizi e, infatti, mi è capitato spesso di meditare lo stesso brano del Vangelo con un atteggiamento abbastanza diffidente e insensibile. Questa volta, però, notavo che dietro alla mia frustrazione e insoddisfazione c’era una verità ancor più importante da scoprire: che il protagonista della preghiera non sono io e quelli che potrebbero essere i miei pensieri e le mie aspettative. Al contrario, è la presenza benevola del Signore che mi aspetta e desidera incontrarmi così come sono, anche se mi potrei sentire lontano da Lui.

Nella Lettera agli Ebrei, San Paolo scrive che la parola di Dio è viva, efficace e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cfr. Eb 4,12); nel tenere ben presente questa verità, non sentivo più il bisogno di preoccuparmi nel meditare lo stesso brano e le stesse parole del Vangelo. Questa esperienza mi ha portato molta libertà interiore e mi ha insegnato a lasciar perdere le mie aspettative e tutti gli ideali che mi ponevo ancor prima di iniziare il momento della preghiera. Con questa disposizione d’animo, ho potuto affrontare e approfondire le diverse ripetizioni dei brani evangelici, osservando con maggior chiarezza come il Signore mi stesse parlando attraverso i movimenti interiori. Infatti, ci sono stati alcuni giorni specifici dove ho sperimentato più “gusto” durante la preghiera di ripetizione a confronto della prima contemplazione, che si dimostrò molto difficile e pesante.

Credo che questo metodo di Sant’Ignazio possa essere utile e valido non soltanto per la preghiera personale e comunitaria ma per la vita quotidiana di ognuno di noi. Spesso, ci ritroviamo a vivere delle giornate che sono un susseguirsi di avvenimenti, più o meno simili, e può essere che la prima reazione sia quella di lamentarci, forse anche arrenderci alla sorprese e alla bellezza che ci possono regalare. In un mondo dove la felicità pare che dipenda dalle novità del mercato e dai tanti piaceri mondani che appesantiscono l’anima e lasciano sempre più arido il cuore, fermarsi e prendersi del tempo per rileggere e approfondire il vero senso di quello che facciamo ogni giorno, può sembrare insensato e, addirittura, spreco di tempo. Questa tentazione è reale ed è presente in tutti noi, e potrebbe condurci a vivere la nostra quotidianità con mediocrità. Decidere di agire contro questa tentazione ci aiuterà a riconoscere la Sua presenza viva e consolante propria là dove tutto sembra noioso, sconosciuto e morto.

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