GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
iten
facebookTwitterGoogle+

https://it.wikipedia.org/wiki/Peppino_De_Filippo

Gaetano Pappagone

Info

“Ma saranno francesi?”

Solito gruppetto di noi noivizi, a una mia freddura Pietro mi guarda e ridendo, indicando un gruppo di turisti, mi dice : “immagina se ci sentono!”.
Ma io che avevo provato a capire cosa loro dicevano e avendo sentito l’accento francese mi giustifico dicendo: “ma so francesi!”.

L’umorismo fa parte della nostra quotidianità, basti pensare che se l’aggettivo “spiritoso” deriva da “spirito” per chi coltiva la vita spirituale non può non essere un elemento familiare.

Anche K.Rahner riflettendo sull’ironia diceva: “Dio ride, dice la Scrittura. E, con ciò, afferma che perfino il più minuscolo riso puro e argentino, che scaturisce da non importa dove, da un cuore retto, dinanzi a una qualsiasi idiozia di questo mondo, riflette un’immagine e un raggio di Dio. È un ricalco di Dio il cui riso sta a dimostrare che, in fondo, tutto è buono alla fin fine”.

L’atteggiamento umoristico serve a relativizzazzare, a guardare criticamente positività e negatività
delle avventure della vita, porta con sé il senso delle proporzioni, e prende con leggerezza ed elasticità se stessi e gli altri.
“Sa vivere, in una parola, dentro le contraddizioni e viene considerato ora come un lubrificante ora come un abrasivo che sblocca rigidità e chiusure, ed è una valvola di scarico delle tensioni e, infine, è un’esperienza liberatoria.” utilizzando le parole del padre Barnabita, Gentili.

Si può sperimentare come l’ironia e il senso dell’umorismo siano un atteggiamento che aiuta, anzi direi insegna a trascendere tutto ciò che non è Dio, continuando a viverlo nell’esperienza di Dio, trovando un senso nelle circostanze che si vivono. Aiuta quindi a vedere tutte le situazioni che ci circondano e a contemplarne la profonda umanità e creaturalità suscitando di conseguenza un atteggiamento di amore e compassione, per partecipazione, al mondo e alla storia che viviamo.

“Questo sguardo di tenerezza e di indulgenza ci dà la grazia – poiché di una vera grazia si tratta – di ridere di noi stessi: dei nostri fallimenti, dei nostri sogni infranti, dei nostri voli mancati. Il cristiano che ha il senso dell’umorismo, quando cozza contro la disillusione, comprende e sorride: comprende i suoi limiti e sorride del crollo delle sue illusioni. Se da un lato l’umorismo, come senso del relativo e del limite, porta al distacco da sé e si stabilisce nell’umiltà, da un altro è un invito alla fiducia, anzi all’audacia” (dall’Editoriale della Civiltà Cattolica Anno 137, vol III, Quaderno 3265 – 5 luglio 1986, Umorismo e vita Cristiana).

In fondo anche S.Ignazio guardando alla sua storia e raccontandola nell’Autobiografia, guardando al pellegrino che era, non riusciva a trattenere battute o riflessioni ironiche su situazioni che aveva vissuto. E non è nemmeno difficile notare una certa ironia, carica allo stesso tempo di una profondità incredibile della sua esperienza personale e spirituale, nel consiglio:
“Prega come se tutto dipendesse da Dio, lavora come se tutto dipendesse da te”.

E poiché “la bocca sorridente rivela quello che l’uomo è” (Sir 19,27), per noi questo atteggiamento di ironia e di ilarità è anche testimonianza e simbolo dell’esperienza di Dio che facciamo.

Poi qualche giorno dopo quella battuta, sempre con un gruppetto di novizi in giro per Genova, me ne era venuta un altra e questa volta, forse ci hanno sentito anche un gruppo di ragazzi che era poco dietro di noi, e guardandoci ci siamo chiesti: “Ma saranno francesi, pure loro?”

Filippo Carlomagno, novizio del primo anno

L’esame di coscienza – cosa aspetti a farlo?

di Giacomo Mottola

L’esame della giornata è una delle preghiere caratteristiche dei Gesuiti anzi potremmo dire che essa costituisce per noi quello che è il coro per i monaci. Non è soltanto una preghiera vocale e i suoi effetti durano a lungo. Col tempo l’esame della giornata diventa un vero e proprio stile di vita, uno stile di vita ignaziano.

Certamente non fu Sant’Ignazio ad inventare questo esercizio di preghiera che era presente nella chiesa fin dai primi secoli. No, è un po’ come la storia dell’America: l’ha scoperta Colombo ma non avendo ancora capito l’importanza di quello che aveva scoperto, per sua buona pace, fu Amerigo Vespucci a dargli il nome. Così Ignazio prendendo spunto da esperienze precedenti ha composto il suo esame. Grazie poi alla diffusione dei Gesuiti in tutto il mondo è diventato il modello di esame di “coscienza” per antonomasia. Metto coscienza tra virgolette perché quello di Ignazio, come vedremo, non è solo uno di quegli esami che servono per confessarsi ma molto di più.

Ma a cosa serve?

É difficile fare un elenco dei “benefici” di questa orazione per il semplice fatto che essendo qualcosa di spirituale i suoi effetti vanno anche al di là di quello che possiamo conoscere e comprovare ma, limitandomi a quelli che sono più immediatamente percepibili, proverò ad illustrarne qualcuno che fino ad ora ho potuto sperimentare.

Innanzitutto l’esame inizia col passare in rassegna i motivi per cui ringraziare Dio nella giornata (o mezza giornata se lo si fa 2 volte al giorno). Non solo ringraziarlo per quello che di bello è successo ma possiamo brevemente estendere il ringraziamento fino a ringraziare per la creazione, per i suoi colori, per la vita… ogni giorno è possibile trovare qualcosa di nuovo! Possiamo ringraziare per la salvezza che ha operato Gesù e per quei momenti della giornata in cui abbiamo riconosciuto la presenza di Dio… Così con gli occhi pieni della resurrezione impariamo a vivere la vita in gratitudine. Questo nei giorni tristi è come un giro sulle giostre e in un attimo ritorna il sole. Vivere da persone grate è il primo effetto a lungo termine dell’esame. Poi si prosegue con la richiesta dello Spirito Santo per poter guardare la propria vita con gli occhi di Dio, che sono gli occhi della misericordia. Guardare la propria vita come la vede Dio è l’unico modo di guardare correttamente a se stessi comprendendosi come figli amati. Questo è un altro effetto a lungo termine dell’esame. Il terzo punto è esaminare la propria giornata e dirsi: bene, davanti a tutto questo amore io come ho risposto?

Ecco che le colpe e il peccato non sono centrate sulla nostra condotta ma sulla rottura della relazione con colui che ci ama. Decentrarci, mettere al centro Gesù è uno degli effetti più liberanti di questo esercizio. Ecco che giunge il momento di prendere le distanze dal male e dal peccato proponendoci non solo di non ricommetterlo nell’avvenire ma anche cercando di trovare un modo per prevenire le future cadute. Ecco questo è un po’ come tenere alta la guardia sapendo che la vita è una lotta contro il potere delle tenebre. L’esame ci aiuta ad avere una strategia per vincere. Infine possiamo dire il nostro amore a Dio, chiedendo perdono al Padre per le eventuali mancanze e ristabilire la nostra alleanza con Lui nel nome di Gesù. Ecco l’esame ci rimette in piedi e ci rimette tra le braccia del Padre per il prossimo pezzo di strada, ma non è finita! Col tempo, infatti, esame dopo esame, si sviluppa una vigilanza costante sulle proprie azioni e sulla relazione con Dio che ci porta a vivere sempre più intensamente uniti a Dio e a vigilare nell’attesa del ritorno di Cristo.

Cosa aspetti a farlo?

 

Per saperne di più: https://getupandwalk.gesuiti.it/lesame-di-coscienza/

Commenti

Lascia un commento
Chiudi notifica

Gesuitinetwork - Normativa Cookies

I cookies servono a migliorare i servizi che offriamo e a ottimizzare l'esperienza dell'utente. Proseguendo la navigazione senza modificare le impostazioni del browser, accetti di ricevere tutti i cookies del nostro sito. Qui trovi maggiori informazioni