GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Doubting Thomas *oil on canvas *250,4 × 308,5 cm *ca. 1626 - ca. 1630

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Mi ami?

di Pál Füszfás

In occasione della Pasqua vorrei condividere una mia esperienza degli esercizi spirituali.

Nell’ultima, quarta, settimana degli Esercizi Spirituali contempliamo Gesù risorto. Per me era particolarmente difficile stare dentro queste contemplazioni, all’inizio non capivo perché. Nella mia mente c’erano tanti pensieri distratti, per esempio su come costruire un telaio di bicicletta, in quale lato del tetto delle case vicine sarebbe opportuno mettere panelli fotovoltaici, o vedendo un campo mi venivano in mente tecnologie dell’agricoltura. Essendo un ingegnere (almeno in pectore) mi interessano tutti questi temi ma in quel tempo era assolutamente inutile pensare ad essi.

Era già il terzo giorno che stavo soffrendo per distrazioni di questo genere quando finalmente sono riuscito a dire la vera ragione: non mi piaceva questo Gesù risorto che non sta con i suoi e con il quale non posso stare semplicemente come prima. Viene quando vuole, rimane per 5 minuti, per un ora e poi se ne va. Si rende irriconoscibile e giocherella con i suoi discepoli.

Poi chiede: “Mi ami?” (apparizione di Gesù presso il mare di Tiberiade, Gv 21)

Il “buon cattolico” subito risponde in me: “Sì, Signore, certo, tu sai che ti amo”.

Ma questa volta c’è anche un’altra voce più sincera: “Come potrei amarti? Non stai con me, sempre vai via!”.

Finalmente so cosa non va. Sono sempre molto grato per questi momenti di sincerità. A volte purtroppo devo aspettare giorni, settimane, anni finché arrivino.

Poi è affascinante che velocemente un problema si può risolvere se lo riconosciamo.

Altre due parole mi vengono in aiuto: “Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.” (Mt 28,20) Come?

L’altra: “E il re risponderà loro: In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me.” (Mt 25,40).

Ecco: infatti, trovare e vedere Gesù nel prossimo (e in ogni cosa) è un compito per tutta la vita. Anzi, dobbiamo amarlo in tutto! Questa presenza nuova, strana, nascosta ci rende capaci di una carità decisamente maggiore. Se lui fosse rimasto fisicamente presente fra gli uomini, avrei corso il rischio di amarlo in modo esclusivo. Ma così, per Lui e in Lui, posso e devo amare tutto e tutti di più e sempre di più. O possiamo dire anche così: Posso e devo amare Lui in tutto e tutti.

 

Pál Füszfás

La ripetizione della preghiera: una frustrazione o un approfondimento?

di Andrea Cassar

Nel mese di Esercizi Spirituali, ho vissuto e sperimentato per la prima volta quella che Sant’Ignazio di Loyola chiama la ‘Ripetizione di una meditazione o contemplazione’, che consiste nel meditare un brano evangelico o un esercizio previsto da Sant’Ignazio per la seconda volta, soffermandosi sui punti in cui si è sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento spirituale (Esercizi Spirituali [62,2]).

Quando ho saputo che dovevo fare questo tipo di esercizio, sentii subito un po’ di frustrazione e mi chiesi: “Che cosa potrà dirmi di nuovo questo brano?” Questo pensiero mi ha accompagnato anche prima del mese di Esercizi e, infatti, mi è capitato spesso di meditare lo stesso brano del Vangelo con un atteggiamento abbastanza diffidente e insensibile. Questa volta, però, notavo che dietro alla mia frustrazione e insoddisfazione c’era una verità ancor più importante da scoprire: che il protagonista della preghiera non sono io e quelli che potrebbero essere i miei pensieri e le mie aspettative. Al contrario, è la presenza benevola del Signore che mi aspetta e desidera incontrarmi così come sono, anche se mi potrei sentire lontano da Lui.

Nella Lettera agli Ebrei, San Paolo scrive che la parola di Dio è viva, efficace e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cfr. Eb 4,12); nel tenere ben presente questa verità, non sentivo più il bisogno di preoccuparmi nel meditare lo stesso brano e le stesse parole del Vangelo. Questa esperienza mi ha portato molta libertà interiore e mi ha insegnato a lasciar perdere le mie aspettative e tutti gli ideali che mi ponevo ancor prima di iniziare il momento della preghiera. Con questa disposizione d’animo, ho potuto affrontare e approfondire le diverse ripetizioni dei brani evangelici, osservando con maggior chiarezza come il Signore mi stesse parlando attraverso i movimenti interiori. Infatti, ci sono stati alcuni giorni specifici dove ho sperimentato più “gusto” durante la preghiera di ripetizione a confronto della prima contemplazione, che si dimostrò molto difficile e pesante.

Credo che questo metodo di Sant’Ignazio possa essere utile e valido non soltanto per la preghiera personale e comunitaria ma per la vita quotidiana di ognuno di noi. Spesso, ci ritroviamo a vivere delle giornate che sono un susseguirsi di avvenimenti, più o meno simili, e può essere che la prima reazione sia quella di lamentarci, forse anche arrenderci alla sorprese e alla bellezza che ci possono regalare. In un mondo dove la felicità pare che dipenda dalle novità del mercato e dai tanti piaceri mondani che appesantiscono l’anima e lasciano sempre più arido il cuore, fermarsi e prendersi del tempo per rileggere e approfondire il vero senso di quello che facciamo ogni giorno, può sembrare insensato e, addirittura, spreco di tempo. Questa tentazione è reale ed è presente in tutti noi, e potrebbe condurci a vivere la nostra quotidianità con mediocrità. Decidere di agire contro questa tentazione ci aiuterà a riconoscere la Sua presenza viva e consolante propria là dove tutto sembra noioso, sconosciuto e morto.

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