GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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La vita in comunità

18 Dic 2017

“Come ti vedi vivere in comunità?”

Quando mi è stata chiesta questa domanda – la prima di uno dei miei colloqui per l’ammissione al Noviziato – la bocca era (per fortuna) piena di gelato, dandomi qualche secondo per trovare una risposta.

Due mesi sono volati qui nel noviziato, e dato che finalmente ho trovato un nuovo ritmo, questa domanda si presenta sempre più concretamente.

Essendo il primogenito di cinque fratelli, la condivisione di una casa non è affatto nuova per me. Tuttavia, il contesto è cambiato radicalmente: i miei nuovi fratelli sono altri undici novizi, provenienti da quattro paesi diversi, ognuno con un’esperienza di vita molto diversa. Aggiungendo a questo i nostri diversi cosidetti “Apostolati” (assistendo parrocchie o istituzioni di Genova), anche le nostre esperienze quotidiane sono diventate più distinte.

Anche se non tutti condividiamo la stessa lingua, cultura, lavoro e background accademico, Apostolato e interessi, siamo uniti tramite una relazione personale con Cristo e un profondo desiderio di rispondere alla Sua chiamata con amore. Tanto che, vedendo la vita attraverso gli occhi della fede, la nostra diversità è sicuramente una forza e un dono per cui rendiamo grazie, vedendo l’uno nell’altro un diverso volto dell’amore di Dio.

Cosa fare con un regalo come questo? Usalo! E infatti, la nostra routine dà grande importanza a questa condivisione di idee, opinioni, esperienze, movimenti interiori, gioie, preoccupazioni, punti di forza e debolezze: sia durante i discussioni aperte a pranzo e cena, ricreazione serale quotidiana tutti insieme, uscite di giovedì in montagna / in riva al mare / visitando Genova, o discutendo la nostra serata cinematografica settimanale o CineForum mensile.

Ma forse la espressione più alta di questa diversità quotidiana è attraverso la preghiera. Per noi, la preghiera è un momento per riconoscere e nutrire i desideri che Dio ha posto nel nostro cuore, per ascoltare la chiamata personale di Cristo, per approfondire una relazione intima con Gesù. Ma non è un tempo di isolamento: nulla di ciò che abbiamo e sperimentiamo è soltanto nostro, e questo è vero anche per le grazie ricevute nella ora quotidiana di preghiera silenziosa del mattino. Per questo motivo condividiamo grazie, intuizioni, riflessioni e consolazioni ricevute durante questo incontro con Dio con tutta la comunità durante la Messa mentre presentiamo le nostre intercessioni.

Anche i Vespri, la preghiera di tutta la Chiesa, sono preceduti da un momento di preghiera personale, in modo che quando eleviamo il nostro cuore a Dio all’unisono, la nostra preghiera comune si basa su un’esperienza profondamente personale e individuale della Parola di Dio.

La vita comunitaria non è semplicemente ‘l’amichevolezza’, di cui c’è in abbondanza, ma la condivisione di una vita che è centrata su Cristo. E questo è ciò che significa «essere amici nel Signore», proprio come i primi compagni della Compagnia di Gesù.

E vide che era cosa molto buona

di Gianluca Severin

Tra le esperienze che costellano la vita in noviziato ci sono le uscite che ogni settimana viviamo insieme, camminando nella natura che circonda la città.

Quando arriviamo in vetta, sotto il cielo profondissimo, su picchi sospesi, circondati dai monti e dal mare, la nostra meraviglia sboccia nella lode. Il Signore passò per questi boschi, spargendo con premura mille grazie, e mirandoli per via, con il suo solo volto, li lasciò rivestiti di bellezza. Le creature sono un’orma del passo di Dio, grazie a cui si intuiscono la Sua grandezza, potenza, sapienza. (San Giovanni della Croce)

Il cuore si unisce a ogni creatura che canta la gioia della propria esistenza, che proclama la Sua infinita creatività, la Sua somma sapienza, la Sua eterna tenerezza. Davanti a noi si apre uno spazio immenso in cui tutto prende misura infinita, e in noi tanto si allarga il desiderio di altezze, di splendore, di libertà.

E qui, senza averlo chiesto, senza averlo meritato, ci sono anche io. Si, ci sono, Dio onnipotente che mia hai creato e amato, e Ti ringrazio di esserci, e di essere quello che sono, davanti a Te.

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature [Sal 103, 24]

Mentre l’orecchio s’immerge nel silenzio, e s’accorge del rombo lontano d’una cascata, dello stormire di fronde, dello stridio di un falco, sgorga in noi il senso del sacro.

Mi prende un profondissimo rispetto e, al contempo, mi trattengo nella somma intimità nella quale mi accoglie; sono pervaso da un’abissale indegnità e, al contempo, di dolcissima fierezza quando Si fa prossimo: “Non aver paura. sono io”. Di fronte al sublime, non ho paura ma sono attratto, innamorato; di fronte all’ignoto non mi ammutolisco ma dialogo delle cose più profonde e sincere della vita; di fronte all’infinito, non fuggo ma mi affido, mi lascio abbracciare; di fronte al mistero, non mi ritraggo ma mi apro all’amicizia, alla comunione. E percepisco tutto opera di Dio, me stesso opera di Dio, e Dio all’opera nella vita.

Lo Spirito del Signore riempie l’universo, e abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce [Sap 1,7]

Mentre riposiamo insieme tra rocce che si protendono al cielo, plasmate e vivificate dalla luce che splende, dal vento che soffia, dall’acqua che scorre, viviamo non come servi, non come padroni ma da amici.

Condividiamo il cammino, ritmato dal lento e perseverante salire, e le pause, le stanchezze e gli ardimenti, la fatica e la meraviglia. Condividiamo il pane e l’acqua, un gesto quotidiano, ma che dopo una comune fatica è più franco e sereno, ha un sapore di maggiore intimità. Condividiamo le storie che ognuno ha da raccontare, il passato che l’ha condotto qui, il futuro che intravede all’orizzonte, le paure e le passioni, le risate e le tristezze, i dubbi e gli entusiasmi. Condividiamo la silenziosa reciproca compagnia. E mi sento tra fratelli.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro [Mt 18, 20]

Vivendo questo ci salviamo: nella lode, nel sacro, nell’amicizia di Dio si realizza già la nostra salvezza, la pienezza di vita.

L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, mediante ciò, la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. [Principio e fondamento degli Esercizi Spirituali]

 

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