GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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L‘estate che vorrei

di Alessandro Di Mauro

Qual è l’estate che vorrei?

Mi piacerebbe viaggiare e vedere nuovi luoghi e conoscere nuove persone con le loro vite, i loro desideri e i loro sogni. Inoltre vorrei avere sempre qualcosa di nuovo da fare per non annoiarmi, condividere con persone che conosco una parte delle mie vacanze per poter ‘camminare’ insieme. Sicuramente vorrei anche non sentirmi oppresso dal tempo per poter pregare ed incontrare il Signore.

Beh sembrerebbe impossibile avere un’estate così…e invece no l’estate per un novizio è proprio un insieme delle cose che ho detto. Dopo dieci giorni di vacanza con i fratelli della comunità si parte per andare ognuno in luoghi diversi dell’Italia in cui svolgeremo dei servizi per diverse realtà o per delle attività estive della nostra compagnia. Sarà un’occasione per aiutare il prossimo in qualcosa di bello e arricchente per lui e per noi, l’estate sarà variegata da incontri significativi e sicuramente potremo incontrare il Signore nella preghiera e nei volti delle persone che conosceremo. Vivremo anche le attività estive dei gruppi che abbiamo seguito durante quest’anno di apostolato, per camminare insieme. Qualcuno potrebbe pensare ma quando vi riposate? Come rispondo sempre io: c’è sempre tempo per riposare in futuro, ora è il momento di vivere pienamente.

Alessandro Di Mauro

Quando la preghiera diventa…preparare la colazione

di Alessandro Di Mauro

Durante la vita di noviziato capita, a rotazione, di dover preparare la colazione per tutti prima di iniziare la preghiera individuale della mattina. In questi casi uno di noi ha la necessità di svegliarsi un po’ prima degli altri per poter conciliare i tempi di preparazione e quelli di meditazione. Mi sono chiesto, alcune volte, se davvero sia necessaria la nostra presenza nel fare questo servizio o se ci sia una ragione più profonda per farlo.

Da un po’ di tempo la mattina quando suona la sveglia sento, spesso, nel mio cuore il desiderio di incontrare il Signore durante la mia preghiera personale e nella celebrazione Eucaristica che viviamo quotidianamente. Mi sono però accorto che anche quando devo anticipare la sveglia per la colazione il desiderio non cambia e mi sembra quasi che anche quest’ultima entri nella dinamica di incontro con Lui.  Mi sorge allora una domanda: è possibile che anche il gesto di preparare la colazione per tutti, rientri in qualche modo in una forma di preghiera? Per rispondere a questa domanda me ne pongo subito un’altra: qual è il senso della preghiera cristiana? Credo che la preghiera sia un incontro con il Signore per approfondire sempre più la comunione di vita con Lui. Come diceva Santa Teresa D’Avila è il momento in cui incontro l’amato. D’altra parte se leggiamo i Vangeli, Gesù stesso, spesso, si fermava a pregare da solo nell’intimità del dialogo con il Padre, tanto da far scattare agli Apostoli il desiderio di capire come pregare: ‘Signore insegnaci a pregare’. Quali esigenze li hanno spinti a porre questa richiesta? Sicuramente l’esempio di Gesù sarà stato un elemento trainante: come prega il maestro è bene che preghiamo anche noi; ma credo, che, in primis, avessero il desiderio di vivere lo stesso incontro di Gesù con Dio Padre. Nella preghiera quindi si incontrano due libertà: quella del credente che ricerca il Signore e quella di Dio che ha il desiderio di farsi ascoltare da chi lo prega. Questo è anche il motivo per cui è, spesso, complicato pregare, perché si intrecciano da un lato una dinamica soprannaturale, per cui la preghiera è un dono di Dio, per il quale occorre preparare il proprio cuore; dall’altro è un incontro umano che avviene nella vita ordinaria, una sfida a  riconoscere la voce di Dio spesso coperta dal frastuono della quotidianità.

Ma torniamo alla colazione! Cosa c’entra tutto questo con la sua preparazione? Niente, se una persona si approccia alla preparazione, pensando che lo scopo sia quello di aver pronto in orario un po’ di latte, di caffè e di the. Ma se uno vive questa operazione assaporandone ogni singolo momento – dalla presa delle caffettiere alla loro preparazione, al sentirne il fischio del caffè pronto e gustando il calore che i vapori emanano quando si versa nel thermos – pensando che questo gesto sarà di aiuto per i confratelli, per coloro che il Signore gli ha messo accanto, qualcosa cambia. Vivendo la preparazione in questo modo anche questi gesti possono diventare un incontro con Dio Padre, per il quale riconosco nell’altro un fratello per cui vale bene la pena perdere mezz’ora di sonno.

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