Di nuovo stamattina in casa ho ricevuto questo incarico: “raccogliere gli aghi di pino sui sentieri del giardino”. Ogni mattina dobbiamo svolgere qualche incarico, ma si sa che la raccolta di aghi di pino vuole dire che oggi non abbiamo trovato niente di più importante da fare, in fondo ci sono sempre aghi di pino da raccogliere. Questo è un lavoro senza fine.
Prendo scopa, rastrello, sacchi e carriola, e vado piano piano. Mi metto al lavoro.
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Ok, non è probabile, che come padre gesuita, in futuro io riceva questo lavoro come incarico principale. Non credo che lo scopo di questo lavoro sia sviluppare la mia abilità nella raccolta di aghi di pino. Allora invece qual è lo scopo?
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Obbedienza. Da sempre mi è sembrato questo il più difficile tra i voti dei religiosi. Adempiere il compito che ho ricevuto.
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Ok, ma come? Questa mi sembra una domanda migliore! (cfr. Lc 1,34 Allora Maria disse all’angelo: “Come … ?”) Come si deve obbedire? Qual è lo scopo?
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Che cosa sono stato mandato a fare? A pulire i sentieri? Ecco, dovrei chiedere un rastrello più grande e una scopa nuova, affinché il lavoro sia compiuto più in fretta.
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Che cosa sono mandato a fare? A fare cose in cui mi sento inutile, in modo da crescere nell’umiltà? Allora, in questo caso è effettivamente un incarico utile: accresce la mia umiltà. Quindi è utile. Ma se è utile, non mi rende più umile!?
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Che cosa sono mandato a fare? Pensare a tutto questo, farmi queste domande?
Non lo so.
Però i miei compagni e i miei superiori mi sono vicini. Che succederebbe se lo chiedessi a loro?
Sscihh, Sscihh. Cchrrr, Cchrrr.
Benedek Rácz