Uno dei punti cardinali della nostra formazione di novizi è quello di diventare «uomini di comunità». Una metamorfosi – o, la fioritura di ciò che era latente – che avviene attraverso la grazia, la preghiera, l’impegno, l’apprendimento, la riflessione. E, ovviamente, eventi concreti e ritmi della vita quotidiana.
Uno di questi tasselli concreti è la «ricreazione»: un appuntamento quotidiano dopo cena in cui, prima di concludere una giornata di lezioni, lavori di casa, apostolati/servizio in parrocchia, studio, ci raggruppiamo per rilassarci insieme. Chiacchieriamo, giochiamo a giochi da tavolo, discutiamo, scambiamo battute, guardiamo un film … Alcuni giorni particolarmente stancanti, quando la voce del proprio letto appella pressantemente, la ricreazione può sembrare più qualcosa da sopportare che un’occasione per rilassarsi! Ma vale davvero la pena impegnarsi a mettere la comunità al primo posto ed a valorizzare questi brevi ma preziosi incontri quotidiani con i fratelli.
Di tanto in tanto, ci vengono nuove idee per ri-creare la ricreazione, con grande tribolazione del Maestro … E così è stato che, trovandoci solo in tre una sera (essendo tutti gli altri fuori per servizio apostolico, mentre quelli del primo anno stavano ancora facendo il loro mese di Esercizi Spirituali), e sentendoci in vena di musica oltre il repertorio limitato di CD nella nostra collezione (principalmente un miscuglio bizzarro di Norah Jones, musica classica e Bob Marley), abbiamo deciso di ascoltare/vedere alcuni video di musica da YouTube, scegliendone a turni.
E così è nata una nuova melodia. I nostri caratteri si sono rivelati in modi nuovi, i ritmi dei nostri cuori hanno trovato nuova espressione … sfumature precedentemente poco notate sono state intessute nel grande mosaico che è la nostra comunità attraverso le note e le voci di Ennio Morricone, Mumford & Sons, Ex-Otago, Immagine Dragons, I Ratti della Sabina, The Staves.
Un momento anche di scoperta personale, di come io sono stato «ricreato» durante il mio tempo nel noviziato, quando ho visto il video musicale di «Holocene» di Bon Iver per la prima volta da quando avevo varcato la soglia di Villa Sant’Ignazio più di un anno fa’.
Ricordo che quando entrai per la prima volta in noviziato, non capivo perché così tanti dei miei co-novizi fossero così entusiasti dell’idea di discutere i film in «CineForum»: nella mia esperienza di allora, i film erano solo (come diceva un novizio rumeno) «da consumare», una forma semplice, seppur piacevole, di divertimento piuttosto che una forma d’arte. Eppure quella sera, immerso in un contesto di preghiera e «alla ricerca di Dio in tutte le cose», ed essendomi lentamente convertito a vedere la bellezza e la cultura dove in precedenza avevo cercato solo il gusto del divertimento, «Holocene» ha presentato un’interpretazione completamente nuova.
Un video che in precedenza mi piaceva ‘solo’ per l’eterea bellezza dei paesaggi islandesi, improvvisamente era diventato un film che descriveva la mia relazione con il Creatore … un bambino, guidato dallo Spirito (0:50, 4:34), allegro, sorridente, nella meraviglia assoluta di fronte alla vastità e bellezza che lo circondano, contempla tutto in una gioia silenziosa. Un bambino che non è terrorizzato dalla grande, vuota distesa che lo circonda, ma si sente sereno, sicuro … perché vede, sente che il Padre suo è vicino, è lì.
Quasi certamente, Bon Iver non aveva in mente questa interpretazione. Ma mi concedo una certa licenza per ri-creare.