GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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http://www.catholicsun.org/2012/11/20/faith-unites-catholics-at-multicultural-mass/

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UT UNUM SINT: La liturgia quale fonte della vita spirituale della Chiesa

Molte volte avrò sentito pronunciare durante la celebrazione eucaristica questa preghiera: “per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo”, ma solo adesso ne comprendo il significato più profondo. La liturgia ci trasforma in un solo corpo. Nella preghiera eucaristica preghiamo “affinché sian(m)o uno”. Questo è il frutto più importante che custodisco dopo il mini corso sulla liturgia che si è svolto qui in noviziato alcuni giorni fa.

Sempre più, tuttavia, assistiamo all’allontanarsi di persone giovani – e meno giovani – dalle liturgie ecclesiali, in Italia così come in tutto il mondo Occidentale. Se non si fa esperienza del Cristo Risorto, la liturgia difficilmente può comunicare qualcosa della vita spirituale in essa espressa.

Senza una relazione personale con Gesù, infatti, non si può partecipare alle liturgie senza sperimentare in essa una vuota esteriorità e una inutilità per la propria vita spirituale e non. La liturgia è vivere il mistero della salvezza, è partecipare al mistero dell’Incarnazione e della Resurrezione di Gesù, Nostro Signore.

La liturgia, dunque, è da vivere. I credenti vivono della liturgia che celebrano. È un’esperienza che ci cambia. In essa viviamo l’esperienza della bellezza del perdono invocato, della Parola di Dio ascoltata, dell’azione di grazie innalzata, dell’eucarestia ricevuta come comunione.

Dio si offre per noi nella liturgia. È il dono più bello che riceviamo. E ci rende uno, ci trasforma in comunità riconciliata con il nostro Creatore. Il cristiano, infatti, non è mai individualista. È chiesa, entra in una comunità. È questo quello che chiediamo incessantemente al Padre, di essere trasformati, di divenire un solo corpo, di essere in comunione con Cristo, con la Chiesa terrena, con la Chiesa celeste, con il Papa e con i nostri vescovi. Questo è il fulcro di ogni celebrazione eucaristica.

Il canto nel giorno che declina

di Gianluca Severin

Al calar della sera, se non attendiamo all’apostolato, ci ritroviamo insieme per celebrare i vespri, la preghiera serale della comunità cristiana.

Preghiamo per le nostre famiglie, per i nostri amici, per i nostri confratelli, per le persone incontrate nel nostro cammino affinché il ricordo tenga vivo il nostro affetto. Preghiamo con la nostra comunità, con i nostri compagni di cammino ovunque nel mondo, con quelli nella gioia e con quelli in difficoltà. Preghiamo con chi prega solo, con chi nella solitudine e nel silenzio d’un mondo affollato e caotico sussurra le parole del proprio cuore. Preghiamo con chi non sa pregare, con chi non trova le parole, con chi teme di aprire il proprio animo, con chi teme che il proprio grido cada nel vuoto o che sia accolto con giudizio e condanna. Preghiamo con chi non prega, con chi non ha voglia, con chi non ha tempo, con chi non trova qualcosa per cui ringraziare o per cui supplicare, né spera che Qualcuno ascolterà la sua gratitudine o la sua supplica.

La nostra preghiera si fonde alle mille voci della famiglia umana, alle lodi e alle suppliche, alle gioie e ai dolori, alla rabbia e alla pace, ai desideri e alle paure che animano i cuori degli uomini. Pregando usiamo parole che Cristo, che profeti e santi, che persone qualunque hanno usato prima di noi, unendo la nostra alla loro voce, al loro sentire, al loro vivere, al loro incontrare il Signore; mentre preghiamo riconosciamo l’eco delle voci di tutti nelle nostre, le nostre risuonano in quelle di Cristo e quelle di Cristo in noi.

La preghiera di ciascuno si fonde e si intreccia con la preghiera di tutti; nei salmi, nei cantici e negli inni, trovo le parole per esprimere i moti del cuore che condivido con quel salmista che si affidava a Dio millenni fa. Non io solo cerco, non io solo sento, non io solo amo: le parole di altri, di antichi, di lontani, mi ricordano che non sono solo. Quell’immagine, quell’espressione, quell’esperienza danno forma e luce al mio vivere interiore.

Nel pregare infondo a parole antiche il significato attualissimo e concreto della mia vita, quel battito unico del mio cuore. In quelle parole racconto la mia vita, rileggo il mio passato, scorgo tracce per il futuro. Come dalla medesima pietra focaia partono mille scintille, dalla stessa Parola s’infiammano mille vite.

L’intera vita, con il susseguirsi dei giorni e delle notti, delle azioni e dei pensieri, delle parole e dei silenzi, con la lode per la bellezza della vita, con il rispetto per il mistero di verità di ogni creatura e persona, con il servizio d’amore a Dio e agli uomini è preghiera, sacra e preziosa.

Al calar della sera, in comunione con tutti gli uomini e le donne, ci ritroviamo per celebrare la preghiera del popolo di Dio.

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