Un’ora per friggere le pizze. Filippo è ancora indaffarato nel lavorare la pasta e riempirla del necessario mentre Lorenzo ed io siamo impegnati nel tenere l’olio a temperatura. Di tanto in tanto l’olio schizza per il contatto col pomodoro che fuoriesce. Operazioni delicate svolte senza far rumore perché sono le diciannove e in casa è momento di preghiera, così cucinando, recitiamo il rosario e nel silenzio del lavoro lo sguardo è fisso nel magma della padella e la memoria mi riporta ai momenti del Mese di Esercizi.
Ripenso a quanto intensa è stata l’esperienza da poco conclusa, alla fiamma dello Spirito che ha animato le recenti contemplazioni, alla vita di Gesù e a tutti i doni ricevuti, soprattutto a quelli arrivati senza chiedere perché, come dice il Vangelo, “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6, 7-15); ritorno in me per preparare la cena e già Dio torna a manifestarsi nel quotidiano della vita del Noviziato.
Ma la comunità appena riunita è di nuovo prossima alla separazione perché i novizi del secondo anno hanno fatto le valigie per il loro esperimento di Quaresima e le pizze sono il miglior modo di festeggiare una tappa conclusa e un’altra in procinto d’incominciare ma anche occasione di più profonde riflessioni: quante differenze ci caratterizzano! La memoria stavolta fa un balzo indietro ai tempi in cui per pagare l’università lavoravo nel traffico di una pizzeria napoletana. Noto la differenza. Lo stress del lavoro lascia spazio alla gioia nel condividere con gli altri compagni di cammino una tradizione della mia Napoli.
Ma dopo cena ci aspetta un altro appuntamento. Daniel ci fa volare in Danimarca animando la ricreazione con la descrizione del suo paese! Ci parla di Copenaghen, della regina, delle “vicine” isole Fær Øer e della Groenlandia. Mondi a me sconosciuti, entrati nella mia immaginazione grazie alle fiabe di Andersen e a qualche famoso calciatore: il portiere Peter Schmeichel e i fratelli Laudrup.
L’occasione di ringraziare il Signore per tanta diversità non si fa attendere tra le mura di casa. Come i primi fondatori della Compagnia erano baschi, francesi, portoghesi, spagnoli e sabaudi così anche noi proveniamo dai posti più disparati d’Europa e tanta ricchezza è ulteriormente impreziosita, parafrasando San Paolo, dai gemiti con cui lo Spirito parla ad ognuno in modo assolutamente personale, rendendo la quotidianità il miglior esercizio per vedere l’operato di Dio.
Pasquale Landolfi, novizio del primo anno