GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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La foresta rotonda con quattro angoli

06 Apr 2020

Leggendo il titolo di questo articolo che pensi, esiste una foresta così? Come te la immagini? Chi vivrebbe in un luogo chiamato così? Adesso ti invito a fermarti un attimo e immaginare.

La foresta rotonda con quattro angoli è il titolo di una raccolta di favole di uno scrittore ungherese, Ervin Lazar. All’inizio della storia non troviamo una descrizione di questa foresta. Lo scrittore lascia aperto questo punto e immediatamente comincia ad introdurre i personaggi. Il luogo si crea attraverso le loro connessioni. Il protagonista si chiama “Mikkamakka”, un gatto che invita nella foresta diversi personaggi emarginati: Sigfrido Bruckner, un vecchio leone artista, Serafino Cavallo, un destriero di colore blu, Aromo, il coniglio furbo che non ha superato l’esame di corsa, “Vacskamati” (Vattomatti), il gatto sfegatato, Grande Zoardo, il pino che può camminare, Bestia Luigi, che è bonaccione dal cuore d’oro ed infine Domdodom, che non può dire altra parola che questa: domdodom.

Che banda interessante! Sembra che tutti loro abbiano qualche difetto, ma in questa foresta possono vivere con gioia, in pace ed essendo loro stessi. Vedendo noi novizi non siamo molto diversi da questi personaggi. Anche noi abbiamo i nostri difetti, le nostre debolezze e il bisogno di sentirci a casa dove possiamo essere noi stessi.

In questo periodo di covid-epidemia noi nel noviziato viviamo in uno stato privilegiato. Cioè ogni giorno incontriamo Gesù attraverso l’eucaristia. Qualcosa di molto simile accade durante la Messa come nella foresta di Ervin Lazar: sull’altare quadrato Gesù sarà visibile nell’ostia rotonda e ci invita all’unione. In questo momento la nostra cappella diventa una foresta rotonda dove ci riuniamo nell’amore di Gesù, che ci aiuta ad amare e accettare noi stessi e i nostri compagni. Incontrando questo amore siamo anche invitati a condividerlo. Utilizzando le stesse parole dello scrittore ungherese diventare “Mikkamakka”, cioè apostolo dell’amore.

Per la maggioranza delle persone adesso non è possibile questo tipo d’incontro. Perciò vorrei invitare tutti quelli che desiderano incontrare Gesù nell’eucaristia di immaginare questa foresta sacra.

Cominciamo la nostra contemplazione così: Dove si trova questa foresta? Grande o piccola? Che tipi di alberi vedo? Posso fermarmi su ogni piccolo dettaglio. Una volta che ho creato il luogo continuo a mettere sulla scena tutte le persone che vivono intorno a me, le guardo con le loro mancanze, debolezze e anche i loro talenti, ciò che mi piace . Dopo continuo ad immaginare un altare quadrato che può essere anche quello della mia parrocchia. Ed infine metto in questa immagine l’ostia rotonda. Poi contemplo questa scena: lo spazio fisico, le gente, l’eucaristia. Adesso ho la possibilità di sostare su questo momento. Posso stare per lunghi minuti, il che non è possibile durante la messa.

Contemplando questa scena lentamente apro il mio cuore e prima di iniziare a parlare con Gesù, rimango in silenzio. Lascio che prima sia Lui a parlare con me. Lascio spazio per Lui. Lascio che Lui entri nel mio cuore. Adesso in questo momento intimo e sacro arriva il momento della conversazione. Parlo con Gesù come parlerei a qualcuno che sussurra al mio orecchio. Forse odo che Gesù mi invita entrare nel suo cuore. Continuo la conversazione con l’aiuto dello Spirito e rimango con Gesù. Se voglio, posso chiedergli di rimanere con me tutto il giorno.

Dopo questo incontro non sono più solo. Con un cuore grato continuo il mio giorno e condivido la grazia con tutti quelli che incontro invitando anche loro in questa foresta rotonda-quadrata come ha fatto Mikkamakka.

Dániel Tímár, novizio del primo anno

Nulla va nascosto davanti a Dio!

di Rajmund Haraszti

“(…) non essere più incredulo, ma credente!” – avrei potuto dire a me stesso prima di partire per il Mese Ignaziano. Infatti, il mio atteggiamento nei confronti degli Esercizi Spirituali assomigliava piuttosto a quello di San Tommaso apostolo nei confronti della risurrezione di Gesù.

Prima di entrare nella Compagnia, ho partecipato a diversi ritiri Ignaziani (di tre, cinque e otto giorni), ma non sono stati esattamente gli Esercizi Spirituali ciò che mi attiravano ai gesuiti. Non perché non mi piaccia stare in silenzio e dialogare col Signore in un’atmosfera intima, anzi! Prima di entrare, mentre abitavo in Norvegia, facevo ogni tanto dei “ritiri privati”, cioè scappavo dalla città, andavo in montagna e rimanevo in una baita per alcuni giorni. Da solo. In silenzio. Anche pregando. Non necessariamente con preghiere fisse (anche se il rosario lo portavo sempre con me), ma più che altro guardando il paesaggio e il cielo stellato (colorato spesso dall’aurora boreale), ammirando il Creatore, parlandoci e chiedendogli di darmi consigli e segni. E semplicemente godendo la Sua presenza.

Ma pregare su testi biblici, meditare e contemplare – questi modi di comunicare con Dio mi sembravano sempre un po’ lontani, strani, anche artificiosi. Non mi aiutava neanche la storia di San Francesco Saverio che si è convertito grazie agli Esercizi Spirituali, avendo resistito a lungo prima di abbandonare i suoi desideri mondani di prima. “E se neanche io non mi convertirò come Francesco durante questi trenta gironi?” – mi chiedevo con ansia.

Allo stesso tempo, le cose che promettono di cambiare la vita da un momento all’altro, mi rendono sempre sospettoso. Prima del Mese mi dicevo: “Mah, sinceramente, che cosa potrebbe succedere durante trenta giorni che non fosse successo durante gli ultimi trent’anni?” (Del resto, ho compiuto 31 anni proprio durante il Mese.)

Insomma, se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Ma siccome sono entrato e il Mese viene considerato come l’esperienza più importante del noviziato, ho deciso di affrontare la situazione in maniera costruttiva.

Quindi, come ho superato il mio scetticismo? Molto semplice: parlandone nella preghiera con sincerità. Iniziando le meditazioni e le contemplazioni così: “Signore, Tu mi vedi, e vedi anche la mia resistenza. Vedi che la mia incredulità mi impedisce di mettermi in contatto con Te. Ma credo in Te, e sono sicuro che Tu puoi parlare a me nonostante la mia resistenza. Quindi, se vuoi dirmi qualcosa proprio durante questa preghiera, se vuoi farmi vedere o capire qualcosa proprio in questa contemplazione, rendimi capace di accogliere le Tue parole.”

E poi, entrando nella meditazione con calma, seguendo le istruzioni del libretto di Sant’Ignazio spiegate da P. Iosif, ho realizzato che questo metodo funziona, quando eseguito con sincerità e fiducia, senza nascondere nulla davanti a Dio, nemmeno gli atteggiamenti “sbagliati”, nemmeno i pensieri di cui “dovrei” vergognarmi etc. Il metodo, ma soprattutto lo Spirito. Funziona nel senso che facilita un vero dialogo col Signore, aiuta a contemplare le diverse scene della vita di Gesù, senza aspettare che la mia vita o il mio rapporto con Dio cambi magicamente. Riuscire ad esprimere i miei pensieri e sentimenti più profondi davanti a Gesù e sentire che Lui veramente mi ascolta, con tanta pazienza e tenerezza… ecco, forse non c’è bisogno di un miracolo più grande.

Se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Adesso, invece, dopo averlo fatto, sono molto contento di essere entrato. E a dire la verità, sono diventato anche un po’ orgoglioso del nostro Padre Ignazio che, per mezzo degli Esercizi Spirituali, da quasi cinquecento anni, aiuta le anime, compresa la mia, ad avvicinarsi a Dio.

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