GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Il cuore del carciofo

22 Feb 2022

Ogni tanto, da quando sono in noviziato, il fratello coadiutore che gestisce la casa e quindi una delle sue parti più importanti, la cucina, finita la colazione, m’invita a pulire i carciofi per poterli mangiare a cena. Mi raccomanda di andare al cuore! Perché è la parte buona da mangiare. Per arrivare a quella parte è necessario togliere tutte le
brattee esterne del carciofo, che sono le sue foglie (https://www.viedellasalute.it/index.php/2019/03/27/carciofo-cynara-conosciamolo-meglio/).

Questo lavoro va a eleminare circa il 70% del carciofo, e ogni volta mi sono chiesto se avesse senso
eliminare tutta quella parte dura solo per arrivare al cuore! Fin quando ho avuto l’opportunità di vivere gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio in uno degli esperimenti che ci vengono proposti qui in noviziato durante il primo anno e ne ho capito il senso profondo: per ordinare la nostra vita ed essere in grado di fare delle scelte consapevoli e che portino vera gioia bisogna andare al centro del nostro cuore e della nostra mente e liberarli da quelli, che
Sant’Ignazio chiama, le affezioni disordinate (Esercizi spirituali (ES) n.1).

Durante le quattro settimane degli esercizi ho vissuto dei momenti di preghiera e di meditazioni per
identificare queste affezioni disordinate andando al cuore della mia vita! Come per togliere tutte le brattee
del carciofo, il processo è stato, a volte, doloroso e spesso è stato necessario togliere molto del mio modo
di pensare e di vivere per giungere al centro del mio cuore, e li, poter ascoltare la voce di Dio e scoprirmi
creatura amata dal Signore, con il desiderio di vivere la mia vita per ‘lodare, riverire e servire Dio nostro
Signore’ (ES n.23).

Il Signore mi ha dato la grazia, in questi giorni, di stare con Lui, di contemplarlo amando il suo modo di fare, la sua compassione, le sue amicizie e comprendere come parla al mio cuore. Durante gli esercizi mi sono sentito anche desolato davanti ad alcuni brani che mi sono stati proposti, ho scoperto che il mio amore è insufficiente ad amarlo come vorrei. Non è stato facile scoprirmi limitato ma c’è sempre stata la sua mano pronta a farmi sentire comunque amato da Lui e questo è bastato a risollevarmi. Per la prima volta il mio limite è stato utile per capire meglio il mio rapporto con Lui. Come ha scritto San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi «Ti basta la mia grazia; la forza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9): ecco la sua grazia basta.

Ora capisco bene perché è necessario togliere tutte le brattee dal carciofo: per poter gustare e sentire a
pieno la Sua bontà!

Alessandro Di Mauro

In “itinere” stat virtus – Riflessione sulla festa di San Stanislao

25 Nov 2025

 

Caro lettore, cara lettrice,

qualche giorno fa, il 13 novembre, la comunità del noviziato ha festeggiato una ricorrenza significativa: la festa di San Stanislao Kostka, patrono dei novizi gesuiti. Per noi è stata una fruttuosa occasione per trascorrere del tempo insieme, anche con altri gesuiti presenti a Genova: quelli della chiesa e del Gesù e coloro che invece era semplicemente di passaggio.

Le ricorrenze dei santi, però, ci aiutano anche a soffermarci e riflettere: chi era Stanislao Kostka e perché è diventato patrono dei novizi?

Stanislao, un giovane polacco proveniente da un casato nobile, nacque nel 1550 e morì a soli 18 anni nel 1568. Come molti novizi dopo di lui, conobbe i gesuiti durante i suoi studi: i genitori, infatti, lo avevano inviato insieme al fratello a Vienna, nel collegio dei gesuiti da poco fondato (siamo nei primi decenni della vita della Compagnia di Gesù). Il suo desiderio di entrare nell’ordine, maturato in quegli anni, fu molto osteggiato dai suoi genitori. Per questo scappò e percorse dapprima più di 500km da Vienna a Dillingen (Germania) dove incontrò San Pietro Canisio [v. immagine]; poi, con l’approvazione di quest’ultimo, si recò (sempre a piedi) a Roma per entrare nel noviziato dei Gesuiti a Sant’Andrea al Quirinale.

Quando morì, il 15 agosto 1568, era stato novizio per meno di un anno, ossia meno della metà del tempo di noviziato. Eppure è diventato nostro patrono! La domanda quindi sorge spontanea: come mai Stanislao è diventato santo, e per di più patrono?

Leggendo agiografie si scoprono tanti aneddoti che rivelano tratti di autentica santità. Ciò che mi colpisce maggiormente, però, è soprattutto l’aspetto del cammino.

Infatti, si potrebbe legittimamente pensare che Stanislao sia morto troppo giovane per vivere la propria vocazione! E se invece non fosse così? E se invece la sua vocazione fosse stata proprio quella di peregrinare per mezza Europa e morire appena entrato in noviziato?

Non abbiamo bisogno di essere qualcuno o avere qualcosa di diverso da quello che siamo e abbiamo per servire, amare e vivere con il Signore. Il lungo tempo di discernimento che la Compagnia ci offre prima e dopo il nostro ingresso in noviziato ci aiuta a cogliere il valore del momento presente. Ci invita a dare il nostro “sì” ogni giorno, lungo tutto il nostro cammino. Quante volte avrà Stanislao dato il suo “sì” mentre passo dopo passo percorreva centinaia di chilometri? Camminare verso il Signore, in fondo, è la vocazione di tutta la Chiesa e, di conseguenza, anche di ciascun suo membro.

Ci troviamo attualmente anche nel corso di un anno giubilare. La celebrazione del giubileo è una pratica stabile nella Chiesa almeno a partire dal 1300. Nel corso della storia, mettersi in viaggio non è mai stato semplice e tantomeno privo di pericoli. Perciò non era raro che qualcuno morisse in viaggio. Tuttavia, per la Chiesa, in quel caso, non importava che non uno fosse riuscito a far visita alle basiliche giubilari e compiere gli altri atti ordinariamente richiesti per lucrare l’indulgenza: era come se li avesse già compiuti.

Questo è un bel parallelo, secondo me, che ci mostra come il cammino e l’attesa abbiano un valore proprio e non siano semplicemente dei riempitivi. Essi sono necessari e hanno un valore pari a quello dell’obiettivo. Del resto, che cos’è un obiettivo raggiunto se non l’inizio di un nuovo cammino?

Il salmo 84 dice: “Beato chi trova in te la sua forza / e decide nel suo cuore il santo viaggio”. La forza per il suo lungo ed estenuante viaggio Stanislao non la trovò nelle sue gambe – o almeno, non solo! Il cammino verso il Signore che ciascuno di noi compie, inoltre, spesso non è nemmeno spaziale, ma è un cammino interiore, altrettanto impegnativo: quello del nostro cuore.

Possa San Stanislao ispirare e accompagnare anche te nella tappa del cammino verso il Signore che stai vivendo, qualunque essa sia!

 

Buon santo viaggio!

 

Elia Gittardi, novizio del primo anno.

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