Ogni tanto, da quando sono in noviziato, il fratello coadiutore che gestisce la casa e quindi una delle sue parti più importanti, la cucina, finita la colazione, m’invita a pulire i carciofi per poterli mangiare a cena. Mi raccomanda di andare al cuore! Perché è la parte buona da mangiare. Per arrivare a quella parte è necessario togliere tutte le
brattee esterne del carciofo, che sono le sue foglie (https://www.viedellasalute.it/index.php/2019/03/27/carciofo-cynara-conosciamolo-meglio/).
Questo lavoro va a eleminare circa il 70% del carciofo, e ogni volta mi sono chiesto se avesse senso
eliminare tutta quella parte dura solo per arrivare al cuore! Fin quando ho avuto l’opportunità di vivere gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio in uno degli esperimenti che ci vengono proposti qui in noviziato durante il primo anno e ne ho capito il senso profondo: per ordinare la nostra vita ed essere in grado di fare delle scelte consapevoli e che portino vera gioia bisogna andare al centro del nostro cuore e della nostra mente e liberarli da quelli, che
Sant’Ignazio chiama, le affezioni disordinate (Esercizi spirituali (ES) n.1).
Durante le quattro settimane degli esercizi ho vissuto dei momenti di preghiera e di meditazioni per
identificare queste affezioni disordinate andando al cuore della mia vita! Come per togliere tutte le brattee
del carciofo, il processo è stato, a volte, doloroso e spesso è stato necessario togliere molto del mio modo
di pensare e di vivere per giungere al centro del mio cuore, e li, poter ascoltare la voce di Dio e scoprirmi
creatura amata dal Signore, con il desiderio di vivere la mia vita per ‘lodare, riverire e servire Dio nostro
Signore’ (ES n.23).
Il Signore mi ha dato la grazia, in questi giorni, di stare con Lui, di contemplarlo amando il suo modo di fare, la sua compassione, le sue amicizie e comprendere come parla al mio cuore. Durante gli esercizi mi sono sentito anche desolato davanti ad alcuni brani che mi sono stati proposti, ho scoperto che il mio amore è insufficiente ad amarlo come vorrei. Non è stato facile scoprirmi limitato ma c’è sempre stata la sua mano pronta a farmi sentire comunque amato da Lui e questo è bastato a risollevarmi. Per la prima volta il mio limite è stato utile per capire meglio il mio rapporto con Lui. Come ha scritto San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi «Ti basta la mia grazia; la forza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9): ecco la sua grazia basta.
Ora capisco bene perché è necessario togliere tutte le brattee dal carciofo: per poter gustare e sentire a
pieno la Sua bontà!
Alessandro Di Mauro