GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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In “itinere” stat virtus – Riflessione sulla festa di San Stanislao

25 Nov 2025

Caro lettore, cara lettrice,
qualche giorno fa, il 13 novembre, la comunità del noviziato ha festeggiato una ricorrenza significativa: la festa di San Stanislao Kostka, patrono dei novizi gesuiti. Per noi è stata una fruttuosa occasione per trascorrere del tempo insieme, anche con altri gesuiti presenti a Genova: quelli della chiesa e del Gesù e coloro che invece era semplicemente di passaggio.

Le ricorrenze dei santi, però, ci aiutano anche a soffermarci e riflettere: chi era Stanislao Kostka e perché è diventato patrono dei novizi?

Stanislao, un giovane polacco proveniente da un casato nobile, nacque nel 1550 e morì a soli 18 anni nel 1568. Come molti novizi dopo di lui, conobbe i gesuiti durante i suoi studi: i genitori, infatti, lo avevano inviato insieme al fratello a Vienna, nel collegio dei gesuiti da poco fondato (siamo nei primi decenni della vita della Compagnia di Gesù). Il suo desiderio di entrare nell’ordine, maturato in quegli anni, fu molto osteggiato dai suoi genitori. Per questo scappò e percorse dapprima più di 500km da Vienna a Dillingen (Germania) dove incontrò San Pietro Canisio; poi, con l’approvazione di quest’ultimo, si recò (sempre a piedi) a Roma per entrare nel noviziato dei Gesuiti a Sant’Andrea al Quirinale.

Quando morì, il 15 agosto 1568, era stato novizio per meno di un anno, ossia meno della metà del tempo di noviziato. Eppure è diventato nostro patrono! La domanda quindi sorge spontanea: come mai Stanislao è diventato santo, e per di più patrono?
Leggendo agiografie si scoprono tanti aneddoti che rivelano tratti di autentica santità. Ciò che mi colpisce maggiormente, però, è soprattutto l’aspetto del cammino. Infatti, si potrebbe legittimamente pensare che Stanislao sia morto troppo giovane per vivere la propria vocazione! E se invece non fosse così? E se invece la sua vocazione fosse stata proprio quella di peregrinare per mezza Europa e morire appena entrato in noviziato?
Non abbiamo bisogno di essere qualcuno o avere qualcosa di diverso da quello che siamo e abbiamo per servire, amare e vivere con il Signore. Il lungo tempo di discernimento che la Compagnia ci offre prima e dopo il nostro ingresso in noviziato ci aiuta a cogliere il valore del momento presente. Ci invita a dare il nostro “sì” ogni giorno, lungo tutto il nostro cammino. Quante volte avrà Stanislao dato il suo “sì” mentre passo dopo passo percorreva centinaia di chilometri?
Camminare verso il Signore, in fondo, è la vocazione di tutta la Chiesa e, di conseguenza, anche di ciascun suo membro.
Ci troviamo attualmente anche nel corso di un anno giubilare. La celebrazione del giubileo è una pratica stabile nella Chiesa almeno a partire dal 1300. Nel corso della storia, mettersi in viaggio non è mai stato semplice e tantomeno privo di pericoli. Perciò non era raro che qualcuno morisse in viaggio. Tuttavia, per la Chiesa, in quel caso, non importava che non uno fosse riuscito a far visita alle basiliche giubilari e compiere gli altri atti ordinariamente richiesti per lucrare l’indulgenza: era come se li avesse già compiuti.
Questo è un bel parallelo, secondo me, che ci mostra come il cammino e l’attesa abbiano un valore proprio e non siano semplicemente dei riempitivi. Essi sono necessari e hanno un valore pari a quello dell’obiettivo. Del resto, che cos’è un obiettivo raggiunto se non l’inizio di un nuovo cammino?
Il salmo 84 dice: “Beato chi trova in te la sua forza / e decide nel suo cuore il santo viaggio”. La forza per il suo lungo ed estenuante viaggio Stanislao non la trovò nelle sue gambe – o almeno, non solo! Il cammino verso il Signore che ciascuno di noi compie, inoltre, spesso non è nemmeno spaziale, ma è un cammino interiore, altrettanto impegnativo: quello del nostro cuore. Possa San Stanislao ispirare e accompagnare anche te nella tappa del cammino verso il Signore che stai vivendo, qualunque essa sia! Buon santo viaggio !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 83,6)

17 Nov 2023

Ogni pellegrino che lascia la propria casa, i propri affetti, per intraprendere un viaggio, porta con sé emozioni contrastanti: da una parte la gioia di mettersi in marcia, di incontrare luoghi di inedita bellezza e sguardi nuovi da incrociare; dall’altra nostalgia per ciò che lascia, per le persone da cui si separa, sapendo però che l’amore va ben al di là delle distanze geografiche. Soprattutto è animato dal desiderio di “arricchirsi” lungo la strada, non tanto di souvenirs quanto di incontri capaci di trasformarlo, di “lasciarsi fare” dal cammino più che “fare” il cammino.

Credo che siano stati animati da sentimenti simili gli uomini e le donne di cui ci narra il Vangelo che, lasciandosi alle spalle occupazioni, relazioni, si sono messi alla sequela del Rabbì di Nazaret, che ha insegnato da una “cattedra itinerante” e ha affascinato molti con la forza del suo sguardo e dei suoi gesti.. Tra i tanti nomi c’è Pietro, chiamato dal mare di Galilea al mare dell’umanità; Matteo, invitato a volgere lo sguardo verso un Amore senza misura; Maria di Magdala, liberata dall’Amore e chiamata ad essere apostola della Resurrezione.

Ma tra questi nomi ci sono anche i nostri, oggi: Jacopo, Paolo, Andras, Gabor, Soheil, Paolo, Daniele, giovani con dei sogni nel cuore, caratterizzati da fragilità e punti di forza. Dal 1 Ottobre abbiamo iniziato un cammino nella comunità del noviziato di Genova, per entrare in una relazione più intima con il Signore, conoscere meglio noi stessi e lo stile di vita che ci rende felici e rende felici gli altri.

Ciascuno di noi ha lasciato una parte di sé, attratti da uno Sguardo e mossi dal desiderio di una vita piena, per poter essere “uomini fino in fondo, anzi fino in cima”, come affermava don Tonino Bello. Non mancano di certo paure rispetto al futuro che ci attende, ma abbiamo fiducia in Colui che si fa nostro Compagno di viaggio che, come per i discepoli di Emmaus, ascolta le nostre preoccupazioni, accoglie le nostre sconfitte, riaccende la speranza.

Un mese fa, il 16 ottobre 2023, siamo entrati in seconda probazione, un tempo favorevole per andare in profondità alla Parola, agli scritti del Padre Fondatore Sant’Ignazio, attraverso la vita di preghiera, lo studio, la vita fraterna.

La possibilità di avere attualmente una giornata scandita da tempi precisi, dei luoghi in cui poter contemplare la bellezza del creato, delle persone adulte nella fede con cui confrontarsi, dei compagni su cui poter fare affidamento, è davvero un dono grande di Dio che speriamo di custodire e far fruttificare.

Ma anche il tuo nome, caro lettore, cara lettrice, è chiamato con amore dal Maestro: non ci chiede di essere perfetti per metterci in cammino, ma il desiderio di osare e la volontà di affidarci a Lui, così come siamo per lasciarci da Lui plasmare. Per noi e per te, homo viator, l’augurio caro al mondo scout: “Buona strada!

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