“Sii lento. Non avere paura di essere lento. Il bimbo nella pancia cresce lento. I frutti sugli alberi maturano lenti. La natura cambia lentamente. Tu cresci lentamente. Non cercare tutto e subito. Matura. Lentamente. Abbi fiducia nel lavoro lento e costante di Dio. Sii la lentezza. La lentezza sia per te vangelo. Buona notizia. Attraversando la lentezza mi incontri. Stai con me. Ti ricordi di me. Sei in me. Gesù è cresciuto lentamente a Nazareth. Il sole procede lentamente. Quanto tempo ci è voluto perché nascesse la vita sulla terra? Quanto per arrivare all’uomo? Non avere paura di essere fuori posto, di sentirti giudicato per la tua lentezza. Sii lento.”
Queste sono alcune delle parole che ho portato a casa dal mese di esercizi spirituali in silenzio. Per me, per come sono fatto, è molto difficile metterle in pratica nella quotidianità. Apparenti obblighi verso noi stessi e verso gli altri ci portano a perdere la pace interiore. Ma è veramente così? Siamo forse così schiavi di noi stessi da non poter scegliere ciò che ci fa veramente bene?
Nel “pellegrinaggio stanziale” che è il noviziato la sfida è quella di seguire Gesù e cercare di diventare come Lui, non solo per una legge scritta secoli fa da Sant’Ignazio ma soprattutto per la legge viva dell’amore che abbiamo tutti incisa nel cuore e che ci porta a desiderare una sempre più profonda unione con il nostro amato. Nelle mille attività quotidiane desidero profondamente, come Gesù, rimanere radicato e instaurato nel Padre e nel suo amore misericordioso. Come? La risposta è forse scomoda, ma è l’unica possibile: vincendo me stesso. Non posso tenere tutto insieme con i miei soli sforzi. Non posso controllare tutto. Non posso fare tutto da solo pretendendo la pace che viene da un Altro. Devo fermarmi. Tornare a Lui. Questa lentezza è scomoda – ci chiede di lasciare la presa, di fidarci – eppure è l’unica strada che porta alla vita.
A noi la scelta. Il Signore ci sta già aspettando a braccia aperte.
Guglielmo Scocco, novizio dal primo anno