Padre Iosif è da settembre 2020 il nuovo socio del maestro qui in noviziato. Aiuta quindi a formare i novizi. Potete leggere una sua descrizione della sua vita nella Compagnia di Gesù qua.
In questa intervista risponde brevemente a sette domande:
Dal 2006 al 2008 hai fatto il noviziato proprio qui a Villa S. Ignazio di Genova. Come ricordi quel tempo?
C’era in casa una grande diversità di persone, provenienti da vari luoghi, come per una grande festa. Mi dava la sensazione del Regno di Dio. Per me è stato un tempo di avventura, generalmente gioioso, per certi versi faticoso, ma vissuto con l’incoscienza e la temerità di un bambino. Tempo di incontri, esplorazione, dilatazione degli orizzonti.
Cosa è cambiato in noviziato da allora?
Ci sono meno novizi, ma questo è solo temporaneo. Alcune attività interne hanno cambiato le modalità di svolgimento. La casa è più frequentata da vari gruppi e persone che desiderano prendere un tempo di preghiera o fare esercizi spirituali. Poi noto che si dà priorità agli apostolati “di periferia”. Per il resto, le dinamiche, proprie di questo tempo di formazione, sono rimaste sostanzialmente le stesse.
C’è un’esperienza nel tuo tempo in noviziato che ha segnato in modo speciale il tuo modo di essere gesuita?
La presenza dei fratelli gesuiti, con la loro saggezza pragmatica, è stata molto significativa. In noviziato ho imparato di affidarmi non solo individualmente al Signore che mi guida, ma ad avere fiducia anche nelle mediazioni da lui donate (i superiori, i compagni, gli eventi), per quanto siano esse imperfette. Nell’apostolato ho scoperto poi che importante è amare e lavorare (in questo ordine) e che, nella sequela del Re, anche gli insuccessi possono essere celebrati.
Sei arrivato in noviziato a settembre dopo due anni e mezzo da viceparroco a Satu Mare in Romania. E’ stato difficile lasciare la vita là, o c’è una cosa della vita di parrocchia che ti manca qui?
Mi mancano la mobilità della pastorale parrocchiale e forse anche la semplicità di vita che ho vissuto nella mia Romania. L’esperienza della parrocchia è stata ricchissima e mi ha fatto molto bene l’immersione nel vivo del popolo di Dio. Mi sento ancora legato affettivamente con molte persone che ho lasciato. D’altra parte, sono abbastanza flessibile come persona e mi sono adattato al nuovo ambiente, direi senza molti sobbalzi.
Che cosa desideri di più che la tua permanenza può fare per il noviziato?
Ancora sto scoprendo il mio ruolo qui. Per il momento, semplicemente voglio camminare insieme ai compagni che il Signore mi mette accanto ed essere d’aiuto per qualcuno.
Puoi condividere con noi una desolazione che ti ha colpito negli ultimi tempi?
Mi ha profondamente scosso la mancanza improvvisa di un amico d’infanzia.
Puoi menzionare una consolazione che hai ricevuto negli ultimi tempi?
Ne dico due. La prima è che ogni volta che ho l’occasione di condividere la Parola di Dio con la gente mi sento rigenerato. La seconda è che l’anno prossimo sarò zio per la quinta volta… Questo mi da speranza.