GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Tempo di Avvento: e quindi?

Avvento: che significa? Faccio un click e trovo una delle tante definizioni: arrivo, venuta (già annunciata). Nella tradizione cristiana, è il tempo di quattro settimane che prepara al Natale, cioè rievoca, attraverso letture e liturgie, l’annuncio e l’attesa di un salvatore. Ma cosa ha da dirci tutto questo nel tempo che viviamo? Certo la nostra attesa maggiore sembra essere quella che il virus venga sconfitto e possiamo tornare a vivere come prima. Forse però questo tempo ha da trasmetterci molto di più; forse ci può traghettare in orizzonti nuovi. In che modo?

Un giorno una persona mi racconta di sentirsi un po’ compressa, perché abituata a vivere la vita come su una macchina in corsa. Ora c’è invece da parcheggiare, scendere e provare a compiere quei tragitti usuali a piedi. Quante cose si possono osservare a piccoli passi; che differente immersione nella realtà, della quale finalmente accorgersi, senza attraversarla in corsa. Paesaggi; persone; differenti percorsi; l’esistenza dei poveri intorno a noi…

Ecco a cosa ci apre l’Avvento quest’anno! Approfittare di questo rallentamento forzato, per dare spazio a quanto viviamo con fretta e quasi senza più valore: il tempo per osservare; il tempo per riflettere; il tempo per una conversazione senza orologio in mano; il tempo da donare. E, perché no, il tempo per una preghiera quotidiana semplice, nella quale raccontare al Signore quanto ho vissuto nella giornata; quali sono oggi le attese e i desideri del cuore. Forse non differenti da quelli che vivono i personaggi che troverò, prendendo le letture quotidiane del tempo di Avvento.

Non sciupiamo allora queste settimane! Non rendiamole solo un’anticamera del Natale, ma un’opportunità di lasciar parlare il periodo odierno e di ricordarci che il nostro è il Dio con noi.

2020-11-29 P. Agostino Caletti

E vide che era cosa molto buona

17 Feb 2024

Tra le esperienze che costellano la vita in noviziato ci sono le uscite che ogni settimana viviamo insieme, camminando nella natura che circonda la città.

Quando arriviamo in vetta, sotto il cielo profondissimo, su picchi sospesi, circondati dai monti e dal mare, la nostra meraviglia sboccia nella lode. Il Signore passò per questi boschi, spargendo con premura mille grazie, e mirandoli per via, con il suo solo volto, li lasciò rivestiti di bellezza. Le creature sono un’orma del passo di Dio, grazie a cui si intuiscono la Sua grandezza, potenza, sapienza. (San Giovanni della Croce)

Il cuore si unisce a ogni creatura che canta la gioia della propria esistenza, che proclama la Sua infinita creatività, la Sua somma sapienza, la Sua eterna tenerezza. Davanti a noi si apre uno spazio immenso in cui tutto prende misura infinita, e in noi tanto si allarga il desiderio di altezze, di splendore, di libertà.

E qui, senza averlo chiesto, senza averlo meritato, ci sono anche io. Si, ci sono, Dio onnipotente che mia hai creato e amato, e Ti ringrazio di esserci, e di essere quello che sono, davanti a Te.

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature [Sal 103, 24]

Mentre l’orecchio s’immerge nel silenzio, e s’accorge del rombo lontano d’una cascata, dello stormire di fronde, dello stridio di un falco, sgorga in noi il senso del sacro.

Mi prende un profondissimo rispetto e, al contempo, mi trattengo nella somma intimità nella quale mi accoglie; sono pervaso da un’abissale indegnità e, al contempo, di dolcissima fierezza quando Si fa prossimo: “Non aver paura. sono io”. Di fronte al sublime, non ho paura ma sono attratto, innamorato; di fronte all’ignoto non mi ammutolisco ma dialogo delle cose più profonde e sincere della vita; di fronte all’infinito, non fuggo ma mi affido, mi lascio abbracciare; di fronte al mistero, non mi ritraggo ma mi apro all’amicizia, alla comunione. E percepisco tutto opera di Dio, me stesso opera di Dio, e Dio all’opera nella vita.

Lo Spirito del Signore riempie l’universo, e abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce [Sap 1,7]

Mentre riposiamo insieme tra rocce che si protendono al cielo, plasmate e vivificate dalla luce che splende, dal vento che soffia, dall’acqua che scorre, viviamo non come servi, non come padroni ma da amici.

Condividiamo il cammino, ritmato dal lento e perseverante salire, e le pause, le stanchezze e gli ardimenti, la fatica e la meraviglia. Condividiamo il pane e l’acqua, un gesto quotidiano, ma che dopo una comune fatica è più franco e sereno, ha un sapore di maggiore intimità. Condividiamo le storie che ognuno ha da raccontare, il passato che l’ha condotto qui, il futuro che intravede all’orizzonte, le paure e le passioni, le risate e le tristezze, i dubbi e gli entusiasmi. Condividiamo la silenziosa reciproca compagnia. E mi sento tra fratelli.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro [Mt 18, 20]

Vivendo questo ci salviamo: nella lode, nel sacro, nell’amicizia di Dio si realizza già la nostra salvezza, la pienezza di vita.

L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, mediante ciò, la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. [Principio e fondamento degli Esercizi Spirituali]

 

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