GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Ma quando arrivano le rondini?

03 Apr 2022

All’improvviso, finalmente, quasi sul limite della rassegnazione, qualche giorno fa abbiamo visto le rondini. Tante e veloci con le loro inconfondibili sagome così snelle, in un cielo di un primo pomeriggio luminoso accecante e senza nuvole. Senza nuvole, cioè senza l’ombra del dubbio che cominciava a farsi insistente: ma quando arrivano? E poi: saranno davvero rondini? Anche se talvolta l’occhio inganna, le rondini, come tutti sanno, sono il segno inequivocabile dell’arrivo della primavera che porta con sé, finalmente, il disgelo e l’esplosione della vita.

Dalla specola del noviziato, che spesso è un punto di osservazione privilegiato sui fenomeni, è stato a dire il vero non troppo difficile accorgersene: il clima di silenzio e un certo allenamento alla contemplazione in qualche modo aiutano lo sguardo. Ad ogni buon conto, resta una bella sfida, quella di uno sguardo che sa guardare. Esiste, infatti, una misteriosa correlazione tra la meteorologia e la vita dello spirito: esiste, cioè, quasi una meteorologia dell’anima alla quale si riferisce Gesù nel famoso passaggio di Mt 16, 1-4: «I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.  Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?».

La primavera dell’anno che stiamo attraversando, il 2022, sembra fin troppa carica di segni, purtroppo non tutti di vita, semmai di morte e di distruzione. Dove sono, allora, le rondini? Dov’è cioè l’esplosione della vita in un mondo devastato prima dalla pandemia, ora dalla guerra? Condividiamo, nella fede e nella speranza, questa domanda con milioni di uomini e donne che oggi nel mondo, proprio come noi, alzano gli occhi verso lo stesso cielo, cercando segni di vita e di Resurrezione.

È interessante che nel numero 236 degli Esercizi Spirituali Ignazio proponga esattamente questo esercizio, che non a caso si offre allo stesso tempo come un esercizio spirituale ma anche di osservazione della realtà naturale: «considerare come Dio fatica e opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra […] Così nei cieli, negli elementi, nelle piante, frutti, armenti, ecc., dando essere, conservando, facendo vegetare, dando i sensi, ecc.».

La natura, con il suo misterioso parlare fatto di suoni, profumi, colori ci riconduce, con questa primavera 2022, a quella verità che solo con gli occhi della fede possiamo riconoscere come vita, una vita che contro ogni apparenza non smette di riapparire, e di rassicurarci del suo vittorioso ritorno: «perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna» (Ct 2, 11-12).

Christian Lefta

Nulla va nascosto davanti a Dio!

di Rajmund Haraszti

“(…) non essere più incredulo, ma credente!” – avrei potuto dire a me stesso prima di partire per il Mese Ignaziano. Infatti, il mio atteggiamento nei confronti degli Esercizi Spirituali assomigliava piuttosto a quello di San Tommaso apostolo nei confronti della risurrezione di Gesù.

Prima di entrare nella Compagnia, ho partecipato a diversi ritiri Ignaziani (di tre, cinque e otto giorni), ma non sono stati esattamente gli Esercizi Spirituali ciò che mi attiravano ai gesuiti. Non perché non mi piaccia stare in silenzio e dialogare col Signore in un’atmosfera intima, anzi! Prima di entrare, mentre abitavo in Norvegia, facevo ogni tanto dei “ritiri privati”, cioè scappavo dalla città, andavo in montagna e rimanevo in una baita per alcuni giorni. Da solo. In silenzio. Anche pregando. Non necessariamente con preghiere fisse (anche se il rosario lo portavo sempre con me), ma più che altro guardando il paesaggio e il cielo stellato (colorato spesso dall’aurora boreale), ammirando il Creatore, parlandoci e chiedendogli di darmi consigli e segni. E semplicemente godendo la Sua presenza.

Ma pregare su testi biblici, meditare e contemplare – questi modi di comunicare con Dio mi sembravano sempre un po’ lontani, strani, anche artificiosi. Non mi aiutava neanche la storia di San Francesco Saverio che si è convertito grazie agli Esercizi Spirituali, avendo resistito a lungo prima di abbandonare i suoi desideri mondani di prima. “E se neanche io non mi convertirò come Francesco durante questi trenta gironi?” – mi chiedevo con ansia.

Allo stesso tempo, le cose che promettono di cambiare la vita da un momento all’altro, mi rendono sempre sospettoso. Prima del Mese mi dicevo: “Mah, sinceramente, che cosa potrebbe succedere durante trenta giorni che non fosse successo durante gli ultimi trent’anni?” (Del resto, ho compiuto 31 anni proprio durante il Mese.)

Insomma, se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Ma siccome sono entrato e il Mese viene considerato come l’esperienza più importante del noviziato, ho deciso di affrontare la situazione in maniera costruttiva.

Quindi, come ho superato il mio scetticismo? Molto semplice: parlandone nella preghiera con sincerità. Iniziando le meditazioni e le contemplazioni così: “Signore, Tu mi vedi, e vedi anche la mia resistenza. Vedi che la mia incredulità mi impedisce di mettermi in contatto con Te. Ma credo in Te, e sono sicuro che Tu puoi parlare a me nonostante la mia resistenza. Quindi, se vuoi dirmi qualcosa proprio durante questa preghiera, se vuoi farmi vedere o capire qualcosa proprio in questa contemplazione, rendimi capace di accogliere le Tue parole.”

E poi, entrando nella meditazione con calma, seguendo le istruzioni del libretto di Sant’Ignazio spiegate da P. Iosif, ho realizzato che questo metodo funziona, quando eseguito con sincerità e fiducia, senza nascondere nulla davanti a Dio, nemmeno gli atteggiamenti “sbagliati”, nemmeno i pensieri di cui “dovrei” vergognarmi etc. Il metodo, ma soprattutto lo Spirito. Funziona nel senso che facilita un vero dialogo col Signore, aiuta a contemplare le diverse scene della vita di Gesù, senza aspettare che la mia vita o il mio rapporto con Dio cambi magicamente. Riuscire ad esprimere i miei pensieri e sentimenti più profondi davanti a Gesù e sentire che Lui veramente mi ascolta, con tanta pazienza e tenerezza… ecco, forse non c’è bisogno di un miracolo più grande.

Se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Adesso, invece, dopo averlo fatto, sono molto contento di essere entrato. E a dire la verità, sono diventato anche un po’ orgoglioso del nostro Padre Ignazio che, per mezzo degli Esercizi Spirituali, da quasi cinquecento anni, aiuta le anime, compresa la mia, ad avvicinarsi a Dio.

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