All’improvviso, finalmente, quasi sul limite della rassegnazione, qualche giorno fa abbiamo visto le rondini. Tante e veloci con le loro inconfondibili sagome così snelle, in un cielo di un primo pomeriggio luminoso accecante e senza nuvole. Senza nuvole, cioè senza l’ombra del dubbio che cominciava a farsi insistente: ma quando arrivano? E poi: saranno davvero rondini? Anche se talvolta l’occhio inganna, le rondini, come tutti sanno, sono il segno inequivocabile dell’arrivo della primavera che porta con sé, finalmente, il disgelo e l’esplosione della vita.
Dalla specola del noviziato, che spesso è un punto di osservazione privilegiato sui fenomeni, è stato a dire il vero non troppo difficile accorgersene: il clima di silenzio e un certo allenamento alla contemplazione in qualche modo aiutano lo sguardo. Ad ogni buon conto, resta una bella sfida, quella di uno sguardo che sa guardare. Esiste, infatti, una misteriosa correlazione tra la meteorologia e la vita dello spirito: esiste, cioè, quasi una meteorologia dell’anima alla quale si riferisce Gesù nel famoso passaggio di Mt 16, 1-4: «I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?».
La primavera dell’anno che stiamo attraversando, il 2022, sembra fin troppa carica di segni, purtroppo non tutti di vita, semmai di morte e di distruzione. Dove sono, allora, le rondini? Dov’è cioè l’esplosione della vita in un mondo devastato prima dalla pandemia, ora dalla guerra? Condividiamo, nella fede e nella speranza, questa domanda con milioni di uomini e donne che oggi nel mondo, proprio come noi, alzano gli occhi verso lo stesso cielo, cercando segni di vita e di Resurrezione.
È interessante che nel numero 236 degli Esercizi Spirituali Ignazio proponga esattamente questo esercizio, che non a caso si offre allo stesso tempo come un esercizio spirituale ma anche di osservazione della realtà naturale: «considerare come Dio fatica e opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra […] Così nei cieli, negli elementi, nelle piante, frutti, armenti, ecc., dando essere, conservando, facendo vegetare, dando i sensi, ecc.».
La natura, con il suo misterioso parlare fatto di suoni, profumi, colori ci riconduce, con questa primavera 2022, a quella verità che solo con gli occhi della fede possiamo riconoscere come vita, una vita che contro ogni apparenza non smette di riapparire, e di rassicurarci del suo vittorioso ritorno: «perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna» (Ct 2, 11-12).
Christian Lefta