GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Qual è il messaggio di Papa Francesco a un novizio gesuita?

Il 2 febbraio 2022, giornata della vita consacrata, il Santo Padre ha rivolto la sua omelia soprattutto ai religiosi. In quel periodo, stavo facendo il Mese di Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, e ho ascoltato i pensieri dell’omelia indirettamente attraverso il nostro maestro dei novizi. A quali aspetti di quest’omelia io come novizio, dovrei prestare piú attenzione? Cosa è arrivato al mio cuore dalle parole del Santo Padre?

Io, un giovane novizio, dovrei rappresentare la nuova generazione. Si suppone che io porti l’impeto e il coraggio di guardare al futuro. Non ho paura dei grandi cambiamenti e mi piace cercare il senso di tutto e mettere in discussione ciò che non sembra giusto. Il noviziato della Compagnia di Gesù è un’istituzione secolare, costruita su centinaia di anni di tradizione, ma questo non significa che un giovane come me non possa trovare il proprio posto in questa comunità. Secondo Papa Francesco, “oggi, la tentazione di andare indietro, per sicurezza, per paura, per conservare la fede, per conservare il carisma fondatore… È una tentazione. La tentazione di andare indietro e conservare le “tradizioni” con rigidità. Mettiamoci in testa: la rigidità è una perversione, e sotto ogni rigidità ci sono dei gravi problemi.”. Condivido pienamente queste parole di Papa Francesco che ci chiamano ad evitare ogni tipo di rigidità e allo stesso tempo so che ciò si può realizzare solo con mitezza, umiltá e pazienza, cosa che, ad essere onesti, non sempre mi riesce.

Nel linguaggio ignaziano, un’espressione importante è il discernimento degli spiriti. Papa Francesco, gesuita, pone la questione per la nostra vita in questo modo: “da chi ci lasciamo principalmente muovere: dallo Spirito Santo o dallo spirito del mondo?” È interessante che qui nella mia vita di noviziato, lo spirito del mondo può entrare facilmente. Per esempio, quando ci lamentiamo..

A noi ungheresi qualche volta piace lamentarci. La mia preoccupazione è che questo diventi anche un elemento della mia vita religiosa, e devo stare in guardia contro tale rischio. Anche il Santo Padre ha confermato che “è triste vedere consacrati, consacrate amari: si chiudono nella lamentela per le cose che puntualmente non vanno”. Sono sicuro che l’amarezza fa parte dello spirito del mondo e non della chiamata dello Spirito Santo. Nelle parole di Papa Francesco, “se ai consacrati mancano parole che benedicono Dio e gli altri, se manca la gioia, se viene meno lo slancio, se la vita fraterna è solo fatica, se manca lo stupore, non è perché siamo vittime di qualcuno o di qualcosa, il vero motivo è che le nostre braccia non stringono più Gesù. “. E che senso avrebbe la vita religiosa se non tenessimo Gesù tra le nostre braccia?

Mio Dio, aiutaci affinché lo Spirito Santo possa davvero permeare sempre più le nostre giornate e le nostre comunità! Concedici di rimanere sempre vicino a Te, da dove possiamo guardare la nostra vita.

Miklós Forián-Szabó

Come mai fratello Gesuita?

di Alessandro Di Mauro

Questa è la domanda che spesso mi hanno posto quando hanno appreso della mia scelta vocazionale. Ma chi è il fratello gesuita? Questo quesito se l’è posto anche la Compagnia di Gesù che nella Congregazioni Generali 34a (CG l’organismo al vertice della struttura organizzativa della Compagnia di Gesù) ha provato a ‘ridisegnarne i tratti’. Molto bella l’identità del fratello gesuita che si legge nei suoi decreti [2]: ‘Il Fratello gesuita è un uomo che ha accettato la chiamata del Padre ad essere un “compagno di Gesù”. Con i voti, egli consacra liberamente la sua vita per aiutare la comune missione del corpo della Compagnia, che è apostolico, religioso e sacerdotale.’ Padre Kovlvenbach S.J. già un anno prima della 34° CG diceva: ‘In qualche modo, il religioso Fratello incarna la vita religiosa nella sua essenza e, per questo, è capace di manifestare tale vita con particolare chiarezza’.

I Fratelli, quindi condividono l’unica missione della Compagnia e vi contribuiscono per la personale chiamata ricevuta, ‘contribuendo ad ogni genere di lavoro, materiale e tecnico al servizio dell’apostolato e dell’intero corpo della Compagnia, ma anche nella proclamazione esplicita di Gesù, nell’aiuto e nel colloquio spirituale, negli Esercizi Spirituali, nella catechesi e nell’insegnamento’ [CG 34a 207].

Chiarito ciò, torniamo alla mia scelta. In effetti, a ben pensarci l’unico fratello gesuita che io mi ricordi, è il fratello portinaio di Villa San Saverio da me frequentata nella mia giovinezza. Quando compresi la mia vocazione alla vita religiosa tutto potevo pensare di desiderare ma non di diventare fratello gesuita. Perché pensavo in cuor mio di voler servire il Signore, ma no come portinaio! Poi ho compreso che non ha importanza quello che si fa ma per Chi si fa! Scoprendo che anche facendo il portinaio, si può servire il Signore. In questo mi sono di esempio San Alfonso Rodriguez e il Beato Francesco Gàrate entrambi Fratelli Gesuiti (per altro portinai). A fratello Gàrate una volta chiesero come facesse tante cose ed essere nello stesso tempo così calmo, senza mai perdere la pazienza. Lui rispose: ‘Padre faccio buonamente ciò che posso, il resto lo fa il Signore che può tutto. Con il suo aiuto tutto è leggero e soave, perché serviamo un Padrone buono’.

Anche se ormai il ruolo del fratello è cambiato e non è solo ‘operativo’ ma di grande apporto all’opera della Compagnia come detto sopra (vedi anche il video https://www.youtube.com/watch?v=0Cap7iH3eEQ) spero di vivere la mia vocazione religiosa come il beato Francesco con la certezza che il Signore mi starà sempre accanto e sarà Lui a ‘fare’ ciò che io non saprò ‘fare’.

 

Alessandro Di Mauro

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