Tutti sentiamo il bisogno di nuove possibilità. Tutti speriamo in una “seconda tavola di salvezza”, tutti desideriamo di trovare, strada facendo, quel “gancio in mezzo al cielo” cantato qualche anno fa da Claudio Baglioni. Forse perché l’essere umano è un cantiere sempre aperto, una persona è sempre in costruzione. Ci sono due parabole evangeliche che mi piace particolarmente rileggere alla luce della mia esperienza: quella dei “talenti” (Mt 25, 14-30) e quella degli operai chiamati a lavorare nella vigna in diverse ore della giornata (Mt 20, 1-16). Nella prima, Gesù ci ricorda la ricchezza di doni che Dio pone nelle nostre mani nel corso della vita. La sua conclusione, però, è molto esigente: questo tesoro, questa ricchezza di doni, o la accogli con amore e creatività, mettendola a frutto, oppure la perdi per sempre. Nell’altra parabola invece il Signore sembra ricordarci che c’è sempre, nella vita, una nuova possibilità, a tutte le ore, anche nelle più improbabili. Il Padre ci mette sempre a disposizione nuove possibilità per valorizzare, riorganizzare, far fruttificare la nostra vita. Per dirla con qualche titolo di Ignazio Silone, ci sono sempre per noi un’uscita di sicurezza, vino e pane nuovi per saziare la sete e la fame emerse lungo il cammino, c’è sempre in noi un seme sotto la neve pronto a germogliare per ridare slancio alle avventure di ogni povero cristiano. Dio è paziente e non smette di reiterare a noi, ad ogni ora della nostra giornata terrena, il dono più importante, la chiamata alla santità, cioè alla felicità piena. Il salario ci è assicurato nella sua pienezza, a qualunque ora abbiamo timbrato il cartellino. Persino i richiami al buon senso, dietro i quali si nascondono a volte le nostre piccole invidie o rivalità, per Dio non contano nulla. Solo ci chiede di fidarci di lui, anche quando, ad orari e in circostanze insolite, ci chiama a percorrere un cammino speciale come il noviziato nella Compagnia di Gesù, così com’è successo a me.
Massimo Sebastiani