GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Chi rimane davvero?

11 Ott 2018

Nel film “The Terminal” di Spielberg il protagonista rimane bloccato in un terminal per via di un problema di documenti e non può ne tornare a casa ne uscire dall’aeroporto. È costretto a vivere per un certo periodo nel terminal. Si trova ad avere a che fare con persone che frequentano quel luogo solo per qualche ora, o che si trovano a lavorare lì, ma non che vivono lì come lui. Si abituerà a trovare amicizie e una sua normalità in un luogo del genere. A parte la situazione surreale del film, in queste ultime settimane anche il nostro tranquillo noviziato mi è sembrato un luogo di passaggio. Non certo come un terminal, ma è diventato un luogo di passaggio per lingue, culture e storie diverse. Con i voti dei nostri compagni e la loro partenza una parte del noviziato è partita per Roma. Con loro sono partite risate, difficoltà e le amicizie nate negli ultimi due anni. Al momento del saluto davanti al furgoncino carico dei loro bagagli mi sono accorto che il noviziato è anche un luogo di partenze importanti. Non solo per la quantità di valigie che occupavano tutto lo spazio disponibile. Intendo per la quantità di esperienze maturate. I nostri compagni partiti per Roma avevano alle spalle due anni molto ricchi.

Una settimana dopo ci siamo ritrovati con i novizi del nuovo anno a guardare il porto di Genova nel sole di ottobre. In una giornata limpida, da seduti vedevamo tutta la linea della costa. In quel momento ho sentito il noviziato in un modo diverso dal solito, come non mi accadeva da un po’. Un luogo per vivere esperienze nuove, una nuova casa, un porto in cui attraccare. Questi giorni mi fanno riflettere sul noviziato come terra di chi parte e di chi arriva. Il luogo in cui si atterra e da cui si prende il volo. In effetti c’è chi parte e chi rimane. Alla luce di quel sole guardavo i miei compagni, ormai novizi del secondo anno, noi che rimaniamo. Poi guardavo i nostri nuovi fratelli. Pensavo che così inizia lo scambio, da una parte le nuove energie e storie di vita che arrivano da fuori, dall’altra la nostra piccola ma significativa esperienza del noviziato da far passare. In questo modo anche noi che rimaniamo siamo trasformati.

Così però manca qualcosa al quadro del noviziato. Qualche giorno fa infatti guardandoci a tavola con tutta la nuova comunità riunita mi chiedevo: è vero che noi siamo rimasti, ma alla fine chi rimane veramente in noviziato? La risposta era chiara. I nostri formatori, ciascuno col suo ruolo, ciascuno con la sua storia. Un po’ come il personaggio del film, vivono in un luogo che sembrerebbe solo di passaggio. Sono coloro che in questo tempo prezioso ci aiutano a dare una forma alla nostra vita. Ripenso a quante volte hanno aggiunto ciascuno il proprio contributo al noviziato, dal caos della cucina al silenzio del mese di esercizi. Sono loro che provano a dare costanza ad ogni nuovo inizio in questa casa. Se osservo i nostri cambiamenti di questo anno lo riconosco. Anche con la loro vita spesa qui in noviziato ci testimoniano qualcosa. Questo mi è sembrato un motivo più che valido per cui ringraziare. Ringraziare per chi rimane per permettere ad altri di partire.

Caspita, sono un religioso!

di Miklós Forián-Szabó



Sabato 16 settembre 2023 noi, i sei giovani allora novizi del secondo anno, abbiamo pronunciato i primi voti nella Compagnia di Gesù. In queste righe condividiamo come abbiamo vissuto i giorni di preparazione e di celebrazione.

A inizio settembre, prima dei voti, siamo andati a fare Esercizi Spirituali per 8 giorni fra le montagne nella Provincia di Brescia. Già essendo passato un anno e mezzo dal Mese degli Esercizi Spirituali era arrivato il tempo di ritirarci nel silenzio e nella preghiera. Ognuno ha fatto il suo cammino interiore, diverso da quello degli altri, ma tutti con il Signore, e ciò ha rappresentato un’intensa preparazione ai voti.

Per il fine settimana dei voti la casa del Noviziato si è riempita di ospiti gesuiti e parenti. Abbiamo vissuto con gioia ed apertura l’incontro fra le nostre due famiglie: quella di origine e quella dei gesuiti. Sabato pomeriggio siamo scesi insieme nella Chiesa del Gesù, luogo della celebrazione. Grazie anche al servizio generoso e magnanimo dei compagni novizi del primo anno è stata una messa semplice e molto bella, partecipata da tutta l’assemblea composta dai nostri amici di Genova, parenti e gesuiti che hanno riempito la chiesa.

Nell’omelia P. Roberto Del Riccio, Provinciale EUM, ha sottolineato che la perfezione è un dono che viene dall’alto, nessuno può raggiungerla con le proprie forze e sacrifici. Nel noviziato abbiamo più volte fatto esperienza del sostegno da parte dei fratelli e del bisogno della grazia di Dio, senza la quale non possiamo far nulla. Tuttavia la tentazione fondamentale, quella di credere di bastare a noi stessi, non scompare dopo i voti ma si ripropone in continuazione. La formazione successiva (non breve) nella Compagnia serve dunque per verificare se il gesuita riesca a vivere veramente affidandosi alla grazia del Signore.

I gesuiti fanno i voti appena prima della comunione, di fronte a Gesù Eucaristia. Per tutti noi è stato un momento intimo e di profonda consolazione ricevere il Suo Corpo, unendoci al Signore subito dopo esserci legati a Lui per sempre. Abbiamo sperimentato la comunione con gli altri fedeli presenti alla celebrazione e con tutti coloro che stavano pregando per noi da lontano. È stato anche il primo momento in cui ognuno di noi si è reso conto che… «caspita, ora sono un religioso!». La vita religiosa, che abbiamo desiderato e sperimentato per due anni, ora è definitiva. È una sensazione strana, forse simile a quella che sperimentano gli sposi, passando dal fidanzamento al matrimonio.

Pochi giorni dopo i voti già ci troviamo tutti nelle nuove destinazioni, chi per lo studio, chi per il lavoro apostolico, grati al Signore per i tanti doni ricevuti nel Noviziato e protesi verso il futuro della nostra vita nella Compagnia!

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