GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Dio è vicino agli ultimi?

di Alessandro Di Mauro

Ma quegli (il dottore della legge), volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Lc 10,29

Spesso ascoltando il passo del vangelo della parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) mi è sembrato di cogliere nella domanda del dottore della legge ‘E chi è il mio prossimo?’ una provocazione a Gesù, perché ho sempre pensato fosse una domanda ovvia e scontata la risposta. Questo fin quando non ho vissuto il secondo esperimento proposto in noviziato: il mese in ospedale. Ho svolto il mio servizio presso una RSA della piccola casa della divina provvidenza  gestita dai cottolenghini. Il loro fondatore San Giuseppe Benedetto Cottolengo ebbe l’ispirazione di costruire questa struttura quando si trovò al capezzale di una giovane donna che non essendo stata accolta da alcun ospedale di Torino morì per il parto. Questo episodio lo rattristò a tal punto da voler accogliere tutte quelle persone che non trovano posto nelle strutture ospedaliere.

Stare accanto alla gente anziana e sofferente per un mese ha fatto nascere in me dei sentimenti di amore e di comprensione nei confronti degli ultimi e di chi è stanco di continuare la propria esistenza. Mi ha fatto vivere cosa vuol dire farsi prossimo di persone deboli e umili che conosci proprio nella loro fragile umanità. Certo spesso mi sono chiesto, come alcuni di loro, Dio non potrebbe allievare le loro sofferenze? Mi sono commosso quando un anziano dopo esser caduto mi ha detto ‘non meritavo tutto questo’, o quando con un abbraccio un altro ospite mi ha detto ‘non ne posso più’ di soffrire, di vivere… A volte pensiamo che farsi prossimo vuol dire trovare una risposta a questo dolore ma cosa rispondere a queste persone?

Sono partito da un fatto che riecheggiava dalla contemplazione durante gli esercizi spirituali della passione di Cristo: Gesù ha patito tutte queste sofferenze prima di noi per questo affidarsi a lui non è credere che così si soffrirà meno, come affidarsi a un mago che risolve i problemi, ma è farsi abbracciare da un Dio che ha già passato sofferenze analoghe a quelle che vivi anche tu. Ma come poter dire questo a chi soffre senza sembrare retorico e fargli comprendere che veramente Gesù gli è vicino nella sofferenza? Non saprei davvero rispondere, ma posso testimoniare che Gesù c’era nei sorrisi degli operatori che accudivano agli ospiti della struttura, nell’educatore che gestiva le loro attività, nel fratello o nella suora che li accudiva, c’era in me che cercavo di stargli accanto con un sorriso, con una carezza e con un abbraccio. Io senza la sua presenza non sarei riuscito. Dio è davvero vicino agli ultimi? Direi proprio di si attraverso le nostre mani e i nostri gesti d’amore.  Alessandro Di Mauro

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