GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Il quarto voto di obbedienza al Papa circa le missioni

I gesuiti in generale sono sempre mandati, cioè non scelgono loro cosa fare, quale missione svolgere, in quale parte del mondo vivere. Ricevono la loro missione dai loro superiori, in ordine gerarchico fino al papa. Fanno così perché vogliono servire la Chiesa dove possono fare il maggiore bene e sono consapevoli che un superiore vede meglio le necessità e credono che riceva dallo Spirito la grazia di poter discernere il desiderio di Dio.Nell’estate noi novizi andiamo ad aiutare in varie opere per conoscere le realtà della Compagnia e dare una mano dove c’è bisogno.

In quest’estate io aspettavo tanto il campo estivo del gruppo di Azione Cattolica che seguo. Desideravo soprattutto l’opportunità di passare molto tempo insieme per conoscerci meglio. Questo sicuramente ci avrebbe aiutato ad instaurare una relazione più profonda, così da poter svolgere meglio il mio apostolato durante l’anno. Ma quest’estate io sono mandato in Ungheria, farò vari campi con giovani, aiuterò nei lavori manuali in una casa di esercizi e parteciperò ad altri eventi più brevi.

Questa è la mia prima piccola esperienza del quarto voto che riguarda soprattutto le missioni. Vorrei fare una cosa, sono convinto che sarebbe bella ed aiuterebbe le anime, ma i miei superiori chiedono altro. Questa esperienza mi aiuta a comprendere meglio cosa significa essere mandato dove c’è più bisogno. Io non posso discernere cosa sia più importante ma mi affido ai superiori.

Quest’estate la Chiesa mi chiama in Ungheria.

Pál Füszfás

 

La gioia di scoprirsi amici nel Signore

di Nicolò Lorenzetto

La mia prima estate in Noviziato è stata colma di doni del Signore. I sentimenti di superficie potevano variare nel tempo, ma la gioia di sapermi inviato e insieme accompagnato da Lui è rimasta viva nel profondo del cuore lungo tutte le diverse esperienze estive, dal servizio a Bassano del Grappa al campo dell’Azione Cattolica dei Ragazzi nelle valli piemontesi, dalla settimana di visita alla mia famiglia fino al grande incontro con gli ospiti della Comunità Emmanuel in Puglia.

Confrontata con l’andirivieni geografico e la ricchezza apostolica dei mesi estivi, la quiete della “vita nascosta” a Genova potrebbe apparire meno entusiasmante. Ma proprio l’idea del ritorno alla casa del Noviziato era per me fonte di nuova gioia, quando a inizio settembre risalivo lo stivale in treno, saltando dai trulli tarantini a Salerno, e di qui costeggiando il Tirreno fino a raggiungere il capoluogo ligure.

Ero felice al pensiero di rivedere gli altri novizi, i compagni con cui avevo condiviso un anno di vita ed esperienze, felice di poter ascoltare quanto il Signore aveva donato a ciascuno nei rispettivi itinerari estivi. Ed ero desideroso di incontrare i nuovi compagni, che sarebbero arrivati di lì a poche settimane, rendendo la comunità ancor più variegata per lingue e culture di provenienza: il nostro gruppo inizialmente italo-ungherese avrebbe accolto in un sol colpo anche novizi sloveni, rumeni e maltesi!

Questa forma di “noviziato interculturale” può permetterci di toccare con mano, fin dal principio della vita religiosa, la multiforme ricchezza e l’universalità di quella Compagnia di Gesù, che già alla sua fondazione riuniva uomini di diversi territori. Non erano forse i primi dieci compagni baschi e castigliani, portoghesi e francesi? E non erano pure molto diversi tra loro, oltre che per lingue e culture, anche per età, storie di vita, disposizioni caratteriali? Giovani appena ventenni insieme a uomini maturi, spiriti di grande calma e dolcezza insieme ad animi inquieti e pronti ad “infiammare ogni cosa”, una volta lasciatisi infiammare in prima persona dall’amore del Signore… Una pluralità umana apparentemente irriducibile, che però trovava profonda unità a partire da quell’unica fede, e da quel comune desiderio di consacrare ogni sforzo al servizio del Signore e del “maggior bene delle anime”, che legarono insieme i primi compagni.

Anche noi novizi di oggi, pur con tutte le nostre mediocrità, sappiamo che il Signore ha voluto unirci nel suo amore, e che la fede e il desiderio di servizio permettono che si formi tra noi un legame più forte delle tendenze disgreganti e delle conflittualità che ogni gruppo umano molto variegato sperimenta, inevitabilmente, al suo interno. Così, all’inizio di questo nuovo anno di noviziato, mentre il mio sguardo abbraccia al contempo i cinque compagni con cui ho già condiviso un anno di cammino, e i dieci nuovi compagni arrivati appena tre settimane fa, sento rinnovarsi nel cuore il sentimento più proprio dei discepoli: la gioia di scoprirsi amici nel Signore.

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