In un mondo in cui le armi vengono scambiate con il grano,
e dove le guerre sono condannate solo per il loro fastidio
In un mondo in cui un corpo in degradazione esige più rispetto
di uno in cui la vita si sta ancora contorcendo,
e dove il vitello grasso merita una morte più misericordiosa di un feto
In un mondo in cui la puntura di un insetto fa più paura dei videogiochi,
e dove i desideri sono condivisi con internet e non con gli amici
In un mondo in cui il valore di un cane è commisurabile con quello di un bambino
e dove l’amore si misura in dollari invece che in minuti
In un mondo in cui la croce significa che ho ragione,
e dove la gente si chiede: “Perché la Chiesa non è intervenuta?”
ma è bene che Dio rimanga solo nelle chiese
Nel mondo in cui si affollano
le belle parole e le azioni vuote,
tombe levigate e strade dissestate,
lutto non compianto
e occhi che guardano da un’altra parte
In un tale mondo è arrivato,
e in un tale mondo si è fatto carne Cristo.
Non si è vergognato di questo mondo
e questo mondo l’ha ritenuto degno,
per avere gli occhi per piangere su di esso,
e una bocca per incoraggiarlo,
per prendere orecchie per ascoltarlo,
e il cuore per gioire con lui,
per seguire con i suoi piedi colui che si è perso,
e per sostenere con le mani la canna spezzata.
Is 42,3; ES 102; Mt 10,28; Mt 8,22; Mt 12,12; Lc 3,5