GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Esercizi di fiducia

26 Feb 2018

Una volta mi è capitato di camminare in un campo in montagna in piena notte, con una gran luna piena. Erano i primi giorni di ottobre dopo un caldo asfissiante durante le ore di sole. In quel bel paesaggio di alberi e prati illuminati si vedeva quasi come se fosse stato giorno.  Camminare a quell’ora di notte evitando il caldo di giorno rendeva tutte le cose meno faticose. Era decisamente una situazione particolare: si stava meglio di notte che di giorno. Vorrei descrivere con questa immagine alcuni aspetti del mese di esercizi spirituali  di noi novizi del primo anno a Camaldoli. Un periodo ricchissimo e complesso, ma soprattutto di preghiera e silenzio. E di solito la preghiera e il silenzio ci spaventano, come la notte. Ci sembrano anche un po’ innaturali, dobbiamo ammetterlo. Ma a volte è necessario stare in una condizione diversa dal solito per stare bene, per vedere più in là. Così anche noi abbiamo iniziato il nostro mese  nel silenzio della sera, dopo aver condiviso le nostre paure, seguite dalle  parole di Padre Agostino: “Affida la tua via, il Signore farà il resto”.  Queste sono state le prime parole sul mio quaderno degli esercizi, il primo spunto  alla partenza. A guardarle adesso sono state anche le parole di fondo di tutta questa esperienza.  In effetti un modo per rileggere la ricchissima esperienza degli esercizi è attraverso questa frase. Ogni mattina svegliandomi al suono della campanella suonata da Nicholas  non sapevo dove mi avrebbe portato la preghiera in quella giornata, se mi sarei perso nei miei pensieri o nella monotonia del silenzio  o se sarei impazzito definitivamente.  Dopo qualche giorno  quel silenzio tanto temuto è stato riempito, ogni occasione in modo diverso, di ricordi, emozioni e Parole. E le passeggiate ogni giorno verso i forti che sovrastano la nostra casa sono diventati occasione per percepire quello che non noto mai: Il volo di un uccellino. L’altezza imponente di una quercia, lo scrosciare dell’acqua fra le rocce. Il rumore del vento che passa fra le canne. Le immense nuvole che si stagliano sopra il mare agitato di Genova. Ogni volta c’era qualche suono, qualche scorcio che mi ricordava qualcosa, un ricordo lontanissimo nella mia vita o della mia routine da studente universitario in una città caotica come Roma. Così ho fatto la mia via negli esercizi, in un coinvolgimento sempre più forte di tutto me stesso. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, provando a fidarmi di quel che trovavo. In una conoscenza sempre più profonda di quel Gesù che mi aveva chiamato fin laggiù. Con grande meraviglia, tutto quello che vedevo fuori nelle mie passeggiate e nei miei ricordi tornava e rendeva viva la preghiera. Così posso dire  che le lunghe ore di contemplazioni, come chiama Sant’Ignazio quel tipo di preghiera con una grande uso dell’immaginazione e dell’affetto, sono diventate vivide. In questo modo, come suggerisce Sant’Ignazio,  Gesù diventa un amico a cui parlare. Gesù che un tempo aveva camminato con i suoi discepoli, uomo fra gli uomini, come me. Gesù che aveva riso e pianto e che aveva chiesto al Padre di fare la sua volontà. Ad oggi è un Gesù da seguire e da cercare. A guardare questo mese oggi mi sembra sia stato  proprio questo, un lungo viaggio senza  sapere dove andare perché è stato il Signore a guidare.  Da un certo momento in poi ho iniziato anche ad avere dei dubbi su quello che io pensavo di essere. Così ogni giorno è diventato una sorpresa. Quei giorni di calma, silenzio e preghiera sono diventati fra giorni più intensi della  mia breve  vita. Un lungo lavoro nel silenzio. Così intensi che ci vorrà ancora molto tempo  per raccoglierne i frutti. Incredibile, io stesso tre anni fa non avrei creduto una cosa del genere. Inizia ora infatti quel tempo importante per scendere dalla montagna. E rileggere quello che è accaduto, per trarne qualche frutto.  Un altro dono di Sant’Ignazio e degli Esercizi Spirituali.  Ma che viaggio si può fare se ci si lascia guidare!

Nulla va nascosto davanti a Dio!

di Rajmund Haraszti

“(…) non essere più incredulo, ma credente!” – avrei potuto dire a me stesso prima di partire per il Mese Ignaziano. Infatti, il mio atteggiamento nei confronti degli Esercizi Spirituali assomigliava piuttosto a quello di San Tommaso apostolo nei confronti della risurrezione di Gesù.

Prima di entrare nella Compagnia, ho partecipato a diversi ritiri Ignaziani (di tre, cinque e otto giorni), ma non sono stati esattamente gli Esercizi Spirituali ciò che mi attiravano ai gesuiti. Non perché non mi piaccia stare in silenzio e dialogare col Signore in un’atmosfera intima, anzi! Prima di entrare, mentre abitavo in Norvegia, facevo ogni tanto dei “ritiri privati”, cioè scappavo dalla città, andavo in montagna e rimanevo in una baita per alcuni giorni. Da solo. In silenzio. Anche pregando. Non necessariamente con preghiere fisse (anche se il rosario lo portavo sempre con me), ma più che altro guardando il paesaggio e il cielo stellato (colorato spesso dall’aurora boreale), ammirando il Creatore, parlandoci e chiedendogli di darmi consigli e segni. E semplicemente godendo la Sua presenza.

Ma pregare su testi biblici, meditare e contemplare – questi modi di comunicare con Dio mi sembravano sempre un po’ lontani, strani, anche artificiosi. Non mi aiutava neanche la storia di San Francesco Saverio che si è convertito grazie agli Esercizi Spirituali, avendo resistito a lungo prima di abbandonare i suoi desideri mondani di prima. “E se neanche io non mi convertirò come Francesco durante questi trenta gironi?” – mi chiedevo con ansia.

Allo stesso tempo, le cose che promettono di cambiare la vita da un momento all’altro, mi rendono sempre sospettoso. Prima del Mese mi dicevo: “Mah, sinceramente, che cosa potrebbe succedere durante trenta giorni che non fosse successo durante gli ultimi trent’anni?” (Del resto, ho compiuto 31 anni proprio durante il Mese.)

Insomma, se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Ma siccome sono entrato e il Mese viene considerato come l’esperienza più importante del noviziato, ho deciso di affrontare la situazione in maniera costruttiva.

Quindi, come ho superato il mio scetticismo? Molto semplice: parlandone nella preghiera con sincerità. Iniziando le meditazioni e le contemplazioni così: “Signore, Tu mi vedi, e vedi anche la mia resistenza. Vedi che la mia incredulità mi impedisce di mettermi in contatto con Te. Ma credo in Te, e sono sicuro che Tu puoi parlare a me nonostante la mia resistenza. Quindi, se vuoi dirmi qualcosa proprio durante questa preghiera, se vuoi farmi vedere o capire qualcosa proprio in questa contemplazione, rendimi capace di accogliere le Tue parole.”

E poi, entrando nella meditazione con calma, seguendo le istruzioni del libretto di Sant’Ignazio spiegate da P. Iosif, ho realizzato che questo metodo funziona, quando eseguito con sincerità e fiducia, senza nascondere nulla davanti a Dio, nemmeno gli atteggiamenti “sbagliati”, nemmeno i pensieri di cui “dovrei” vergognarmi etc. Il metodo, ma soprattutto lo Spirito. Funziona nel senso che facilita un vero dialogo col Signore, aiuta a contemplare le diverse scene della vita di Gesù, senza aspettare che la mia vita o il mio rapporto con Dio cambi magicamente. Riuscire ad esprimere i miei pensieri e sentimenti più profondi davanti a Gesù e sentire che Lui veramente mi ascolta, con tanta pazienza e tenerezza… ecco, forse non c’è bisogno di un miracolo più grande.

Se non fossi entrato nella Compagnia, non credo che avrei mai fatto il Mese di Esercizi. Adesso, invece, dopo averlo fatto, sono molto contento di essere entrato. E a dire la verità, sono diventato anche un po’ orgoglioso del nostro Padre Ignazio che, per mezzo degli Esercizi Spirituali, da quasi cinquecento anni, aiuta le anime, compresa la mia, ad avvicinarsi a Dio.

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