Una volta mi è capitato di camminare in un campo in montagna in piena notte, con una gran luna piena. Erano i primi giorni di ottobre dopo un caldo asfissiante durante le ore di sole. In quel bel paesaggio di alberi e prati illuminati si vedeva quasi come se fosse stato giorno. Camminare a quell’ora di notte evitando il caldo di giorno rendeva tutte le cose meno faticose. Era decisamente una situazione particolare: si stava meglio di notte che di giorno. Vorrei descrivere con questa immagine alcuni aspetti del mese di esercizi spirituali di noi novizi del primo anno a Camaldoli. Un periodo ricchissimo e complesso, ma soprattutto di preghiera e silenzio. E di solito la preghiera e il silenzio ci spaventano, come la notte. Ci sembrano anche un po’ innaturali, dobbiamo ammetterlo. Ma a volte è necessario stare in una condizione diversa dal solito per stare bene, per vedere più in là. Così anche noi abbiamo iniziato il nostro mese nel silenzio della sera, dopo aver condiviso le nostre paure, seguite dalle parole di Padre Agostino: “Affida la tua via, il Signore farà il resto”. Queste sono state le prime parole sul mio quaderno degli esercizi, il primo spunto alla partenza. A guardarle adesso sono state anche le parole di fondo di tutta questa esperienza. In effetti un modo per rileggere la ricchissima esperienza degli esercizi è attraverso questa frase. Ogni mattina svegliandomi al suono della campanella suonata da Nicholas non sapevo dove mi avrebbe portato la preghiera in quella giornata, se mi sarei perso nei miei pensieri o nella monotonia del silenzio o se sarei impazzito definitivamente. Dopo qualche giorno quel silenzio tanto temuto è stato riempito, ogni occasione in modo diverso, di ricordi, emozioni e Parole. E le passeggiate ogni giorno verso i forti che sovrastano la nostra casa sono diventati occasione per percepire quello che non noto mai: Il volo di un uccellino. L’altezza imponente di una quercia, lo scrosciare dell’acqua fra le rocce. Il rumore del vento che passa fra le canne. Le immense nuvole che si stagliano sopra il mare agitato di Genova. Ogni volta c’era qualche suono, qualche scorcio che mi ricordava qualcosa, un ricordo lontanissimo nella mia vita o della mia routine da studente universitario in una città caotica come Roma. Così ho fatto la mia via negli esercizi, in un coinvolgimento sempre più forte di tutto me stesso. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, provando a fidarmi di quel che trovavo. In una conoscenza sempre più profonda di quel Gesù che mi aveva chiamato fin laggiù. Con grande meraviglia, tutto quello che vedevo fuori nelle mie passeggiate e nei miei ricordi tornava e rendeva viva la preghiera. Così posso dire che le lunghe ore di contemplazioni, come chiama Sant’Ignazio quel tipo di preghiera con una grande uso dell’immaginazione e dell’affetto, sono diventate vivide. In questo modo, come suggerisce Sant’Ignazio, Gesù diventa un amico a cui parlare. Gesù che un tempo aveva camminato con i suoi discepoli, uomo fra gli uomini, come me. Gesù che aveva riso e pianto e che aveva chiesto al Padre di fare la sua volontà. Ad oggi è un Gesù da seguire e da cercare. A guardare questo mese oggi mi sembra sia stato proprio questo, un lungo viaggio senza sapere dove andare perché è stato il Signore a guidare. Da un certo momento in poi ho iniziato anche ad avere dei dubbi su quello che io pensavo di essere. Così ogni giorno è diventato una sorpresa. Quei giorni di calma, silenzio e preghiera sono diventati fra giorni più intensi della mia breve vita. Un lungo lavoro nel silenzio. Così intensi che ci vorrà ancora molto tempo per raccoglierne i frutti. Incredibile, io stesso tre anni fa non avrei creduto una cosa del genere. Inizia ora infatti quel tempo importante per scendere dalla montagna. E rileggere quello che è accaduto, per trarne qualche frutto. Un altro dono di Sant’Ignazio e degli Esercizi Spirituali. Ma che viaggio si può fare se ci si lascia guidare!
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