Il Mese di Esercizi spirituali è il primo e principale esperimento in questo tempo di probazione che è il noviziato, perché è posto a fondamento di tutti gli altri; nella mia esperienza, a poco tempo dal compimento degli Esercizi, ho trovato particolare gusto nell’esercizio della contemplazione dei misteri della vita di Cristo.
Ciò che apprezzo in questa forma di preghiera è che il suo oggetto si trovi nella vita stessa di Gesù, senza che mi sia richiesto di partorire astrazioni esegetiche o di provare una generica sensazione di benessere davanti alla Scrittura, ma badando ad ascoltare, osservare e toccare con i sensi spirituali l’esistenza reale del Verbo della vita (cfr. 1 Gv 1,1-4).
La contemplazione vissuta durante il Mese è stata, anzitutto, l’osservazione con sguardo insistito e prolungato delle scene della vita del Signore, anche mediante la ripetizione delle medesime scene nel corso dei tempi di preghiera nella giornata, per andare in profondità dove sperimentavo gusto interiore; questi tempi si sono caratterizzati per un senso di meraviglia, talora molto sottile, che si è presentato in maniera gratuita e spontanea nel momento dell’incontro con Dio.
Proprio a partire da questa constatazione consolante, ho potuto sperimentare, ancora una volta, come il primo attore della preghiera sia lo stesso Spirito che ha ispirato i Vangeli con cui ho pregato; la Sua proposta non ha richiesto altri requisiti che quelli di lasciarmi condurre, avere disponibilità a festeggiare e sorprendermi, rimanere, semplicemente, in compagnia di una presenza viva ed affettuosa.
La chiamata che ho avvertito nel corso delle settimane è stata quella a spostare la direzione dello sguardo dalla mia persona, dai miei punti forti e dai miei peccati, alla persona di Gesù, prima di tutto; i maggiori frutti delle contemplazioni sono sempre passati dalla passività predisposta all’incontro e dall’immersione speranzosa nel brano biblico, piuttosto che dall’esercizio delle mie sole facoltà razionali.
Posso affermare che l’immaginazione sensoriale e percettiva si è dimostrata un potente strumento di preghiera, idoneo a decentrarmi attraverso l’immedesimazione con la scena contemplata, e un prezioso aiuto ad entrare personalmente in essa senza censure; attraverso l’immaginazione ho avvertito di conformarmi di più al mistero che contemplavo, anziché distanziarmene fantasiosamente. Il coinvolgimento che ho sperimentato è stato di tipo saporoso ed affettivo, libero di rapportarmi alle persone di cui osservavo la vita, lungi dal manipolare la grandezza del mistero che desiderava aprirsi a me.
La preghiera di contemplazione mi ha permesso di incontrare la volontà benevola di Dio, che desidera sempre donarsi sovrabbondantemente; credo che essa costituisca un cammino lento e progressivo, che scalda il cuore a fuoco lento, permettendo, in maniera spesso non pienamente cosciente, che i pensieri e i sentimenti di Cristo possano entrare in noi e renderci pienamente i figli amati che siamo, riflettendo nella vita la luce del Vivente.