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Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Covid-19: virus o antidoto?

29 Mag 2021

E se il covid non fosse un virus, ma un antidoto? E se in realtà questo essere minuscolo stesse, seppur inconsapevolmente, cercando di combattere quel virus ben più grave per il pianeta terra che è la specie umana?

Proviamo per un attimo a uscire dal nostro antropocentrismo e ad assumere un punto di vista più obiettivo: per l’ecosistema del pianeta terra l’essere umano è, di fatto, un virus che, per continuare egoisticamente a vivere e ad espandersi a scapito degli altri, sta intaccando la sopravvivenza di molti esseri viventi (se non tutti) e delle stesse risorse naturali del pianeta.

Noi esseri umani, con la nostra miopia che ha ormai quasi raggiunto la cecità completa, stiamo attaccando gli organi vitali del pianeta terra – gli oceani, le foreste, la fauna, le riserve minerarie sotterranee… – proprio come fa il covid con i nostri stessi organi interni. Stiamo vivendo su di noi, in qualche modo, quello che noi stessi causiamo, senza esserne consapevoli, a innumerevoli altri esseri viventi. Sembra quasi che questo essere a forma di corona, che noi chiamiamo “virus”, ci consegni anche un messaggio.

E se cercando di riportare a tutti i costi la situazione antecedente, stessimo in realtà andando contro il bene comune dell’ecosistema variegato nel quale siamo inseriti? Ovviamente la risposta non può essere quella di lasciarci morire o di non vaccinarsi, ma di ascoltare questo messaggio ecosistemico, di uscire dalla nostra idiosincrasia collettiva e di iniziare a cambiare il nostro stile di vita, che causa dolore e sofferenza a moltissime altre specie viventi, oltre che a un buon numero di esseri appartenenti alla nostra stessa specie, spesso neanche troppo lontani da noi.

2021-05-29 Guglielmo Scocco – novizio del secondo anno

Il buon samaritano

di Benedek Rácz

Spingo frettolosamente il carrello con 100 lenzuola impermeabili (2 confezioni da 50), 4
federe (sì, è tutto quello che è arrivato questa volta), un sacchetto di tubetti di dentifricio e
altri due cartoni di materiale da cucina. Mi affretto lungo il corridoio, dato che qui, durante il
periodo di esperimento in ospedale, continuo a ricevere compiti diversi, che – dopo il silenzio
della casa del noviziato – sussurrano piacevolmente: “sei utile!”
Mentre corro, all’improvviso qualcuno chiama da una delle stanze:
– Benny!
– Ma ho un lavoro importante da fare! – mi dico – ho da fare, ho le 100 lenzuole
impermeabili (quelle confezioni da 50), 4 federe (quelle che sono arrivate), il sacchetto di
tubetti di dentifricio e…
– Benny! – Stessa voce, che cela una storia di vita di 90 anni: fatta di tempeste e sole.
– Benny!
– Non ho tempo ora! – dico sempre a me stesso, ma sento il mio cuore affondare: Perché
chi ha tempo se non io? Io, che ho lasciato “la mia casa, il mio paese, i miei fratelli, i miei
genitori”?
Bene, io fermo il carrello, con le 100 lenzuole impermeabili e tutte le altre cosette che mi
porto dietro. Ho tirato i freni. Entro nella stanza. Mi accovaccio, inizio ad ascoltare quella
voce tremante, che è difficile da capire, ma racchiude 90 anni di vita: i genitori e il villaggio, il
rifugio e le bombe, il marito e il lavoro, i desideri e le mancanze, le ferite e i fallimenti. Tutto.
E la gioia di avere finalmente qualcuno che ascolta.
(cfr Lc 10,30-35; Lc 18,29)

Benedek Rácz

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