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Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Vista dal novziato

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La veduta

02 Apr 2018

Potrei passare ore alla finestra della mia stanza, lasciandomi trasportare dallo splendore della creazione di Dio.

La veduta è dominata dalle montagne vicine, maestose ma gentili, che sorvegliano la città con una presenza silenziosa ma solida. In questi ultimi mesi sono state sormontate da una spolverata di neve – una sostanza aliena e curiosa per me, essendo abituato agli inverni miti e umidi di Malta perennemente soleggiata.

Ma forse sono più incantevoli nelle prime ore di una clemente mattinata invernale, avvolte in una trapunta di nuvole infinitamente morbide che si riversano dolcemente sulle cime delle montagne e scivolano giù per i pendii, finendo per sciogliersi una volta che incontrano il calore della città.

In modo che se le montagne sono le sculture di un Artista, sono adornate dai tratti del Suo pennello: la nostalgia romantica delle nuvole del mattino, la semplicità audace di un cielo profondamente azzurro, la vivacità vibrante di un sole gloriosamente arancione che si immerge lentamente oltre l’orizzonte per illuminare sia le Alpi innevate e remote e sia il mare vicino e scintillante …

E infatti Genova chiama il mare la sua linfa vitale, questa distesa strana e mutevole che svanisce nell’infinità, un orizzonte pieno di promesse e reso più incantevole dalla silhouette indistinta della Corsica in giorni limpidi. E mentre le navi mercantili sbuffano accanto alle crociere decorate allegramente, navigando gli stretti spazi del porto per cavalcare finalmente il mare aperto – a volte calmo e azzurro, altre volte birichino e turchese – non posso fare a meno di ricordare il mare di Malta che ha colorato le estati della mia infanzia.

E proprio in mezzo a questo, cullato dalla gentilezza salda delle montagne, dagli infiniti colori del cielo a volta e del mare pieno d’anima, giace Genova – uno stretto ma lungo mosaico di edifici che si irradiano dal porto e marciscono lentamente sui fianchi delle montagne. Di notte, diventa una costellazione scintillante di luci annunciata ai marinai lontani dal faro che sorveglia l’entrata del porto.

Guardando di notte questa moltitudine di luci minuscole, non posso fare a meno di pensare alle anime innumerevoli che chiamano questa città la loro casa. Sono tutte – come le luci – piccole rispetto alle meraviglie della creazione che le circondano, ma brillano intensamente come solo le vere somiglianze di Dio possono. Così come la città è circoscritta dai capolavori dell’Artista, così i suoi abitanti – e in effetti tutti noi – sono cullati dall’amore e dallo Spirito di Dio, manifestati nelle meraviglie della natura e nel riflesso della Presenza infinita che risiede nelle persone intorno a noi … e in noi stessi.

Allontanandomi da questo sguardo macroscopico, fermandomi brevemente ai parrocchetti verdi che cantano tra i rami dei pini e delle palme del giardino del Noviziato, ritorno all’intimità della mia stanza, gioendo con godimento infantile per la generosità esuberante e creativa del Suo amore.

E vide che era cosa molto buona

di Gianluca Severin

Tra le esperienze che costellano la vita in noviziato ci sono le uscite che ogni settimana viviamo insieme, camminando nella natura che circonda la città.

Quando arriviamo in vetta, sotto il cielo profondissimo, su picchi sospesi, circondati dai monti e dal mare, la nostra meraviglia sboccia nella lode. Il Signore passò per questi boschi, spargendo con premura mille grazie, e mirandoli per via, con il suo solo volto, li lasciò rivestiti di bellezza. Le creature sono un’orma del passo di Dio, grazie a cui si intuiscono la Sua grandezza, potenza, sapienza. (San Giovanni della Croce)

Il cuore si unisce a ogni creatura che canta la gioia della propria esistenza, che proclama la Sua infinita creatività, la Sua somma sapienza, la Sua eterna tenerezza. Davanti a noi si apre uno spazio immenso in cui tutto prende misura infinita, e in noi tanto si allarga il desiderio di altezze, di splendore, di libertà.

E qui, senza averlo chiesto, senza averlo meritato, ci sono anche io. Si, ci sono, Dio onnipotente che mia hai creato e amato, e Ti ringrazio di esserci, e di essere quello che sono, davanti a Te.

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature [Sal 103, 24]

Mentre l’orecchio s’immerge nel silenzio, e s’accorge del rombo lontano d’una cascata, dello stormire di fronde, dello stridio di un falco, sgorga in noi il senso del sacro.

Mi prende un profondissimo rispetto e, al contempo, mi trattengo nella somma intimità nella quale mi accoglie; sono pervaso da un’abissale indegnità e, al contempo, di dolcissima fierezza quando Si fa prossimo: “Non aver paura. sono io”. Di fronte al sublime, non ho paura ma sono attratto, innamorato; di fronte all’ignoto non mi ammutolisco ma dialogo delle cose più profonde e sincere della vita; di fronte all’infinito, non fuggo ma mi affido, mi lascio abbracciare; di fronte al mistero, non mi ritraggo ma mi apro all’amicizia, alla comunione. E percepisco tutto opera di Dio, me stesso opera di Dio, e Dio all’opera nella vita.

Lo Spirito del Signore riempie l’universo, e abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce [Sap 1,7]

Mentre riposiamo insieme tra rocce che si protendono al cielo, plasmate e vivificate dalla luce che splende, dal vento che soffia, dall’acqua che scorre, viviamo non come servi, non come padroni ma da amici.

Condividiamo il cammino, ritmato dal lento e perseverante salire, e le pause, le stanchezze e gli ardimenti, la fatica e la meraviglia. Condividiamo il pane e l’acqua, un gesto quotidiano, ma che dopo una comune fatica è più franco e sereno, ha un sapore di maggiore intimità. Condividiamo le storie che ognuno ha da raccontare, il passato che l’ha condotto qui, il futuro che intravede all’orizzonte, le paure e le passioni, le risate e le tristezze, i dubbi e gli entusiasmi. Condividiamo la silenziosa reciproca compagnia. E mi sento tra fratelli.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro [Mt 18, 20]

Vivendo questo ci salviamo: nella lode, nel sacro, nell’amicizia di Dio si realizza già la nostra salvezza, la pienezza di vita.

L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, mediante ciò, la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. [Principio e fondamento degli Esercizi Spirituali]

 

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