GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
iten
facebookTwitterGoogle+
Nuovi occhi

Nuovi occhi

Primi Voti - novizi del secondo anno

Info

Vedere con occhi nuovi

Sono tornata quest’anno a Genova a ”Villa Sant’Ignazio”,in occasione dei voti dei novizi del secondo anno, dopo avervi accompagnato mio figlio Pietro due anni fa. I due giorni trascorsi al Noviziato sono stati colmi di grazia che mi si è manifestata attraverso l’importante avvenimento, gli incontri con i novizi e i loro genitori e con i formatori della comunità.

La sorpresa più grande è stata quella di riscoprirmi una persona nuova, con un atteggiamento profondamente cambiato rispetto a due anni fa, quando mio marito ed io abbiamo accompagnato nostro figlio ed ero molto in ansia per la scelta di vita che Pietro si apprestava a fare. Padre Agostino, che non per niente è il maestro dei novizi , ha immediatamente colto questo mio cambiamento non appena ci ha accolto.

Adesso, appena arrivata, riesco ad apprezzare tutta la bellezza dell’incantevole panorama che offre “Villa Sant’Ignazio”, posizionata in altitudine rispetto al golfo di Genova, e rimango compiaciuta dall’accoglienza dei novizi per l’attenzione e il garbo che dimostrano nei confronti di noi genitori.

Il giorno dei voti, prima della funzione religiosa, mio figlio aveva una luce speciale nel suo sguardo che rendeva il suo volto particolarmente luminoso e disteso. Tutti i novizi erano accomunati dalla stessa gioia che traspariva dai loro volti e li rendeva tutti ugualmente “belli “. E’ stato un susseguirsi di momenti di grandi emozioni, vissute in comunione con gli altri parenti dei novizi.

Vedere i sei novizi che si stringono insieme a parlare, uniti nella gioia per il passo che stanno per compiere e nello stesso tempo ascoltare la sorella di uno di loro che, rivolgendosi a me e a mio marito dal banco davanti al nostro nella chiesa del Gesù dice : “sono tutti belli”, è stato come assistere ad una bellissima sinfonia, dove tutte le note risultano perfettamente in accordo tra di loro e danno pienamente valore le une alle altre.
Sicuramente non è possibile descrivere la ricchezza di un tale momento di piena e gioiosa condivisione tra i novizi, protesi tutti verso l’abbraccio del Signore e della Compagnia che li accoglierà pienamente dopo i voti , e con i loro parenti.

Viene spontaneo pensare con gratitudine all’importante lavoro svolto, in questi due anni, dai formatori della comunità, che hanno sostenuto e rinvigorito di giorno in giorno i buoni propositi di questi ragazzi educandoli anche alla condivisione. D’altra parte, dopo i voti, nella serata dei festeggiamenti, abbiamo visto i novizi, in completa armonia tra di loro, ringraziare i loro formatori affettuosamente e non senza anche qualche momento di garbato umorismo, così da ricordarci che pur essendo distinti, unico è il cammino di vita che intendono percorrere i sei novizi.

Dei due giorni trascorsi in noviziato soprattutto non dimenticherò quanto ho vissuto e condiviso con le altre mamme: un dialogo rasserenante e gioioso; uno sguardo compiaciuto e sereno, un gentile e affettuoso apprezzamento (“sono tutti ugualmente bravi”), la carica di generosità e di amore; e la decisa affermazione “Dai, è una cosa bella !”.

Patrizia Coppa

In “itinere” stat virtus – Riflessione sulla festa di San Stanislao

25 Nov 2025

 

Caro lettore, cara lettrice,

qualche giorno fa, il 13 novembre, la comunità del noviziato ha festeggiato una ricorrenza significativa: la festa di San Stanislao Kostka, patrono dei novizi gesuiti. Per noi è stata una fruttuosa occasione per trascorrere del tempo insieme, anche con altri gesuiti presenti a Genova: quelli della chiesa e del Gesù e coloro che invece era semplicemente di passaggio.

Le ricorrenze dei santi, però, ci aiutano anche a soffermarci e riflettere: chi era Stanislao Kostka e perché è diventato patrono dei novizi?

Stanislao, un giovane polacco proveniente da un casato nobile, nacque nel 1550 e morì a soli 18 anni nel 1568. Come molti novizi dopo di lui, conobbe i gesuiti durante i suoi studi: i genitori, infatti, lo avevano inviato insieme al fratello a Vienna, nel collegio dei gesuiti da poco fondato (siamo nei primi decenni della vita della Compagnia di Gesù). Il suo desiderio di entrare nell’ordine, maturato in quegli anni, fu molto osteggiato dai suoi genitori. Per questo scappò e percorse dapprima più di 500km da Vienna a Dillingen (Germania) dove incontrò San Pietro Canisio [v. immagine]; poi, con l’approvazione di quest’ultimo, si recò (sempre a piedi) a Roma per entrare nel noviziato dei Gesuiti a Sant’Andrea al Quirinale.

Quando morì, il 15 agosto 1568, era stato novizio per meno di un anno, ossia meno della metà del tempo di noviziato. Eppure è diventato nostro patrono! La domanda quindi sorge spontanea: come mai Stanislao è diventato santo, e per di più patrono?

Leggendo agiografie si scoprono tanti aneddoti che rivelano tratti di autentica santità. Ciò che mi colpisce maggiormente, però, è soprattutto l’aspetto del cammino.

Infatti, si potrebbe legittimamente pensare che Stanislao sia morto troppo giovane per vivere la propria vocazione! E se invece non fosse così? E se invece la sua vocazione fosse stata proprio quella di peregrinare per mezza Europa e morire appena entrato in noviziato?

Non abbiamo bisogno di essere qualcuno o avere qualcosa di diverso da quello che siamo e abbiamo per servire, amare e vivere con il Signore. Il lungo tempo di discernimento che la Compagnia ci offre prima e dopo il nostro ingresso in noviziato ci aiuta a cogliere il valore del momento presente. Ci invita a dare il nostro “sì” ogni giorno, lungo tutto il nostro cammino. Quante volte avrà Stanislao dato il suo “sì” mentre passo dopo passo percorreva centinaia di chilometri? Camminare verso il Signore, in fondo, è la vocazione di tutta la Chiesa e, di conseguenza, anche di ciascun suo membro.

Ci troviamo attualmente anche nel corso di un anno giubilare. La celebrazione del giubileo è una pratica stabile nella Chiesa almeno a partire dal 1300. Nel corso della storia, mettersi in viaggio non è mai stato semplice e tantomeno privo di pericoli. Perciò non era raro che qualcuno morisse in viaggio. Tuttavia, per la Chiesa, in quel caso, non importava che non uno fosse riuscito a far visita alle basiliche giubilari e compiere gli altri atti ordinariamente richiesti per lucrare l’indulgenza: era come se li avesse già compiuti.

Questo è un bel parallelo, secondo me, che ci mostra come il cammino e l’attesa abbiano un valore proprio e non siano semplicemente dei riempitivi. Essi sono necessari e hanno un valore pari a quello dell’obiettivo. Del resto, che cos’è un obiettivo raggiunto se non l’inizio di un nuovo cammino?

Il salmo 84 dice: “Beato chi trova in te la sua forza / e decide nel suo cuore il santo viaggio”. La forza per il suo lungo ed estenuante viaggio Stanislao non la trovò nelle sue gambe – o almeno, non solo! Il cammino verso il Signore che ciascuno di noi compie, inoltre, spesso non è nemmeno spaziale, ma è un cammino interiore, altrettanto impegnativo: quello del nostro cuore.

Possa San Stanislao ispirare e accompagnare anche te nella tappa del cammino verso il Signore che stai vivendo, qualunque essa sia!

 

Buon santo viaggio!

 

Elia Gittardi, novizio del primo anno.

Commenti

Lascia un commento
Chiudi notifica

Gesuitinetwork - Normativa Cookies

I cookies servono a migliorare i servizi che offriamo e a ottimizzare l'esperienza dell'utente. Proseguendo la navigazione senza modificare le impostazioni del browser, accetti di ricevere tutti i cookies del nostro sito. Qui trovi maggiori informazioni