Tempo di Avvento, ovvero tempo di attesa e speranza. Quale? In cosa? In chi? La nostra fede ci parla dell’Incarnazione, della venuta di Gesù, della sua vita, Passione e morte. E poi della resurrezione, che in Cristo è già realtà e per noi lo sarà. Ma perché è così importante ritornare alle radici della nostra fede?
Avvento è legato ad attesa: ma che parola fastidiosa e faticosa! Meglio pensare all’oggi, che almeno mi assicura qualcosa. La parola d’ordine è gratificazione istantanea, cattiva interpretazione del cogli l’attimo, che diventa “approfitta di tutto quello di cui puoi approfittare, perché ciò che lasci è perduto”. Ma dov’è allora la libertà personale? Dov’è la possibilità di scelta? In realtà è un’illusoria libertà, che fa sentire senza confini, ma in fondo tiene prigionieri, perché “obbliga” in un certo senso a ricercare sempre una gratificazione, senza la quale la vita sembra troppo difficile da vivere. Questo non saper attendere fa spesso vivere in superficie e l’attesa coincide con il progetto di esser in continuo movimento, un’inquietudine non di chi ha chiaro cosa desidera, ma di chi fugge perché ha paura anche di stare con se stesso, non ha una meta se non occasionale e legata al momento. Erik Fromm sottolinea che la nostra cultura tende a creare individui che non hanno più coraggio e non osano più vivere in modo eccitante e intenso. Veniamo educati ad aspirare alla sicurezza, come unico scopo della vita. Ma possiamo ottenerla solo a prezzo di un completo conformismo e di rassegnazione. Da questo punto di vista la sicurezza è l’opposto della gioia, poiché la gioia nasce da una vita vissuta intensamente.
Abbiamo bisogno di riscoprire il valore positivo dell’attesa, come gusto della vita, ovvero il gusto di raggiungere una meta; il gusto di progettare, in questo tempo, che è il mio tempo, non ce ne sarà un altro, è questo l’oggi di Dio per noi.
E che c’entra allora l’Avvento? È occasione per fare un po’ di pulizia interiore: a volte il cuore è troppo affollato e perde di vista cosa è centrale. Occorre ogni tanto mettere ordine, nel senso di rendere di nuovo chiara la direzione verso cui mi sto muovendo. Insomma, un’occasione per chiedermi dove mi trovo oggi.
Non solo: è ritrovare in me un desiderio di vita piena, al di là degli scoraggiamenti, delle fatiche e degli inevitabili “non cambierà niente”. E’ vero che non possiamo più dare per scontato che il desiderio di pienezza si chiami Dio, ma certamente nel cuore di ognuno di noi c’è la grande aspirazione a una pienezza di vita. L’Avvento ci aiuta a riscoprire le attese vere, più profonde della nostra vita, riponendo la fiducia non su facili soluzioni, ma sulla Parola di Dio che si è fatta esistenza concreta nella persona di Gesù.
P. Agostino Caletti S.I.