GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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http://www.famigliacristiana.it/articolo/avvento-cos-e-e-quali-sono-le-celebrazioni-piu-importanti.aspx

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AVVENTO: CHE ATTENDO?

11 Dic 2018

Tempo di Avvento, ovvero tempo di attesa e speranza. Quale? In cosa? In chi? La nostra fede ci parla dell’Incarnazione, della venuta di Gesù, della sua vita, Passione e morte. E poi della resurrezione, che in Cristo è già realtà e per noi lo sarà. Ma perché è così importante ritornare alle radici della nostra fede?

Avvento è legato ad attesa: ma che parola fastidiosa e faticosa! Meglio pensare all’oggi, che almeno mi assicura qualcosa. La parola d’ordine è gratificazione istantanea, cattiva interpretazione del cogli l’attimo, che diventa “approfitta di tutto quello di cui puoi approfittare, perché ciò che lasci è perduto”. Ma dov’è allora la libertà personale? Dov’è la possibilità di scelta? In realtà è un’illusoria libertà, che fa sentire senza confini, ma in fondo tiene prigionieri, perché “obbliga” in un certo senso a ricercare sempre una gratificazione, senza la quale la vita sembra troppo difficile da vivere. Questo non saper attendere fa spesso vivere in superficie e l’attesa coincide con il progetto di esser in continuo movimento, un’inquietudine non di chi ha chiaro cosa desidera, ma di chi fugge perché ha paura anche di stare con se stesso, non ha una meta se non occasionale e legata al momento. Erik Fromm sottolinea che la nostra cultura tende a creare individui che non hanno più coraggio e non osano più vivere in modo eccitante e intenso. Veniamo educati ad aspirare alla sicurezza, come unico scopo della vita. Ma possiamo ottenerla solo a prezzo di un completo conformismo e di rassegnazione. Da questo punto di vista la sicurezza è l’opposto della gioia, poiché la gioia nasce da una vita vissuta intensamente.

Abbiamo bisogno di riscoprire il valore positivo dell’attesa, come gusto della vita, ovvero il gusto di raggiungere una meta; il gusto di progettare, in questo tempo, che è il mio tempo, non ce ne sarà un altro, è questo l’oggi di Dio per noi.

E che c’entra allora l’Avvento? È occasione per fare un po’ di pulizia interiore: a volte il cuore è troppo affollato e perde di vista cosa è centrale. Occorre ogni tanto mettere ordine, nel senso di rendere di nuovo chiara la direzione verso cui mi sto muovendo. Insomma, un’occasione per  chiedermi dove mi trovo oggi.

Non solo: è ritrovare in me un desiderio di vita piena, al di là degli scoraggiamenti, delle fatiche e degli inevitabili “non cambierà niente”. E’ vero che non possiamo più dare per scontato che il desiderio di pienezza si chiami Dio, ma certamente nel cuore di ognuno di noi c’è la grande aspirazione a una pienezza di vita. L’Avvento ci aiuta a riscoprire le attese vere, più profonde della nostra vita, riponendo la fiducia non su facili soluzioni, ma sulla Parola di Dio che si è fatta esistenza concreta nella persona di Gesù.

 

P. Agostino Caletti S.I.

Venne ad abitare in mezzo a noi

11 Dic 2023

Cupa e muta sul mondo incombe la notte. Gli uomini che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte si interrogano: chi sono io? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso Dio risponde, si fa uomo. La stella sfolgora: le tenebre permangono, ma la luce le squarcia, non si fa seppellire e indica il cammino. È un’unica festa, come in cielo così in terra: è giunta la pace promessa a tutti gli uomini perché Egli li ama.

Ovunque dispersi ecco i pastori; ci sono quelli che attendevano, quelli che temevano cosa sarebbe avvenuto, quelli che non se ne curavano: tutti costoro, per primi, ricevono la notizia, improvvisa nella faticosa noia di una fredda e solitaria notte. Alcuni accorrono, con stupore e speranza, primi testimoni del Dio-con-noi; altri restano alle loro occupazioni; alcuni non prestano ascolto, altri temono inganni e pericoli, altri non credono che ne valga la pena. Nel presepe ci sono tutti.

Da lontano giungono i Magi. Sapienti e assetati d’infinito, hanno affrontato, seguendo la stella, un cammino di desideri e dubbi, speranze e paure, arrivano a Betlemme. In quella stalla s’inginocchiano, davanti a quel bimbo nudo tra la nuda roccia la gioia è immensa, aprono i loro scrigni, offrono oro, incenso e mirra: Dio, che quanto di più grande non può contenere, abita ora quanto di più piccolo.

Sullo sfondo ecco Gerusalemme, maestosa e cadente, che respinge chi è nel bisogno e uccide i profeti che le sono mandati. Che cosa temi, o Erode, all’annuncio che il Re è nato? Compi la tua scelta: un Dio che non sia riflesso o puntello della tua gloria va distrutto; il potere si riafferma versando sangue innocente. Vuoi uccidere la Vita che, giacendo in una mangiatoia, fa vacillare il tuo trono. Non è venuto per essere servito ma per servire! Decreti, per eliminare quel solo, lo sterminio di tanti bambini: le madri straziate non ti fanno esitare, non ti commuove il lamento dei padri, non ti arresta il gemito dei neonati.

All’annuncio dell’angelo che le chiedeva di diventare la Madre di Dio, Maria aveva risposto con fiducia.

Giuseppe, uomo giusto, si era affidato alla volontà di Dio, si era fatto carico del mistero che avvolgeva quel bambino e la sua sposa.

Ora fuggono, soli in terra straniera, alla Sua promessa di una nuova vita seguono pericoli di morte. Lasciano tutto, conservando tutto nel loro cuore, con un bimbo tra le braccia che, giunto il tempo, li lascerà per occuparsi della cose del Padre, per compiere la Sua volontà e percorrere la strada che, da quella grotta, conduce al sepolcro e…

Il presepe narra l’amore di Dio che spogliò se stesso scegliendo la condizione di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi. Venne nella nostra verità perché ci ama, si espone al nostro rifiuto ma è sempre qui, dono senza condizioni. Mettete tutti nel vostro presepe, tutta la vostra vita, ogni vostra tradizione e gusto, e in un angolo, foss’anche povero e nascosto, mettete il bambino Gesù.

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