Il primo Natale in noviziato. E’ la prima volta che trascorro il Natale al di fuori del mio ambiente familiare, lontano dalle tradizioni del mio piccolo paese casertano. E’ un tempo di novità. A me e agli altri novizi del primo anno sono stati affidati tre compiti che hanno scandito il progressivo ingresso di questa significativa novità: le preparazioni del presepe e dell’albero, l’animazione della novena. Sono stati importanti passi che mi hanno aiutato ad abitare la casa del noviziato in questo tempo di attesa. Le attività hanno dato vita a un duplice movimento: andare verso il nuovo Natale e andare con più intimità verso gli spazi della casa che da tre mesi circa respiro.
Il presepe fa da specchio a questa dinamica del cammino. E’ strutturato in modo particolare: lo scheletro su cui l’abbiamo costruito ha la forma di una scala, e su ogni gradino abbiamo posto una citazione biblica che indica un momento o un personaggio della storia della salvezza. Credo che questo sia anche il senso del presepe in generale: una novella di gradini, di salita, di fatica e consolazione, mossa dalla tenerezza del Dio salvatore e bambino, amante e desideroso del mio amore. Il presepe in fondo è questo: un Dio coraggioso venuto per me, solo per me.
Sulla vetta della struttura dominano Maria, Giuseppe, Gesù.
Il secondo passo – in ordine cronologico – è stato l’allestimento dell’albero. Roba da ridere! A un certo punto ero a terra piegato in due a causa delle risate. Mi sono divertito! E’ stato un momento di gioia e di colore.
L’albero, come il segno precedente, mi comunica qualcosa del Natale. E’ un simbolo di vita. E anch’esso fa da specchio a un aspetto della mia vita da novizio: sull’albero alcuni punti contengono palle colorate e nastrini luccicanti, altri invece sono più vuoti e meno luminosi. Così è la mia vita, la vita di un ragazzo poco più che ventenne in noviziato. E’ un altalena che dondola, come le vite di tutti, tra momenti gioiosi e momenti in cui si suda.
La novena. E’ l’ultimo compito dell’avvento affidato ai novizi del primo anno. E’ iniziata il 16 dicembre. A turno ogni novizio, dopo la lettura breve, ha condiviso un piccolo pensiero. Ci siamo cimentati chiamando in causa la dolcezza, la grandezza, la fedeltà di Dio, il cammino verso la santità, l’invito a mettere in gioco i nostri talenti. Un caleidoscopio di temi. E’ stata un’occasione per approfondire un aspetto del Natale, per guardare a un tratto piccolino del sorriso di quel Dio vicino. La novena termina il giorno della vigilia, il giorno che precede la grande festa. Ci accompagna fino all’ultimo istante dell’Avvento.
Il 25 abbiamo celebrato l’Eucaristia in comunità all’interno del noviziato. Tutti questi passi ci hanno preparato all’incontro di quel giorno. Ma mi insegnano anche di più. Mi insegnano che c’è un altro Natale, che non coincide con il 25 dicembre. E’ il Natale quotidiano, più nascosto del mio cammino personale. E’ un Natale imprevedibile, che sorprende e a volte spiazza. E’ il Natale del 25 del mio cuore, e non del calendario. Questo Natale avviene ogni volta che in qualche modo faccio esperienza del Dio sempre vicino, un Dio compagno o amico.