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Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Fe Y Alegria, un nuovo apostolato per i novizi

di Daniel Borg

Quest’anno il Noviziato ha coinvolto i novizi in una nuova attività apostolica: dare un piccolo aiuto alla realtà genovese di Fe y Alegria.

Cos’è Fe y Alegria? É un movimento internazionale di educazione popolare e promozione sociale basato sui valori di giustizia, partecipazione, fraternità, rispetto per la diversità e solidarietà: collabora con le “periferie” del nostro tempo, per contribuire alla trasformazione della società. Questo movimento è stato fondato a Caracas, Venezuela da P. Jose Maria Velaz, S.I. nel 1955.

A Genova l’opera di Fe y Alegria ha la sua sede presso l’Istituto Don Bosco a Sampierdarena. Offre agli immigrati che risiedono nella zona diverse attività educative per aiutarli a crescere come persone libere e in grado di muoversi autonomamente nella realtà contemporanea.

Per venire incontro alle esigenze di tutti – soprattutto di chi durante il giorno lavora – le attività scolastiche si svolgono di sera. Uno degli obiettivi principali è quello di accompagnare gli studenti all’esame di maturità, “attrezzando” le persone per entrare nel mondo del lavoro.

Il nostro servizio consiste in una riunione ogni due settimane, dove un novizio presenta un tema specifico legato a temi esistenziali – come l’amicizia, l’ambiente che ci circonda e i mezzi di comunicazione – cui segue un dibattito e un confronto. Questo apostolato permette al novizio di conoscere la realtà degli immigrati qui a Genova.

Il tema della mia riunione è stato ‘I miei limiti.’ Appena ho parcheggiato, mi ha accolto un ambiente giovanile, con ragazzi adolescenti coinvolti in diverse discipline sportive all’esterno dell’Istituto, un luogo spazioso con numerosi campi sportivi. Entrato nella classe, ho trovato una ventina di ragazzi fra i 16 e i 25 anni, provenienti dall’Ecuador e dal Perù, dal sorriso accogliente. Dopo una breve introduzione personale e un piccolo filmato per introdurre il tema, i ragazzi mi hanno parlato di alcuni dei loro limiti come, ad esempio, il fatto di trovarsi in un paese senza sapere la lingua, un pesante ostacolo per la comunicazione interpersonale. Mi hanno molto parlato di questa situazione e della loro condizione di ospiti controvoglia in un Paese di cui non conoscono lingua e cultura. Uno degli studenti mi ha colpito dicendo che spesso per superare i propri limiti è necessario cambiare atteggiamento. Mi hanno spiegato che – una volta accettata la realtà in cui si trovano – hanno deciso di impegnarsi per imparare la lingua, mischiarsi con i locali ed interessarsi alla cultura del paese.

In poche parole, descrivo questa esperienza come una di quelle situazione in cui uno parte con l’idea di dare qualcosa, ma alla fine riceve molto di più di quanto ha dato.

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