Non coerceri a maximo,
contineri tamen a minimo
divinum est
Quest’antico verso d’un anonimo giovane gesuita si potrebbe tradurre:
Non essere costretto da quanto di più grande,
farsi contenere da quanto di più piccolo,
questo è proprio di Dio
L’Avvento ci chiama all’attesa carica di speranza; nei secoli gli uomini hanno camminato senza sosta cercando quel luogo dove sentirsi a casa, innumerevoli notti hanno vegliato scrutando per quella luce che rischiarasse le loro giornate, alte grida hanno levato al cielo confidando in una risposta, hanno scavato fino ai confini dell’animo, con tutto se stessi hanno cercato dentro di sé per incontrare Qualcuno. L’uomo si è sentito chiamato fuori di sé, inquieto viandante, per incontrare Chi da sempre lo stava aspettando. Nel nostro desiderio di incontrarLo non riesce a costringerci quanto di più grande.
L’Avvento ci chiama all’attesa carica di lode; tanti momenti dei nostri giorni, tante cose della nostra quotidianità, tanti gesti delle nostre relazioni trascorrono fragili, umili, ordinari e persino banali. Eppure nella nostra vita abbiamo quei momenti speciali, quegli oggetti cari, quei gesti pieni di significato spesso giunti a noi inattesi, improvvisamente. Quando li raccontiamo agli altri, carichi di ricordi e di emozioni, ci ascoltano, trascinati dal nostro calore, ma possono capire fino in fondo perché quel pomeriggio in montagna, quella maglietta logora, quella lacrima hanno illuminato la nostra esistenza? Forse no, ma anch’essi hanno un frammento prezioso e possono immaginare quella gioia. Per incontrarLo quanto di più piccolo ci basta.
Nella sua vita come pellegrino e come compagno di Gesù santo padre Ignazio ha imparato a contemplare la rivelazione di Dio nella realtà umana e terrena. Nell’ultimo tratto del suo viaggio, ogni volta che voleva trovare Dio, Lo trovava.
Il Natale, Dio che sceglie di farsi uomo, apre uno spiraglio per contemplare queste realtà: nei rivolgimenti della storia, nelle vastità della geografia, lo Spirito scende, delicato e pieno d’affetto, sul ventre di una giovane ragazza. In un marginale villaggio della Galilea il Signore, Dio dell’Universo, l’atteso nei Secoli, si è fatto minuscolo embrione di carne umana.
In questi giorni d’Avvento lasciamo crescere in noi nella pace, nel silenzio, la promessa d’amore di una vita nuova.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità. (Gv 1, 14)