GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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LETTURE SPIRITUALI E INCARNAZIONE NELLA REALTÀ – Dov’è la casa dell’uomo?

27 Dic 2018

L’altro giorno ho sentito per telefono uno dei miei cari amici. Era tornato per le vacanze di Natale a Trani, la nostra città di nascita. Mi ha raccontato un po’ di sé, del suo nuovo lavoro in Università a Parigi, del suo trasferimento in Francia dai Paesi Baschi, etc. Tra le tante cose ascoltate, tra i racconti delle nostre tradizioni culinarie locali e un po’ di aneddoti sugli amici, una cosa più di tutte è risuonata nel mio cuore: “Sono tornato a Trani adesso”, mi diceva, “ma non so più qual è la mia casa”. Questa affermazione mi ha lavorato parecchio interiormente e non mi ha più lasciato da quando ho abbassato la cornetta del telefono. E non era nostalgia di casa. No. Era qualcosa di più profondo, di più radicale. Era qualcosa che aveva a che fare più con il nostro essere uomini e la nostra stessa natura umana. La casa qui è da intendere non come il luogo fisico dove abitare, ma come il luogo del nostro essere, dove siamo noi stessi e ci sentiamo “a casa”. Come scrive p. Silvano Fausti, in un profondo testo spirituale sul discernimento, dal titolo “Occasione o tentazione?” : “L’uomo è un animale eccentrico: ha il suo centro fuori di sé, che lo sbilancia verso l’oggetto del suo desiderio. Solo lì vive, perché lì sta di casa. Uno abita dove ama, più che dove sta. Per questo continuamente si muove, per giungere là dove il suo cuore già dimora, perché non può vivere senza cuore”.

Questo testo lo stavo leggendo proprio nel periodo in cui ho avuto quell’amabile conversazione con il mio caro amico che non rivedo da tempo. L’esperienza mi ha portato a non credere più alle coincidenze e per questo non crederò neanche a questa.

Ho pensato, da un lato, a chissà quante persone vivono senza mai sentirsi a casa, pur non sapendo mai il perché; a quante persone sono mosse da moti interiori a cui spesso non si riesce a dare un nome, che non riescono a comprendere da dove essi vengano e dove portano. E dall’altro lato, invece, avvertivo come, nonostante stessi molto distante da “casa”, mi sentissi a casa vivendo vicino a Dio, vivendo una vita orientata alla vita consacrata, nella vocazione particolare della Compagnia di Gesù, pur non avendo perso il piacere di rivedere la mia città, i miei amici, la mia famiglia.

Le parole di quella lettura spirituale trovavano eco nel cuore del mio amico e nel mio, nonostante i chilometri di distanza, le differenze, il tempo che ci divide. Due persone, stessa domanda. “dove mi sento a casa?”. Che fatto sorprendente! Sembra proprio che nella quotidianità, nella realtà delle piccole cose, dei dettagli, lo Spirito si faccia carne, la Parola diventi vita.

È davvero tutto solo una coincidenza?

 

Nicola Uva, novizio del secondo anno

Estate SJ

07 Set 2022

Eccomi dall’altra parte dello schermo a distanza di sei anni. Già, perché ricordo bene quell’estate dopo il primo anno di seminario in cui passai in rassegna tutte le pagine del sito del noviziato per leggere delle esperienze vissute dai novizi. Leggendo le loro attività estive iniziai a sentire, sempre con maggiore chiarezza, il desiderio di vivere in questo modo. Sebbene i racconti delle esperienze estive fossero così accurati che mi sembrava di viverle mentre le leggevo, al termine di questa estate devo riconoscere che farle è ben più impegnativo che leggerle comodamente sul divano.

Certo io immaginavo di passare da un’esperienza all’altra sempre pronto ad impegnarmi fino in fondo, in perfetto spirito di obbedienza ai miei superiori, ma ho scoperto che l’obbedienza non è solo un aspetto esteriore. Non basta fare quello che ti hanno chiesto e farlo al meglio. Quando mi sono trovato di volta in volta in contesti nuovi in cui non conoscevo nessuno, o quasi, mi sono accorto che una parte di me iniziava a giocare in difesa e tutta una apparente serie di buoni motivi era pronta a sostenere che andava bene così, infondo io avevo obbedito ma una parte di me non era lì presente e perdeva l’occasione per imparare, sperimentare e coinvolgersi.

Grazie ai consigli di un gesuita responsabile di una delle attività a cui ho preso parte ho imparato una grande lezione quest’anno. Le situazioni sono oggettive ma le interpretazioni sono relative. Ci sono situazioni di lavoro che possono essere più facili di altre ma sta a noi scegliere se considerare quella difficoltà come una minaccia da cui difendersi o come una sfida da affrontare. Ho poi notato che quotidianamente vengo a contatto con situazioni che posso percepire come sfide o come minacce. Esaminando frequentemente la mia coscienza per esaminare dove ho agito in difesa e dove invece mi sono messo in gioco, sto scoprendo ogni giorno aspetti nuovi su cui lavorare per imparare a fidarmi sempre di più del buon Dio.

Giacomo Mottola

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