L’altro giorno ho sentito per telefono uno dei miei cari amici. Era tornato per le vacanze di Natale a Trani, la nostra città di nascita. Mi ha raccontato un po’ di sé, del suo nuovo lavoro in Università a Parigi, del suo trasferimento in Francia dai Paesi Baschi, etc. Tra le tante cose ascoltate, tra i racconti delle nostre tradizioni culinarie locali e un po’ di aneddoti sugli amici, una cosa più di tutte è risuonata nel mio cuore: “Sono tornato a Trani adesso”, mi diceva, “ma non so più qual è la mia casa”. Questa affermazione mi ha lavorato parecchio interiormente e non mi ha più lasciato da quando ho abbassato la cornetta del telefono. E non era nostalgia di casa. No. Era qualcosa di più profondo, di più radicale. Era qualcosa che aveva a che fare più con il nostro essere uomini e la nostra stessa natura umana. La casa qui è da intendere non come il luogo fisico dove abitare, ma come il luogo del nostro essere, dove siamo noi stessi e ci sentiamo “a casa”. Come scrive p. Silvano Fausti, in un profondo testo spirituale sul discernimento, dal titolo “Occasione o tentazione?” : “L’uomo è un animale eccentrico: ha il suo centro fuori di sé, che lo sbilancia verso l’oggetto del suo desiderio. Solo lì vive, perché lì sta di casa. Uno abita dove ama, più che dove sta. Per questo continuamente si muove, per giungere là dove il suo cuore già dimora, perché non può vivere senza cuore”.
Questo testo lo stavo leggendo proprio nel periodo in cui ho avuto quell’amabile conversazione con il mio caro amico che non rivedo da tempo. L’esperienza mi ha portato a non credere più alle coincidenze e per questo non crederò neanche a questa.
Ho pensato, da un lato, a chissà quante persone vivono senza mai sentirsi a casa, pur non sapendo mai il perché; a quante persone sono mosse da moti interiori a cui spesso non si riesce a dare un nome, che non riescono a comprendere da dove essi vengano e dove portano. E dall’altro lato, invece, avvertivo come, nonostante stessi molto distante da “casa”, mi sentissi a casa vivendo vicino a Dio, vivendo una vita orientata alla vita consacrata, nella vocazione particolare della Compagnia di Gesù, pur non avendo perso il piacere di rivedere la mia città, i miei amici, la mia famiglia.
Le parole di quella lettura spirituale trovavano eco nel cuore del mio amico e nel mio, nonostante i chilometri di distanza, le differenze, il tempo che ci divide. Due persone, stessa domanda. “dove mi sento a casa?”. Che fatto sorprendente! Sembra proprio che nella quotidianità, nella realtà delle piccole cose, dei dettagli, lo Spirito si faccia carne, la Parola diventi vita.
È davvero tutto solo una coincidenza?
Nicola Uva, novizio del secondo anno