Già, partenza.
Si parte ogni volta che si chiude un percorso per iniziarne un altro.
A pensarci bene, è da quando siamo stati concepiti che partiamo. Tante tappe. Nessuna conclusiva.
Ogni tanto fa bene girarsi indietro a guardarle. Soprattutto per capire cosa vogliamo portarci dietro nel nostro zaino di viandanti/pellegrini.
Bisogna che sia leggero. Bisogna che abbia ancora spazio dentro per accogliere cosa nuove.
E così καταρτίζομεν: allestiamo la nostra nave, rattoppiamo le nostre reti… Sì, navigare e camminare sono naturalmente affini…
Cosa portarci via dalle nostre lezioni di greco?
Non posso sapere cosa ne conserverà ciascuno di voi. So comunque cosa tengo io. Io, che forse sembro non partire… e invece ogni volta che comincio con un gruppo nuovo, anche io “parto”.
Nel mio zaino c’è la bellezza del comunicare: ormai lo so che è solo ascoltando insieme la parola che nascono lampi di comprensione più profonda.
C’è l’amore per la parola che sempre desidero ascoltare.
C’è il ricordo: “partire è un po’ morire” si usa dire; è vero, perché ci si separa; ma ricordare è ritornare nel cuore (cor, cordis in latino è il cuore); e il cuore ce lo portiamo sempre dietro.
Mi chiedete cosa vi auguro.
Bé, è già tutto qui…
In una taschina laterale del vostro zaino infilo tutto l’affetto e la stima che ho per voi.
– Umba
(Una lettera di Umberta Parodi – professoressa di greco del noviziato – ad Andrei, Cornel, Giacomo, Janez e Piero)