GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Da casa a casa

23 Ott 2017

Il mio primo e (fino a due settimane fa) ultimo viaggio in Italia è stato come per un tredicenne una gita a scuola: ero più interessato alle alunne che all’ ‘esperienza culturale’ che i miei insegnanti provavano a darmi. Chi avrebbe mai scommesso che il mio secondo viaggio in Italia sarebbe avvenuto quasi tredici anni dopo e per diventare un novizio gesuita!

Non dimenticherò mai quel giorno, l’ultimo di settembre. Il tempo era quello tipico di Malta a fine estate: mi sentivo sciogliere come burro al fuoco – quel sole senza misericordia non mi mancherà mai! Più difficile da lasciare indietro però erano la mia famiglia e i miei parenti, che piangevano e mi abbracciavano come se non mi avrebbero più rivisto. Comunque dentro di me sentivo una grande gioia e la certezza che questa scelta, dopo un cammino di quasi quattro anni, risuonava con i miei desideri più profondi.

Nonostante questo, ammetto che mi sembrava un po’ strano salire sull’aereo senza cellulare e con la consapevolezza che su quel volo lasciavo il mio passato alle spalle.

Uno, duo, tre, via!

In un istante, Malta è svanita.

Poche ore dopo siamo arrivati a Bergamo. Il tempo era un po’ uggioso – per dire la verità, un vero sollievo dal forno maltese. Un breve viaggio in pullman e sono arrivato alla Stazione Centrale di Milano, da dove ho preso il treno per Genova.

Durante quest’ultima tappa del viaggio, avevo molto tempo per pensare e riflettere. La concretezza di questa decisione e la stanchezza del viaggio hanno cominciato a farsi sentire, e i dubbi a entrare nella mia mente Però, mi ricordavo dell’amore di Gesù, del discernimento fatto, delle luci e consolazioni ricevute: queste mi spingevano e mi davano coraggio.

Daniel, il novizio maltese del secondo anno, mi ha accolto alla stazione di Genova in una Fiat Panda turchese che probabilmente ha più anni di me. Ad ogni modo questa scatolina mi ha sorpreso, salendo con facilità le salite notoriamente ripide di Genova.

Appena arrivato in noviziato, mi hanno accolto gioiosamente con una tazza di caffè il Padre Maestro e altri novizi del secondo anno. Finita la pausa, sono salito nella mia nuova stanza: semplice ma comoda … e anche già personalizzata per me! Vi ho trovato un biglietto di accoglienza firmato da tutti i novizi del secondo anno, una bandiera di Malta, CD’s di canzoni religiose maltesi, libri in inglese e maltese, e una traduzione in inglese della Formula della Compagnia di Gesù – l’orizzonte spirituale al quale mi spingerò, con la grazia di Dio, per il resto della mia vita.

Mi sono sentito a casa.

In “itinere” stat virtus – Riflessione sulla festa di San Stanislao

25 Nov 2025

 

Caro lettore, cara lettrice,

qualche giorno fa, il 13 novembre, la comunità del noviziato ha festeggiato una ricorrenza significativa: la festa di San Stanislao Kostka, patrono dei novizi gesuiti. Per noi è stata una fruttuosa occasione per trascorrere del tempo insieme, anche con altri gesuiti presenti a Genova: quelli della chiesa e del Gesù e coloro che invece era semplicemente di passaggio.

Le ricorrenze dei santi, però, ci aiutano anche a soffermarci e riflettere: chi era Stanislao Kostka e perché è diventato patrono dei novizi?

Stanislao, un giovane polacco proveniente da un casato nobile, nacque nel 1550 e morì a soli 18 anni nel 1568. Come molti novizi dopo di lui, conobbe i gesuiti durante i suoi studi: i genitori, infatti, lo avevano inviato insieme al fratello a Vienna, nel collegio dei gesuiti da poco fondato (siamo nei primi decenni della vita della Compagnia di Gesù). Il suo desiderio di entrare nell’ordine, maturato in quegli anni, fu molto osteggiato dai suoi genitori. Per questo scappò e percorse dapprima più di 500km da Vienna a Dillingen (Germania) dove incontrò San Pietro Canisio [v. immagine]; poi, con l’approvazione di quest’ultimo, si recò (sempre a piedi) a Roma per entrare nel noviziato dei Gesuiti a Sant’Andrea al Quirinale.

Quando morì, il 15 agosto 1568, era stato novizio per meno di un anno, ossia meno della metà del tempo di noviziato. Eppure è diventato nostro patrono! La domanda quindi sorge spontanea: come mai Stanislao è diventato santo, e per di più patrono?

Leggendo agiografie si scoprono tanti aneddoti che rivelano tratti di autentica santità. Ciò che mi colpisce maggiormente, però, è soprattutto l’aspetto del cammino.

Infatti, si potrebbe legittimamente pensare che Stanislao sia morto troppo giovane per vivere la propria vocazione! E se invece non fosse così? E se invece la sua vocazione fosse stata proprio quella di peregrinare per mezza Europa e morire appena entrato in noviziato?

Non abbiamo bisogno di essere qualcuno o avere qualcosa di diverso da quello che siamo e abbiamo per servire, amare e vivere con il Signore. Il lungo tempo di discernimento che la Compagnia ci offre prima e dopo il nostro ingresso in noviziato ci aiuta a cogliere il valore del momento presente. Ci invita a dare il nostro “sì” ogni giorno, lungo tutto il nostro cammino. Quante volte avrà Stanislao dato il suo “sì” mentre passo dopo passo percorreva centinaia di chilometri? Camminare verso il Signore, in fondo, è la vocazione di tutta la Chiesa e, di conseguenza, anche di ciascun suo membro.

Ci troviamo attualmente anche nel corso di un anno giubilare. La celebrazione del giubileo è una pratica stabile nella Chiesa almeno a partire dal 1300. Nel corso della storia, mettersi in viaggio non è mai stato semplice e tantomeno privo di pericoli. Perciò non era raro che qualcuno morisse in viaggio. Tuttavia, per la Chiesa, in quel caso, non importava che non uno fosse riuscito a far visita alle basiliche giubilari e compiere gli altri atti ordinariamente richiesti per lucrare l’indulgenza: era come se li avesse già compiuti.

Questo è un bel parallelo, secondo me, che ci mostra come il cammino e l’attesa abbiano un valore proprio e non siano semplicemente dei riempitivi. Essi sono necessari e hanno un valore pari a quello dell’obiettivo. Del resto, che cos’è un obiettivo raggiunto se non l’inizio di un nuovo cammino?

Il salmo 84 dice: “Beato chi trova in te la sua forza / e decide nel suo cuore il santo viaggio”. La forza per il suo lungo ed estenuante viaggio Stanislao non la trovò nelle sue gambe – o almeno, non solo! Il cammino verso il Signore che ciascuno di noi compie, inoltre, spesso non è nemmeno spaziale, ma è un cammino interiore, altrettanto impegnativo: quello del nostro cuore.

Possa San Stanislao ispirare e accompagnare anche te nella tappa del cammino verso il Signore che stai vivendo, qualunque essa sia!

 

Buon santo viaggio!

 

Elia Gittardi, novizio del primo anno.

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