GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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L’amore ai tempi del Corona

25 Apr 2020

In questo periodo, come sta cambiando il nostro modo di guardare il mondo, di guardare gli altri, di guardare noi stessi? L’essere costretti in casa fa sì che la quantità di input esterni che riceviamo sia considerevolmente diminuita rispetto al solito: che sia forse giunto il momento di iniziare a guardarci dentro?

Ogni tanto, guardando il panorama, mi capita di vedere oltre, di andare più in profondità rispetto ai colori e alle forme che vedo: penso al nucleo della terra, alle profondità calde e dense del pianeta, invisibili agli occhi, che ci permettono di essere in vita sulla sua crosta. Il mantello e il nucleo sono nascosti, eppure permettono la vita. Essi pulsano nelle profondità, come il nostro cuore: non si vede, potremmo addirittura non sapere che ci sia, o come sia fatto, eppure è grazie a lui che viviamo. La stessa cosa vale per i polmoni: silenziosi e nascosti svolgono con perseveranza il loro compito, portando ossigeno e vita alle nostre cellule. Sembrerebbe che le cose più importanti, quelle che ci danno vita, si celino nelle profondità, invisibili a uno sguardo che si fermi a ciò che è esteriore, a ciò che appare, a ciò che si vede subito.

In questo tempo di silenzi, di solitudine, di porte chiuse, di dolore, lasciamo che il nostro sguardo si trasformi. Iniziamo a guardare in profondità, a guardare oltre, a guardarci dentro. Potremmo scoprire una presenza, un amore, che forse spesso cerchiamo fuori, nelle cose, nel mondo esterno, nelle creature, e che invece abita già dentro di noi, nelle nostre profondità, nel nostro nucleo, nel nostro cuore.

Guglielmo Scocco, novizio del primo anno

Il buon samaritano

30 Giu 2022

Spingo frettolosamente il carrello con 100 lenzuola impermeabili (2 confezioni da 50), 4
federe (sì, è tutto quello che è arrivato questa volta), un sacchetto di tubetti di dentifricio e
altri due cartoni di materiale da cucina. Mi affretto lungo il corridoio, dato che qui, durante il
periodo di esperimento in ospedale, continuo a ricevere compiti diversi, che – dopo il silenzio
della casa del noviziato – sussurrano piacevolmente: “sei utile!”
Mentre corro, all’improvviso qualcuno chiama da una delle stanze:
– Benny!
– Ma ho un lavoro importante da fare! – mi dico – ho da fare, ho le 100 lenzuole
impermeabili (quelle confezioni da 50), 4 federe (quelle che sono arrivate), il sacchetto di
tubetti di dentifricio e…
– Benny! – Stessa voce, che cela una storia di vita di 90 anni: fatta di tempeste e sole.
– Benny!
– Non ho tempo ora! – dico sempre a me stesso, ma sento il mio cuore affondare: Perché
chi ha tempo se non io? Io, che ho lasciato “la mia casa, il mio paese, i miei fratelli, i miei
genitori”?
Bene, io fermo il carrello, con le 100 lenzuole impermeabili e tutte le altre cosette che mi
porto dietro. Ho tirato i freni. Entro nella stanza. Mi accovaccio, inizio ad ascoltare quella
voce tremante, che è difficile da capire, ma racchiude 90 anni di vita: i genitori e il villaggio, il
rifugio e le bombe, il marito e il lavoro, i desideri e le mancanze, le ferite e i fallimenti. Tutto.
E la gioia di avere finalmente qualcuno che ascolta.
(cfr Lc 10,30-35; Lc 18,29)

Benedek Rácz

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