In questo periodo, come sta cambiando il nostro modo di guardare il mondo, di guardare gli altri, di guardare noi stessi? L’essere costretti in casa fa sì che la quantità di input esterni che riceviamo sia considerevolmente diminuita rispetto al solito: che sia forse giunto il momento di iniziare a guardarci dentro?
Ogni tanto, guardando il panorama, mi capita di vedere oltre, di andare più in profondità rispetto ai colori e alle forme che vedo: penso al nucleo della terra, alle profondità calde e dense del pianeta, invisibili agli occhi, che ci permettono di essere in vita sulla sua crosta. Il mantello e il nucleo sono nascosti, eppure permettono la vita. Essi pulsano nelle profondità, come il nostro cuore: non si vede, potremmo addirittura non sapere che ci sia, o come sia fatto, eppure è grazie a lui che viviamo. La stessa cosa vale per i polmoni: silenziosi e nascosti svolgono con perseveranza il loro compito, portando ossigeno e vita alle nostre cellule. Sembrerebbe che le cose più importanti, quelle che ci danno vita, si celino nelle profondità, invisibili a uno sguardo che si fermi a ciò che è esteriore, a ciò che appare, a ciò che si vede subito.
In questo tempo di silenzi, di solitudine, di porte chiuse, di dolore, lasciamo che il nostro sguardo si trasformi. Iniziamo a guardare in profondità, a guardare oltre, a guardarci dentro. Potremmo scoprire una presenza, un amore, che forse spesso cerchiamo fuori, nelle cose, nel mondo esterno, nelle creature, e che invece abita già dentro di noi, nelle nostre profondità, nel nostro nucleo, nel nostro cuore.
Guglielmo Scocco, novizio del primo anno