ESSERE UNA COZZA / FARE LA COZZA
Non è un articolo per ragazze adolescenti in crisi, ma un piccolo racconto. Un pomeriggio d’estate abbiamo fatto una breve uscita al mare per rinfrescarci un poco e la scelta cadde su una piccola scogliera di levante a pochi chilometri dal noviziato.
L’acqua azzurra e chiara, i pesciolini, pochi bagnanti, gli scogli e io abbarbicato su uno di questi, come una cozza. Ogni tanto anche facendo qualche grido per sostenermi contro le “possenti” onde che arrivavano. Uno spettacolo per pochi eletti!
Lo ammetto: non sono un animale acquatico e ho un rapporto turbolento con il mare. Dopo un paio di risate ci siamo poi tuffati e, fatta qualche bracciata, abbiamo fatto un giro sugli scogli sommersi poco lontani dalla riva. Nel tragitto abbiamo anche potuto ammirare pesci variopinti, ricci di mare e le diverse sfumature di blu.
Un po’ di spettacolo, certo, ma molto più è stare con i miei compagni come sono, con questa mia piccola debolezza, la libertà di mostrare anche di essere vulnerabili e fragili e non solo in questo momento di autoironia. La vita in comune e il mettersi in gioco nelle relazioni porta sia a riconoscere e accogliere le asperità e vuoti altrui, sia a riconoscere i propri, non per indossare maschere ma per un cammino di verità e di libertà. Non si dona che sé stessi.
E come il Signore mi ha dato il desiderio e la fiducia per spostarmi in acqua di atollo in atollo, sono sicuro mi darà la forza di donarmi completamente. Lato “delfino” e lato “cozza”, perché sono, e mi vuole, intero.
Ecco che sabato 15 pomeriggio farò i voti insieme ai miei quattro compagni Cornel, Janez, Piero e Andrei, confidando in una roccia meno viscida e per un mare più vasto.
Giacomo Andreetta