Provate ad immaginare di entrare in una nuova famiglia, diversa dalla vostra, in un’altra casa, con altri orari, in una città da scoprire. Senza i vostri genitori. Senza le solite facce. Senza il vostro solito pc e la televisione. Senza il nostro fedele compagno cellulare. Immaginate perfino di non conoscere le persone che incontrerete. Ma soprattutto immaginate di entrare lì dentro dopo essere stati spinti da un grandissimo desiderio di fare quella vita!
Ci siamo sentiti più o meno così noi sei nuovi novizi appena entrati nel noviziato di Genova. Decisamente spaesati, all’inizio, dai volti nuovi e forse anche dal grande tempo che ci veniva concesso. Infatti le due settimane appena passate sono state per noi un tempo di “probazione”, per ambientarci, fermarci, ascoltarci. Ce n’erano di novità da considerare. Molto spesso si crede che il tempo per “ascoltarci” sia inutile o speso male. Si vivono tante cose durante la giornata ma scivolano via, due chiacchere, un po’ di lavoro ed hai finito la giornata.
In queste due settimane l’invito invece era: “tranquillo, ascoltati!” Certo, non era facile star tranquillo. Non vi nascondo che la sveglia alle 6:30 ogni giorno mi aveva un po’ preoccupato. Per non parlare della confusione che abbiamo fatto con i primi Vespri tutti insieme, non sapevamo usare il breviario. Il Signore però, ovviamente in famiglia c’è anche Lui, ci da il nostro tempo. Non pretende che capiamo tutto subito, come nello sprint all’inizio di una corsa. Lentamente siamo entrati nei ritmi della casa del Noviziato, un po’ di pulizie, l’uscita con novizi del secondo anno al Forte Diamante, la nostra imbarazzante partita di pallavolo. Fra un caffè e una partita a Trivial pursuit cresce l’idea di non essere finiti poi troppo male.
Leggere col Padre Maestro la Formula della Compagnia nella quale chiediamo di entrare ci aiuta a capire, a ricordare per Chi siamo entrati. Ignazio chiede molto ai membri della Compagnia, ma di certo non di diventare superuomini. Ci insegna che per scendere in profondità ci vuole tempo, un po’ di più che per leggere un messaggio di WhatsApp.
Arriva poi il tempo di ritiro per rileggere queste due settimane, ricche di una nuova vita. Anche nel ritiro il Signore mi sembra che ci abbia ricordato che ci vuole del tempo per conoscerci e per conoscerlo, o almeno iniziare. E così eccoci qui, grati per essere stati accolti, fiduciosi per iniziare il percorso. In fondo c’è sempre Fr. Sergio che con la sua sapienza contadina ci riporta sempre con i piedi per terra.