Questa è la domanda che spesso mi hanno posto quando hanno appreso della mia scelta vocazionale. Ma chi è il fratello gesuita? Questo quesito se l’è posto anche la Compagnia di Gesù che nella Congregazioni Generali 34a (CG l’organismo al vertice della struttura organizzativa della Compagnia di Gesù) ha provato a ‘ridisegnarne i tratti’. Molto bella l’identità del fratello gesuita che si legge nei suoi decreti [2]: ‘Il Fratello gesuita è un uomo che ha accettato la chiamata del Padre ad essere un “compagno di Gesù”. Con i voti, egli consacra liberamente la sua vita per aiutare la comune missione del corpo della Compagnia, che è apostolico, religioso e sacerdotale.’ Padre Kovlvenbach S.J. già un anno prima della 34° CG diceva: ‘In qualche modo, il religioso Fratello incarna la vita religiosa nella sua essenza e, per questo, è capace di manifestare tale vita con particolare chiarezza’.
I Fratelli, quindi condividono l’unica missione della Compagnia e vi contribuiscono per la personale chiamata ricevuta, ‘contribuendo ad ogni genere di lavoro, materiale e tecnico al servizio dell’apostolato e dell’intero corpo della Compagnia, ma anche nella proclamazione esplicita di Gesù, nell’aiuto e nel colloquio spirituale, negli Esercizi Spirituali, nella catechesi e nell’insegnamento’ [CG 34a 207].
Chiarito ciò, torniamo alla mia scelta. In effetti, a ben pensarci l’unico fratello gesuita che io mi ricordi, è il fratello portinaio di Villa San Saverio da me frequentata nella mia giovinezza. Quando compresi la mia vocazione alla vita religiosa tutto potevo pensare di desiderare ma non di diventare fratello gesuita. Perché pensavo in cuor mio di voler servire il Signore, ma no come portinaio! Poi ho compreso che non ha importanza quello che si fa ma per Chi si fa! Scoprendo che anche facendo il portinaio, si può servire il Signore. In questo mi sono di esempio San Alfonso Rodriguez e il Beato Francesco Gàrate entrambi Fratelli Gesuiti (per altro portinai). A fratello Gàrate una volta chiesero come facesse tante cose ed essere nello stesso tempo così calmo, senza mai perdere la pazienza. Lui rispose: ‘Padre faccio buonamente ciò che posso, il resto lo fa il Signore che può tutto. Con il suo aiuto tutto è leggero e soave, perché serviamo un Padrone buono’.
Anche se ormai il ruolo del fratello è cambiato e non è solo ‘operativo’ ma di grande apporto all’opera della Compagnia come detto sopra (vedi anche il video https://www.youtube.com/watch?v=0Cap7iH3eEQ) spero di vivere la mia vocazione religiosa come il beato Francesco con la certezza che il Signore mi starà sempre accanto e sarà Lui a ‘fare’ ciò che io non saprò ‘fare’.
Alessandro Di Mauro